Cose piccole. Piccolo 1. Il Papa decide di pagare il viaggio agl’indigenti che vogliono partecipare all’ostensione della Sindone, a Torino. Due pullman questa settimana dal Vaticano al capoluogo ex sabaudo, altri verranno nei prossimi giorni. Poi a Torino, il 21 giugno, si presenterà Francesco. Prima i poveri, dopo lui. Come se fossero la sua avanguardia, i suoi corazzieri, il suo annunzio.
Francesco ci ha abituato alla grandezza del piccolo. Per esempio: fa distribuire pasti caldi ai senzatetto di piazzale Clodio; ha dato ordine d’allestire un servizio di docce e barberia sotto il colonnato di San Pietro; s’è preoccupato d’organizzare una visita alla Cappella Sistina per i non abbienti, con seguito di cena nei musei vaticani; ha riservato ai più sfortunati i posti di prima fila a un recente concerto, invitando gentilmente le autorità a indietreggiare. Eccetera. Dice il vescovo elemosiniere Krajewski: “Dobbiamo nutrire chi è in difficoltà non soltanto con il pane, ma anche offrire occasioni per godere della bellezza, come è stato nel caso della visita alla Sistina, o per vivere come tanti altri pellegrini momenti importanti, tipo l’ostensione della Sindone”.
La bellezza, appunto. Patrimonio di tutti, spiritualità da far conoscere e apprezzare, grammatica e linguaggio affatto che esclusivi. E soprattutto: antidoto a brutture e brutalità morali. Bisognerebbe imparare ad declinarla, ogni giorno e ovunque, nelle sue tante proposte, sfaccettature, occasioni.
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Piccolo 2. Traslochiamo nella politica. La grandeur di Renzi, le minuscole trascuratezze che la incrinano. Elezioni regionali, il rottamatore non rottama – come dovrebbe, secondo il principio che ispira la sua azione – il candidato alla Regione Campania De Luca. Il quale vince, ma decade: lo impone la legge Severino, essendovi sul suo conto un vecchia e sia pure trascurabile pendenza per abuso d’ufficio. Si avvia il meccanismo dei ricorsi, De Luca non mollerà la presa. Ma temporaneamente deve uscire di scena, non può nominare né un vice né la giunta, ogni sua mossa dev’essere annullata, come da normativa, proprio dal presidente del Consiglio. A meno che egli non decida d’intervenire con un decreto, ciò che farebbe legittimamente infuriare le opposizioni. Renzi non mosse un dito per salvare Berlusconi, ora muoverebbe il governo per salvare De Luca. Gli viene suggerito di aspettare la sentenza della Corte costituzionale sulla “Severino”, chiamata a valutare (appunto) il caso Berlusconi. Se desse ragione all’ex Cavaliere, la darebbe anche a De Luca. Verrebbero reintegrati entrambi: Berlusconi al Senato, De Luca a presidente della Campania. Ma che vittoria istituzionale sarebbe una simile sconfitta politica?
È sorprendente l’ingenuità di chi pensa d’essere un maestro di scaltrezza. O s’illude d’aver creato una creatura politica perfetta. O crede che basti pescare con l’amo, invece che con la rete intessuta da molti. Qualcuno abbocca, tutti no.
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Piccolo 3. Eccoci al calcio. È finita l’era di Sepp Joseph Blatter alla guida della Fifa, la federazione mondiale che governa il football. Forse il cerchio degli scandali si va chiudendo pericolosamente, forse sta per emergere qualcosa di peggio di ciò ch’è già affiorato, forse era meglio lasciare tutto in fretta prima di non poterlo più fare. Quando una palla di neve (a proposito di palla) diventa una slavina, vi si può rimanere sommersi.
Blatter ha evitato la possibile sepoltura politica, istituzionale, magari anche giudiziaria. Non c’è stato, come ventilano i russi che vedono a rischio il mondiale 2018 o gli arabi che non sono più sicuri della tornata 2022 in Quatar, alcun grande complotto. Solo piccoli protagonisti di semplici episodi. Un agente federale dell’Fbi animato dal senso del dovere; un magistrato provvisto di forza morale; un pentito che ha deciso di raccontare come funzionava il sistema delle tangenti; un gruppo di reporter e blogger americani che da anni indagano con cocciuta professionalità. Ciascuno ha fatto la sua parte: con naturalezza, disciplina, umiltà.
Non è sempre vero quel che sostiene Woody Allen: “Il mondo si divide tra buoni e cattivi, i buoni dormono meglio, ma i cattivi da svegli si divertono di più”. Qualche volta il divertimento finisce. E la turba degli sciocchi – quella che, secondo Galileo, non sa nulla ed è convinta di saper tutto – viene finalmente turbata dalla sua sciocchezza. Dalle sue sciocchezze.
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