Avendo avuto l’occasione di trascorrere qualche giorno a Torino per partecipare ad un congresso medico non mi sono lasciato sfuggire l’opportunità di andare a venerare la Sindone; mi ero prenotato per il lunedì mattina dalle 7.45 alle 8, per poter concludere il tutto prima dell’inizio dei lavori congressuali, e avevo anche deciso di partecipare, prima della visita al sacro telo, alla Santa Messa, che si celebra nel duomo di Torino con inizio alle 7.
L’anziano tassista che mi stava portando dalla stazione di Porta Nuova a destinazione, si era lanciato nell’apprezzamento di una generica religiosità, perché diceva “al di là dei diversi nomi che gli si possono attribuire, Dio è sempre lo stesso, per cristiani, buddisti e mussulmani”. Io avevo osservato che è vero che Dio è uno solo per tutti, ma che lo specifico del cristianesimo consiste nell’annuncio che proprio quell’unico Dio è diventato un uomo, così come la Sindone testimonia, al che, quasi sollevato, anche il tassista concludeva che sì, la nostra religione in effetti è un’altra cosa…
Entrato in duomo per la Messa mi sono trovato di fronte alla bella sorpresa: dietro l’altare campeggiava, illuminata, la Sindone.
Celebrare la messa al cospetto della sindone è stata una esperienza unica: quell’uomo che mi parlava nel Vangelo e che mi prometteva il dono dello Spirito e la sua gioia (“perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”) era lo stesso, di cui erano rimaste indelebilmente impresse su quel telo le impronte della morte in croce; il sacrifico eucaristico che si rinnovava sull’altare era quello stesso sacrifico di cui la sindone costituiva un segno misteriosamente sfuggito alle insidie dei secoli.
Molto opportunamente il celebrante nella sua breve omelia, commentando un passo degli Atti degli Apostoli nel quale Luca improvvisamente passa da una narrazione in terza persona ad una in prima persona plurale (“salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e da qui a Filippi”), ha osservato che lo Spirito Santo si rende presente nel mondo attraverso l’esperienza quotidiana di persone che diventano così suoi testimoni. Guardandomi intorno e abbracciando con lo sguardo gli altri fedeli presenti, molti dei quali giovani, mi è risultato evidente che la Sindone è il segno di un uomo risorto, che continua ad essere presente nella storia, attraverso la vita dei credenti.
Ora, mi sono detto, si tratta di non perderlo di vista e di avere la sua presenza nello sguardo, per poter vedere tutto in modo nuovo e fare l’esperienza di quella gioia, che solo Lui può dare.
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