Alla classe politica di casa nostra noi scribi abbiamo spesso imputato di non avere favorito con interventi diretti la soluzione di problemi e situazioni importanti per lo sviluppo della comunità. Ce ne sono stati, non è che si sia rimasti allo zero assoluto, ma con maggiore attenzione e impegno da parte degli eletti nelle istituzioni, oggi Varese e il suo territorio vivrebbero meglio la grande crisi.
Dal momento che qualche politico si è prodigato vale la pena di fare un viaggio nella memoria per abbozzare un archivio che sarà inevitabilmente lacunoso, ma che potrebbe raggiungere la sua reale dimensione con il contributo di chi più e meglio sa scavare il tunnel dei ricordi.
Riferendomi al nostro territorio come portata di ogni singolo intervento penso che il primato di una classifica momentanea degli obiettivi raggiunti per l’entità e l’utilità del suo operato possa essere assegnato a Giuseppe Adamoli. Fece assegnare a Varese i fondi per il nuovo ospedale. Fu tanto convincente con il suo lobbing all’interno della Dc regionale da convincere i comaschi che potevano aspettare il turno successivo. Il numero 1 a Milano era un comasco.
Per il raddoppio del raccordo dell’autostrada Maroni da ministro dell’Interno diede la spinta decisiva evidenziando l’urgenza dei lavori “per motivi di ordine pubblico“. Mica male. Umberto Bossi a tamburo battente per la sede universitaria del S. Ambrogio ottenne da Tremonti la grossa cifra necessaria.
In materia di sanità è stata forzaitaliota e ciellina l’iniziativa per un nuovo ospedale pediatrico, ma tra programmi e obiettivi raggiunti e da raggiungere c’è già oggi una bella differenza. È un gap a Varese ormai tradizionale anche per la minima forza rappresentativa dei varesini alla corte del loro imperatore Formigoni. E questo spiega perché sia finito sulle secche l’ospedale nuovo. Il Circolo infatti oggi è in difficoltà nella sostanza perché a medici e infermieri non vengono dati mezzi e uomini per svolgere sempre al meglio la loro attività e non si tengono inoltre in debito conto le reali necessità del territorio.
Si può dire allora che nella graduatoria dei “ritorni” alla nostra comunità oggi sia la Lega a tenere banco, questa volta rappresentata da Roberto Maroni come presidente della Regione. Maroni ha detto e fatto per la telenovela di piazza Repubblica, ha rotto i salvadanai di Palazzo Lombardia per aiutare il Centro Geofisico Prealpino e il Premio Chiara, ha affrontato la pesante situazione dell’ospedale con un biglietto da visita di 40 nuovi posti letto scuotendo i pigri e avari gestori della sanità regionale.
Dietro di lui un partito colpito dal Salvinishock,ma in questa sede oggi altro si segnala: per curiosità, per iniziare la stesura di un bilancio del “fatturato” di schieramenti e singoli candidati che in sede di campagna elettorale avevano, una volta di più, trombonato promesse che si sono ben guardati dal mantenere. Era scontato che fosse così, visti i personaggi, ma bisogna anche tenere conto della crisi, del cannibalismo del governo che per non affondare ha messo in difficoltà tante altre istituzioni.
Da noi non era scontato il silenzio dei compagni di viaggio della Lega davanti a situazioni delicate che hanno investito la città. Essi hanno lasciato uno spazio agli alleati di oggi che ne hanno approfittato. Guardando al presente e anche al futuro Maroni ha messo da parte un reale tesoretto.
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