Chiamate spesso l’altra metà del cielo. È solo l’altra metà o molto di più? Non è facile dare un giudizio. Le statistiche dicono che sono più numerose dei maschi.
Parecchi anni fa vidi un documentario realizzato da varesini, noti esploratori, archeologi e studiosi del deserto, in cui si mostravano le difficoltà vissute e superate da una donna che partoriva in una capanna, nel deserto appunto. Successivamente nacque tra i presenti un colloquio approfondito ed uno degli autori sottolineò che la donna africana si sente e vuol essere feconda come la sua terra, quindi vuol essere madre.
Sempre qualche anno fa a Pechino, in un incontro mondiale delle donne organizzato dall’ONU, la maggioranza proveniente dal Terzo mondo criticò l’atteggiamento delle donne occidentali perché non ne condivideva l’essere troppo inclini a copiare la concezione di vita degli uomini, a scapito dei doni innati nella femminilità. Abbandonare questi contenuti può essere una grave perdita della società.
Fu sottolineata l’importanza di non imporre modelli culturali ed abitudini di vita occidentali, ma rispettare le originalità femminili delle varie culture ed etnie, lasciando a loro donne, con i dovuti tempi necessari, la realizzazione del cammino di ricerca per giungere ad un modello di vita nuovo, senza abolire le qualità positive presenti in tutte le culture nelle loro infinite varietà.
In parole povere: la verità assoluta non è caratteristica della nostra umanità, è solo dei fondamentalismi.
Gli occhi delle donne vedono la vita e la realtà in un modo diverso da quello maschile, il cui operato crea i risultati che constatiamo nella realtà che stiamo vivendo, intrisa da molta infelicità per tanti ed apparente benessere per pochi.
La mancanza della impronta femminile in tante discipline crea squilibri con riduzione di collaborazione e prevalenza di eccessiva competitività nello studio e nell’approfondimento delle stesse discipline, con possibilità di risultati negativi che purtroppo constatiamo non solo nell’attualità ma anche nel corso della storia. Nelle scienze, nell’arte, nell’economia, nella religione stessa quali risultati diversi ci sarebbero stati se le donne avessero potuto dare il loro apporto in misura maggiore?
La violenza dei maschi per millenni ha mortificato la donna, ma se molte società ancor oggi si reggono è per l’immenso spirito di sacrificio delle donne. D’altro canto però si deve constatare purtroppo che la donna sa seguire molto bene le orme dei maschi e lo si vede nella malavita organizzata, come nella conduzione di imprese, nel commercio ed anche nella politica. In poche parole: anche le donne sanno essere perfide. Ma dov’è il pensiero originale della donna? Dov’è quell’impronta in più che sa mettere nella famiglia, nella vita quotidiana, nell’accudire i figli, nell’amare il mondo in cui vive, senza usare la violenza, la sopraffazione ma solo l’amore? Perché resta relegata nell’ambito ristretto del quotidiano e non vola più in alto?
La valorizzazione del lato femminile nella nostra società non vuol essere un sostegno al matriarcato, o peggio alla ginecocrazia. È invece la necessità di più femminilità nella vita di tutti i giorni. Recenti esperienze nel così detto Terzo mondo hanno evidenziato la capacità delle donne, mediante l’utilizzo del microcredito, di migliorare le condizioni di vita di quelle regioni, mentre l’operazione è malamente fallita con i maschi.
La donna è perno della famiglia, che è fondamento della società e necessità assoluta per poter superare la debolezza protratta, anche per parecchi anni, dei “cuccioli” umani. Questo non va dimenticato e non può essere accantonato. Nel secolo scorso in alcuni stati si cercò di creare una società fondata su modello diverso che escludeva la famiglia, ma i risultati furono molto più che negativi, per cui appare evidente la valorizzazione della donna, ma anche necessaria una modifica dei comportamenti maschili.
Una piccola osservazione: in molte nostre chiese è frequentissima l’immagine della Madonna Addolorata che piange il figlio ucciso dalla violenza perversa degli uomini. È questo il sogno dell’umanità?
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