Quand’era segretario di Paolo VI, a Roma, monsignor Pasquale Macchi teneva le fila di un gruppo d’artisti che avevano l’abitudine di ritrovarsi a pranzo per la festa di San Martino. Ne facevano parte Angelo Biancini, Aldo Carpi, Luigi Filocamo, Trento Longaretti, Silvio Consadori e tanti altri che ruotavano intorno al Vaticano. Al termine delle riunioni conviviali, l’astuto don Pasquale distribuiva carta e matite e faceva disegnare gli artisti, poi ritirava i lavori e li sottoponeva al giudizio di papa Montini e non di rado i migliori finivano nella collezione d’arte contemporanea vaticana.
Degli sfiziosi menu che caratterizzavano quelle periodiche abbuffate è rimasta traccia nella fitta corrispondenza – oltre cento lettere – che uno di quegli artisti, Angelo Biancini, grande amico di monsignor Macchi, scambiò con Dandolo Bellini, direttore del museo d’arte contemporanea di Villa Clerici a Milano tra il 1953 e il 1977. Il museo custodisce quaranta opere di Biancini tra cui un Cenacolo, un’Annunciazione in maiolica policroma di tre metri del 1972, i Quattro Evangelisti e Sant’Antonio Abate con il maialino, un’opera prediletta dai bambini.
Di Biancini (1911-1988), uno degli esponenti più interessanti della scultura e dell’arte ceramica del Novecento, è anche la Madonna in trono con il Bambino entrata a far parte nei giorni scorsi del patrimonio del museo Baroffio e presentata al pubblico con una bella cerimonia. “L’opera – spiega la conservatrice Laura Marazzi – è stata donata alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte da Irene Affede Di Paola in memoria del marito Antonio, stimato tributarista, uomo intelligente e colto, amico del museo. È una ceramica maiolicata del 1980, di cui è noto un altro esemplare, diverso per cromia, custodito nel convento del santuario di San Matteo sul Gargano”.
La Madonna indossa una veste decorata e un’alta corona e presenta ai fedeli il Bambino, anch’egli coronato. Una buona parte del rilievo è occupata da scene che raccontano una trama suggestiva e non facilmente decifrabile: l’artista riprese spesso modelli iconografici e compositivi medievali e nel gesto della Vergine si coglie l’eco dell’iconografia bizantina. Dalla metà degli anni Cinquanta la Madonna in trono con il Bambino è stata rappresentata da Biancini con numerose varianti, dimensioni, colori, per esempio nel rilievo sulla facciata della chiesa di San Luca Evangelista a Roma.
“Nelle scene – aggiunge la Marazzi – si colgono suggestioni tratte dai mosaici di Ravenna, capoluogo della provincia in cui l’artista nacque e visse, tra il paese natale Castelbolognese e la città di Faenza, in cui insegnò per molti anni all’Istituto d’Arte per la Ceramica. C’è corrispondenza tra i gesti delle figure colte di profilo, modellate in modo sintetico nella ceramica, e i personaggi che in Sant’Apollinare Nuovo popolano le Scene di Cristo, datate tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, in particolare l’Ultima Cena con la fila serrata delle teste degli apostoli e l’Incontro tra Cristo e la Samaritana che solleva il secchio da un pozzo”.
Con la donatrice, sono intervenuti alla cerimonia l’arciprete Erminio Villa, il direttore di Villa Cagnola monsignor Eros Monti e Alice Tonetti, conservatrice della galleria d’arte sacra contemporanea di Villa Clerici a Milano, nel quartiere di Niguarda, a suo tempo visitata da Montini e Macchi. Spiega la Tonetti: “Grazie alla stima di cui godeva, il direttore di Villa Clerici, Dandolo Bellini, fu chiamato a Roma per dirigere la collezione d’arte sacra contemporanea del Vaticano”.
Biancini amava la creta e le opere in ceramica e terracotta. Lavorò con la Società Ceramica Italiana di Laveno e con l’Istituto d’arte ceramica di Faenza. Conclude la Marazzi: “La Madonna in trono con il Bambino s’inserisce perfettamente nella sala del museo Baroffio dedicata all’arte sacra contemporanea di tema mariano, dove sono già esposte due opere di Biancini donate a suo tempo da monsignor Pasquale Macchi: una grande Madonna con il Bambino, altorilievo del 1984 in ceramica maiolicata e un bronzo di piccolo formato dal titolo Mater Divinae Gratiae”. Con gli altri capolavori di Bodini, Longaretti e Manfrini, il nuovo arrivato merita senz’altro una visita.
You must be logged in to post a comment Login