Alla fine degli anni Ottanta una indagine della Ussl aveva dimostrato l’elevato livello dell’inquinamento acustico presente nelle aule delle scuole del centro città di Varese. Anche in questo giornale s’è scritto della condizione deteriore degli immobili che ospitano le scuole varesine e della necessità che le istituzioni competenti vengano incontro alle necessità del corpo studentesco.
La Francia ha varato un provvedimento che dovrebbe farci riflettere: da quest’anno gli asili e le scuole materne hanno dovuto monitorare la qualità dell’aria a riscaldamenti accesi e spenti. Un simile provvedimento è stato preso dopo che un’indagine ha dimostrato come meno del 30% dei luoghi frequentati dai bambini, abbia un’aria accettabile. Pochi anni fa uno studio pubblicato sull’European Respiratory Journal aveva valutato le correlazioni tra livelli dell’inquinamento indoor nelle aule delle scuole di cinque diversi paesi europei (Italia, Francia, Svezia, Danimarca, Norvegia) e l’incidenza di sintomi respiratori, come tosse secca, rinite e respiro sibilante. Le scuole del nostro paese sono risultate essere quelle con il minor ricambio di aria e con i livelli più alti di inquinamento. Inoltre, gli studenti italiani accusavano frequentemente respiro sibilante (13,2%), tosse secca (47, 1%) rinite (35,4%).
Sono poi stati comunicati i dati di una ricerca effettuata da AMAT (Agenzia mobilità ambiente e territorio) del comune di Milano nelle scuole milanesi: oltre metà dei 1000 edifici scolastici cittadini si trova a meno di 75 m di distanza da strade di grande traffico. Il che significa che più di centomila ragazzi di Milano sono esposti anche a quello che gli esperti chiamano inquinamento di prossimità.
Allora, forse, l’idea dei francesi non è così stravagante. Anche su Internet si può leggere un articolo di Repubblica del febbraio di quest’anno che parla della ricerca denominata Sinphonie, finanziata dalla Unione europea, che ha monitorato in 114 scuole di 54 città di 23 nazioni europee la qualità dell’aria presente. Nelle scuole italiane ed europee non si respira una buona aria. Complici i doppi vetri, uniti all’assenza di ventilazione, aule densamente popolate, la vicinanza a strade trafficate e problemi di pulizia.
I bimbi di asili e elementari sono a contatto con micropolveri sottili (Pm 2.5), radon, ma anche con benzene, anidride carbonica e formaldeide. In Italia lo studio ha interessato sei istituti: due in Sicilia (Palermo), due in Toscana (Pisa) e due in Lombardia (Milano).
Lo studio ha rilevato che l’85% degli scolari europei è esposto a micropolveri sottili in concentrazioni superiori a 10 microgrammi per metro cubo, valore guida medio annuo raccomandato dall’Oms; la metà è esposto a quantità eccessive di radon e un quarto a troppo benzene, sempre facendo riferimento ai parametri Ue e Oms. A questo va aggiunto che oltre il 60% dei bambini, è esposto a valori elevati di formaldeide, senza contare una presenza significativa di anidride carbonica.
Respirare troppi inquinanti significa un maggiore rischio di soffrire di sintomi legati a malattie respiratorie e, di certo, non aiuta chi un problema lo ha già: l’8% degli scolari soffre di asma, il 9% di allergie nasali e il 17% di eczema. Il 3,6% dei bambini, poi, ha avuto un attacco di asma a scuola.
Secondo Piersante Sestini (la cui voce è riportata da Repubblica), docente di malattie respiratorie all’Università di Siena e fra gli autori della ricerca, “i problemi sono diversi a seconda dei Paesi, dell’età e tipologia degli edifici, della posizione della scuola e anche delle abitudini, ad esempio se i bimbi rimangono tutto il giorno nella stessa classe o se si spostano”.
“Da noi, come in Francia – spiega Sestini – il problema principale è quello della ventilazione: abbiamo privilegiato il risparmio energetico, creando degli ambienti stagni”, dove, quindi, gli inquinanti si accumulano, sia il benzene che arriva dalla strada sia la semplice anidride carbonica, la polvere o il gesso. “La scuola è uno degli ambienti a maggiore densità di persone. Va considerata a metà fra un carcere e un aereo di linea” continua Sestini che avverte: “Non deve essere controllato se la scuola disponga di ambienti in grado di provocare l’asma. Occorre, invece, controllare se la scuola sia attrezzata sufficientemente per poter ricevere un bimbo asmatico”.
Il risultato è che le scuole italiane non lo sono. A fare la differenza, oltre all’introduzione di un sistema di ventilazione, sarebbero la presenza di un infermiere scolastico (una figura presente nel Nord Europa), per l’assistenza sanitaria quotidiana, ma anche il controllo del servizio pulizie “che buona parte delle scuole in Italia non hanno, perché è gestito dal proprietario dell’edificio, in genere Comune o Provincia”.
Anche a seguito di ciò ho inviato una lettera, in qualità di presidente di Amici della terra Varese, al presidente della provincia di Varese, al sindaco del comune di Varese, al sindaco del comune di Gallarate, per sapere se volessero tener conto delle indagini rilevate nonché delle proposte avanzate (ventilazione, controllo del servizio pulizie e assistenza sanitaria quotidiana).
Segnalo, infine, come nel comune di Gallarate, secondo quanto riportato da un giornale locale, la presidente del Consiglio di Istituto della scuola Dante abbia fatto presente come vi siano edifici scolastici malati. La stessa ha anche chiesto all’ente deputato a ciò di provvedere alla loro sistemazione utilizzando i due milioni di euro stanziati per la realizzazione della biblioteca. Per permettere ciò, infatti, la presidente ha consigliato: “Prima di questa realizzazione vengono i bambini”.
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