La Martinella ha suonato per Luigi Zanzi: un omaggio sentito, sincero a un cittadino esemplare per cultura e impegno civico, al rappresentante di una famiglia che nel tempo ha svolto un ruolo di primo piano a favore della comunità.
Luigi a Palazzo Estense è stato assessore, suo padre, storico notaio della città, fu invece consigliere avviando in particolare una benemerita attività dai posteri ricordata intitolandogli il parco comunale della Schiranna.
Il vulcanico e caro Luigi jr ha collezionato bilanci eccellenti in campo culturale e politico che lo videro europeista della prima ora strettamente legato ad Altiero Spinelli, padre nobile in Italia di una Europa della civiltà e non degli egoismi, quella cioè che ci ritroviamo oggi.
Luigi Zanzi ha combattuto una infinità di buone battaglie collezionando anche grandi sconfitte: come varesino prima ancora che come amico oggi lo voglio salutare e ringraziare ricordando una di queste sconfitte, arrivata dopo una dura lotta che egli combatté per una città, Varese, che lo lasciò solo sulle barricate.
Nella vicenda venni marginalmente coinvolto anch’io. Se i miei giovani colleghi della “Prealpina “ mi attribuivano diplomazie cardinalizie per evitare che qualsiasi rapporto si surriscaldasse, quando la situazione lo richiedeva le mezze verità condite dall’ipocrisia mi sollecitavano alla franchezza anche antipatica.
Accadde che Renato Guttuso, neocittadino onorario di Varese, fosse ospite d’onore del Rotary dove ricevette un’accoglienza strepitosa. Il sindaco Gibilisco e l’assessore Speroni ricordarono che la Varese ufficiale, Palazzo Estense compreso, lo aveva sempre snobbato: grandi assensi alle parole del sindaco anche da parte di personaggi che in più occasioni al mio giornale avevano fatto pressioni perché si evitasse addirittura di nominare il pittore!! E io ricordai brevemente ai presenti spiegando il motivo del corale negativo atteggiamento verso l’artista: era un comunista.
Non so se il maestro abbia pensato di avere trovato un improbabile “compagno” nel Rotary o se Ugo Bramati suo e mio caro amico, gli abbia detto che non ero un ribelle ma un bravo fioeu e basta, sta di fatto che Renato Guttuso il giorno dopo, di buon mattino, mi telefonò a casa e mi arruolò nella Fondazione, a lui e alla moglie Mimise intitolata e per la quale egli aveva messo a disposizione come sede prestigiosa lo studio di Velate.
In bolletta dura rispetto a presenze inimmaginabili, con un cultura artistica da vecchio liceale che aveva dedicato attenzione, chissà perché, solo ai macchiaioli, fui sempre più silenzioso di un trappista. E anche come cronista fui subito avaro di commenti dopo aver constatato che si profilava già, e sarebbe durata a lungo, una dura contrapposizione legale tra gli eredi del pittore. Avviati invece a una grande fuga ingiustificabile furono subito Palazzo Estense, che denunciava il suo consueto disastro finanziario, e pure coloro che nell’ambito della fondazione potevano realizzare progetti di donazioni di opere di Guttuso.
Di fatto la Fondazione affondò, ma diede parecchi segni di vita segni prima di sparire solo grazie a Luigi Zanzi che intrecciò formidabili duelli legali con parenti del grande pittore sempre nel tentativo di far rispettare i suoi desideri, cioè di realizzare a Velate un polo culturale di attrazione internazionale. Riunioni, relazioni, confronti accesi, viaggi a Roma, una quantità enorme di tempo e lavoro dedicati sostanzialmente alla nostra città.
Questa battaglia di Luigi Zanzi, questa sua dedizione alla causa della cultura, al rispetto dell’impegno preso con Renato Guttuso non le ho mai dimenticate, anzi le ho sempre presenti come esempio di servizio alla comunità. La condivido con i lettori di RMFonline nei giorni del riconoscimento civico attribuito a Luigi dal Comune.
E auspico che la generosità di uno splendido figlio di Varese sia d’esempio ai giovani politici di Palazzo Estense e ai giovani cittadini che ogni giorno e su diversi fronti offrono il loro impegno alla comunità.
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