Quanto costa l’inquinamento? È una domanda che si sente porre raramente ma che, invece, è molto concreta: quali sono i costi di un ricovero per una crisi asmatica o per un infarto? Quanti giorni di lavoro si perdono a causa delle malattie da smog? E, ancora, quanto costano al nostro sistema sanitario i farmaci che si deve osservare in più durante i giorni in cui l’aria si fa più irrespirabile? Sono domande crude, dice anche il Corriere della Sera, che prescindono da altre considerazioni su decessi, tumori e malattie varie, causate dai polverosi miasmi che respiriamo a pieni polmoni, quando si verifica un supero di soglia per le polveri sottili di 50 µg per metro cubo nelle 24 ore (picco) e che hanno risposte difficili ma quantificabili: milioni, milioni, miliardi di euro. Il problema non è solo lombardo o italiano, ma almeno europeo. L’aria mefitica asfissia e costa molto.
Se Parigi offre ai suoi cittadini i mezzi pubblici gratis nei giorni di in cui si verificano dei picchi, è certo per ridurre traffico ma, anche, per calcolo economico: il costo dell’operazione, compensa ampiamente quelli che sarebbero, invece, i costi socio-sanitari di ricoveri, farmaci assenze dal lavoro. Uno studio che è stato pubblicato l’anno scorso, ha preso in considerazione 25 diverse città europee e ha stimato in 31 miliardi di euro i risparmi in salute che deriverebbero dal rispetto dei limiti citati dell’organizzazione mondiale della sanità sulle polveri sottili. Non proprio spiccioli. Anche studi approfonditi sulla città di Roma confermano l’importanza economica del problema.
Nella nostra città a nessun amministratore è balzato per la testa di concedere la gratuità dei mezzi pubblici nei giorni in cui si è verificato il supero della soglia ammissibile di polveri sottili come anche di porre dei limiti alla circolazione. Si direbbe che la compagnia che si occupa degli autobus urbani non se lo potrebbe permettere. Questa obiezione sarebbe corretta e concreta, ma così facendo si dimostrerebbe di ragionare a compartimenti stagni. Bisogna guardare in alto. L’azienda che si occupa del trasporto pubblico locale risponde del suo bilancio come lo fa il Comune di Varese e come lo fa la Regione Lombardia. I costi sanitari sono a carico prevalentemente della Regione Lombardia e del Sistema sanitario e non dell’azienda di trasporto pubblico urbano. Non si potrebbero neanche immaginare complesse e fantasiose compensazioni. Ma, alla fine il Sistema Paese è uno solo, le tasche dei cittadini sono sempre quelle, non si moltiplicano tra la Regione, Comune e Stato. Questo, per rimanere nel cinico aspetto del vil denaro, che però, in tempi di crisi, obbliga alla parsimonia e che non si potrebbe trascurare meno di quanto viene fatto né affrontare con più lungimiranza. Non voglio sostenere l’adagio comunale “non ci sono soldi“ (e difendere il bilancio comunale il cui equilibrio, è assai difficile), quanto l’assenza di una prospettiva più ampia: si potrà difendere i polmoni dei varesini e spendere meno?
L’esempio dell’azienda di trasporto pubblico di Varese è calzante, perché l’argomento di attualità fino al mese scorso, Dovrebbe esserlo sempre. Un caposaldo dell’agenda politica. Tutta la politica industriale europea deve poter essere vista in un’ottica diversa. In tempi di crisi le priorità sono quelle economiche e industriali e la salute passa in secondo piano: ma è proprio corretto fare così? Ilva docet!
Diventa, allora, necessario cambiare quelli che sono i nostri metri di giudizio per valutare l’esistenza di un effettivo risparmio. Dobbiamo guardare non al caso singolo, ma agli interessi della società nel suo complesso.
In quest’ottica e, considerate le dichiarazioni pubblicate su La Prealpina, dell’indagine svolta dal giornale, che vede il reparto di Pneumologia dell’ospedale di Varese con pazienti, per dichiarazione del suo responsabile, in aumento, posso ben dire che il piatto piange. L’area varesina è certamente la zona della Regione Lombardia dove è possibile respirare l’aria migliore.
