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Sport

CONCORSI DI COLPA

ETTORE PAGANI - 30/04/2015

Violenza nel calcio. Ripetuta. Nelle modalità più brutali e talvolta delinquenziali con armi di ogni genere, feriti e qualche morto. Vergogna che si ripete e che non tende a diminuire con sedi più o meno frequentemente ripetute per l’esistenza, in loco, di un becerismo più rimarcato.

Giustamente si è condannata ma da troppo tempo con parole e pochi fatti. Quindi con assoluta radicazione che fa presumere che non sia poi stato esagerato quello che tempo addietro, da questa fonte, già si era detto, che cioè non esisteva, ormai, altro mezzo per estirparla se non le partite a porte chiuse. Se la cosa non sarà possibile difficilmente l’ordine potrà essere ristabilito con o senza forza pubblica che, per quanto impegnata, potrà solo vigilare e reprimere ma mai prevenire almeno gli eventi più gravi.

Fatti, dunque, esecrabili. Ci pare, però, ferma appunto, l’esecrazione, una distinzione si rende opportuna. Distinzione che non è stata mai fatta nell’ambito della, peraltro, giusta critica. Sembra, insomma, che non si sia fatta la benché minima valutazione di situazioni e che all’emergenza si sia arrivati anche per fatto di terzi in una sorta, insomma, di concorso di colpa. violenzaAltro è la buona dose di fischi a una squadra che pratichi un gioco penoso altro è, per la stessa ragione, saccheggiare uno stadio (vedasi Roma) o arrivare a feroci aggressioni (Torino).

Diversa invece appare la situazione di chi sia stato colpito nel proprio amore di tifoso da comportamenti che vanno al di là della critica alle prestazioni in campo ma che hanno subìto una sorta di provocazione dagli organi societari mai all’altezza della situazione con approdi personali pieni di punti interrogativi sulla capacità di gestione e – se si vuole – anche con relative incognite sulle ragioni di una scelta.

Varese e Parma, tanto per concretare, non hanno niente da spartire nelle cause degli incidenti con quelle di Roma o, se vogliamo, anche di Cagliari, dove lo scontento viene dall’insufficienza in campo oppure da Torino causato da solo ed esclusivo teppismo delinquenziale.

A Varese e a Parma si sono verificate, invece, situazioni di assoluta incapacità e inaffidabilità societaria che possono avere assunto le forme di una provocazione. Non certo tale da dare giustificazione a forme di teppismo ma sicuramente tale da dare luogo a una maggiore insofferenza nei tifosi.

Resta, insomma, da dire che all’insufficienza tecnica in campo si accompagnano talora situazioni di incapacità (definiamola così con ottimismo) gestionali quali determinanti di aggravamento delle reazioni. Il resto è nell’indole dei singoli perché se a Parma non si sono verificati gravi inconvenienti a opera di tifosi, a Varese (provocazione per provocazione), altrettanto, si sarebbe potuto fare.

Del resto se nulla di simile in fatto di teppismo è capitato all’epoca colantuoniana, a certi eccessi non si sarebbe dovuto arrivare anche attualmente.

Saranno cambiati i tempi. Resta il fatto, però – pur sempre senza giustificazione nei comportamenti di reazione – che una maggior “serietà” anche di chi regge le sorti di certe società proprio non guasterebbe. Altrimenti come non invocare un concorso di colpa?

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