Nell’ottobre 2013 proponevo all’Amministrazione cittadina di promuovere il progetto “Varese città della musica”, partendo dal volano di EXPO ma nell’ottica di costruire una realtà culturale duratura, che sarebbe potuta divenire identitaria e caratterizzante del nostro territorio.
Scrivevo infatti in una mozione sul tema che “..In città esistono molte realtà altamente qualificate che fanno dell’arte della musica uno dei fiori all’occhiello che Varese ha saputo e sa esprimere. Alcune di queste riguardano nello specifico la musica come veicolo per i giovani di formazione ed educazione alla bellezza, nonché alla partecipazione attiva alla vita delle nostre comunità. Nella città di Varese sono presenti infatti qualificate fondazioni, scuole ed accademie musicali anche di grande tradizione, un istituto superiore di Liceo Musicale, una orchestra giovanile che raccoglie gli studenti delle scuole primarie, medie e superiori ed altri progetti di educazione alla musica in istituti di diverso ordine e grado”.
Sulla base di ciò, a partire dalla ricchezza di formatori e professionisti del settore altamente qualificati presenti in città e riferendomi altresì alla preziosissima risorsa di entusiasti e appassionati giovani musicisti, era assolutamente naturale e spontaneo pensare ad un progetto artistico di ampio respiro che coinvolgesse tutte le realtà di formazione musicale e che avesse come interlocutori principali i giovani.
Immaginiamoci una Varese dove sia possibile, nella quotidianità delle strade, delle piazze o dei luoghi del centro e dei rioni, organizzare concerti di giovani musicisti, di ensemble, di formazioni strumentali o corali. Proviamo a sognare una città dove la tradizione della musica sinfonica, lirica, del jazz, del pop, del rock, del folk invada con la propria bellezza la normalità del vivere, avvicinandosi alla gente.
Ma la proposta fu bocciata dalla maggioranza, con la motivazione che i giovani per EXPO erano già coinvolti in altro modo e che le attività musicali in città già esistono.
Nel giugno dello scorso anno, proponevo un’altra possibile forma di coinvolgimento degli studenti delle scuole in città. In particolare mi riferivo sia alla normativa vigente, sia alle finalità del sistema di istruzione e formazione del nostro Paese, che considera basilare per i giovani studenti il consolidamento di competenze di cittadinanza attiva e di partecipazione sociale alle dinamiche dei singoli territori di appartenenza. Chiedevo perciò che il Comune di Varese si facesse parte attiva nel proporre stabilmente alle istituzioni scolastiche presenti in città – ed eventualmente a quelle della provincia che fossero interessate – collaborazioni di volontariato per il periodo estivo, impegnando gli studenti del quinquennio di studi superiori in iniziative a carattere culturale, sociale, educativo, di pubblica utilità, regolamentandole con apposite convenzioni. Ciò avrebbe significato ad esempio intessere un sistema di relazioni tra l’Amministrazione comunale e le diverse agenzie formative che operano nel periodo estivo a favore dei bambini e dei giovani (oratori, campi scuola, attività associative), gli enti e le associazioni di carattere sociale e socioassistenziale. L’idea non venne accolta.
E, ancor prima, avevo proposto di favorire la visita ai musei cittadini per le persone anziane, i bambini ed i giovani, ipotizzando che fosse possibile un giorno alla settimana usufruire di convenzioni a bassissimo costo che permettessero di abbinare ingresso ai musei cittadini e utilizzo dei mezzi pubblici, includendo la funicolare. Anche in questo caso l’intento era quello di promuovere la cultura del mezzo di trasporto pubblico da un lato e l’interesse e la conoscenza del nostro patrimonio museale dall’altro. Attorno a ciò ci sarebbe potuto costruire un circuito interessante tra scuole, famiglie e territorio. Ma anche questa proposta è stata destinata a cadere nel vuoto.
A supporto di tali iniziative invitavo inoltre l’Amministrazione al potenziamento e alla valorizzazione della grande risorsa culturale rappresentata dagli studenti e dai docenti delle scuole del territorio e dell’Università, dalla Cittadella delle Scienze, nonché dalle tante professionalità di competenti ed esperti nei settori dell’arte, della cultura, dell’ambiente, della scienza, della storia. Non tanto ipotizzando occasionali momenti di relazione, mirati alla effettuazione di singoli eventi, bensì pensando in forma proattiva quale ricchezza avrebbe rappresentato una Amministrazione promotrice di sistemi integrati e costruttivi in direzione di un rapporto sempre più ravvicinato tra Comune e cittadini, in modo particolare le giovani generazioni.
Varese avrebbe potuto essere rivitalizzata nei legami tra centro e periferie, tra generazioni diverse, tra la poliedrica realtà delle associazioni, tra le istituzioni, tra le culture. E costruire così un tessuto connettivo vivace dentro il quale consolidare il senso di appartenenza e la gioia, il gusto del vivere la città.
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