A Varese, però, nei momenti più freschi dell’anno, risulta presente, nelle rilevazioni di Arpa, in maniera cospicua un inquinante molto pernicioso per la salute umana: il PM 10 ovvero le altre forme di particolato più fini.
A Varese si sta, quindi, bene, ma ci sono dei chiari limiti a questa condizione. Limiti, che è giusto considerare e affrontare ben sapendo, comunque, che il particolato non è un problema solo locale. La Lombardia è, infatti, una Regione dove è presente ed evidente una situazione di grande criticità e omogeneità che è la pianura padana.
Non si può stare fermi anche perché parliamo di un inquinante molto minaccioso. Abbiamo il reparto di pneumologia presso l’ospedale di Varese nelle condizioni di cui s’è detto. Non sto, quindi, solo discettando di un argomento – inquinamento da polveri sottili – irrilevante o accademico. Lo Iarc braccio operativo di Oms in materia tumorale (si veda http://www.iarc.fr/en/media-centre/iarcnews/pdf/pr221_E.pdf ) ha, infatti, stabilito con voto dei suoi membri, come l’inquinamento atmosferico sia causa I di tumore. Ha dato un responso finale (giudizio di terzo grado), uguale a quello già fornito alla Regione Lombardia dallo stesso Centro Euratom di Ispra.
Può muoversi Varese da sola?
Secondo Amici della Terra Varese assolutamente no. Le iniziative locali servono solo a illustrare l’immagine di chi le promuove, solitamente spostando l’inquinamento lontano dalle centraline di monitoraggio.
Ritengo, invece, che il Comune di Varese debba agire, soprattutto, come Comune capoluogo, chiamando a raccolta altri comuni più piccoli. Si potrà, così, informare il corpo sociale e proporre allo stesso di compiere un’azione attiva abolendo i comportamenti dannosi per se e per gli altri.
A questo proposito, segnalo come il Comune di Varese, anche dietro sollecitazione di Amici della Terra Varese e di Asl Varese Ufficio di prevenzione, abbia deciso di istituire un Tavolo di confronto. L’assessore alla Tutela ambientale Riccardo Santinon ha voluto dare vita, di nuovo, a questo Tavolo, con la convinzione che si possa partire dal basso informando, con una pluralità di convegni, la popolazione. Verrà, quindi, fatto firmare il piano di azione operativo stabilito da Arpa Varese e Asl Varese, dal titolo “Accordo di collaborazione per l’istituzione di un tavolo tecnico volto a intraprendere iniziative relative al miglioramento della qualità dell’aria”, dai sindaci dei Comuni interessati.
Scopo del Tavolo, che sarà retto dal Piano di azione di cui sopra, sarà quello di definire specifiche linee di intervento, condivise ed integrate, per il contenimento dell’inquinamento atmosferico nell’ambito territoriale dei Comuni di Varese e dei Comuni limitrofi al capoluogo provinciale. I soggetti coinvolti nell’attuazione del Tavolo saranno il Comune di Varese e i Comuni limitrofi, Arpa Varese, Asl Varese, Amici della Terra Varese. Il Tavolo opererà secondo piano di azione stabilito da un piano operativo predisposto da Arpa e Asl.
Il Piano prevederà: a) la definizione di interventi di contenimento dell’inquinamento atmosferico in fase di emergenza; b) l’individuazione degli interventi strutturali necessari per uno stabile controllo dei livelli di inquinamento atmosferico. Inoltre provvederà all’individuazione degli interventi di natura informativa ed educativa finalizzati ad accrescere nella popolazione la conoscenza sulla prevenzione e sul contrasto dell’inquinamento atmosferico.
Da ultimo, il Piano definirà i principi di attuazione degli interventi previsti, con specifico riferimento ai criteri di priorità e alle modalità operative, alla tempistica di esecuzione degli interventi e alle relative azioni di monitoraggio. Questo non sarà, pertanto, chiamato a risolvere i problemi dell’inquinamento nella loro complessità. Dovrà, comunque, essere approvato dai sindaci dei Comuni sottoscrittori in consigli comunali in forma aperta.
Auspico che questo Tavolo possa costituire un’iniziativa non solo innovativa ma utile e che possa allargarsi oltre provincia di Varese quale spettro di azione.
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