Per gli studiosi e i collezionisti di storia varesina è un invito a nozze: i primi due volumi altrimenti introvabili dell’Archivio della Società Storica Varesina si possono scaricare dal sito (www.societastoricavaresina.org) e considerare virtualmente parte della nostra biblioteca. Si riferiscono alle annate 1931-1932 e 1932-1933 e contengono firme e articoli di prestigio. Ecco il sommario del primo numero: L’antro delle gallerie di Valganna (di Edoardo Dietz); L’Oratorio di S. Giuseppe in Varese (di Ferruccio Minola Cattaneo); Studio su Francesco Del Cairo (di Jana Sala); Un martire Viggiutese dello Spielberg (di F. Caravatti); Giovanni Carnovali detto Il Piccio e della sua maniera (di Giulio Moroni); Un artistico pallio del Museo di S.Maria del Monte (di Domenico Bianchi); Besnate e la sua stazione lacustre (di don Roberto Pastori); Brebbia e la sua Chiesa (di Archimede Margarini); Fiori d’Italia per Francesco Giuseppe ed Elisabetta d’Austria (di F. Minola Cattaneo); Un Curato e la peste del 1630-31 (di B.A.); Capolago e la sua Badia (di C.A. Mentasti).
Non è tutto: è possibile acquisire, attraverso il sito, i Fascicoli della Rivista dal 1953 al 1977, consultare l’elenco e i sommari degli altri Fascicoli, delle monografie e dei reprint pubblicati fino a oggi. Tra le monografie ci sono titoli da far “girare la testa” come i quattro classici curati da Leopoldo Giampaolo (La Cronaca varesina di Giulio Tatto del 1954, Le Memorie della città di Varese di Vincenzo Marliani del 1955, Varese dall’avvento della Repubblica Cisalpina alla fine del Regno Italico del 1959 e La topografia della Pieve di Arcisate di Nicolò Sormani del 1960). Tra i reprint vanno almeno citati Laghi e Torbiere del circondario di Varese di Giuseppe Quaglia del 1884 ristampato nel 1996, Angera e la sua Rocca di Luca Beltrami del 1998 e la celeberrima Cronaca di Varese di Adamollo e Grossi ristampata nel 1998.
Del sito rinnovato con gli indici, le foto di copertina e la segnalazione degli eventi culturali in provincia, il socio curatore Gianni Pozzi ha parlato sabato a Castiglione Olona nell’assemblea della Società Storica Varesina che si è tenuta a Palazzo Branda per approvare il bilancio. Albertina Galli ha guidato una cinquantina di soci a scoprire gli affreschi di Masolino da Panicale e Giuseppe Armocida e Marco Tamborini hanno presentato il XXXII° fascicolo della Rivista per il 2015: In evidenza, in questo numero, è il contributo di Alessandro Deiana su un poco noto personaggio della famiglia, Alberto da Castiglione, preposito di Castelseprio del XIII secolo, nipote di Goffredo Castiglioni salito al soglio di Pietro nel 1241 con il nome di Celestino IV e morto diciassette giorni dopo l’elezione. Ma “il padrone di casa”, per chiunque vada in visita al borgo sull’Olona, è il cardinale Branda (1350-1443), illuminato principe umanista, amante dell’arte e della caccia e committente dei lavori che hanno reso celebre il borgo.
Conosciamo la vita del cardinale nei dettagli grazie alla biografia scritta dal segretario Giovanni di Olmutz, trovata nel 1935. Il cardinale proveniva da un’antica famiglia del Seprio, feudataria di Castiglione sin dal 1028, coinvolta nel XIII secolo nella sanguinosa guerra tra i Visconti e i Torriani, parteggiando ora per l’uno, ora per l’altro dei contendenti. Gli equilibrismi politici non avevano potuto evitare che, nel 1271, il castello fosse distrutto da Napo Torriani e poi fatto smantellare da Matteo Visconti, podestà di Varese. Quando il cardinale, nel 1423, decise di ricostruire il borgo di famiglia, dovette chiedere l’autorizzazione al papa e a Filippo Maria Visconti, signore di Milano. I lavori furono imponenti. Insieme al castello sorsero la Collegiata in cui fu chiamato a lavorare il pittore toscano Masolino da Panicale, la chiesa di Villa che ricorda lo stile del Brunelleschi, il battistero affrescato da Masolino e il palazzo residenziale.
Ad opera conclusa, si cominciò a parlare di “angolo di Toscana in Lombardia”, grazie al tocco artistico che Masolino era riuscito a dare ai monumenti e agli affreschi del senese Vecchietta. A corte, il cardinale teneva a mensa ottanta familiari e nelle stalle altrettanti cavalli con due cocchi sontuosi. Tutti i vasi e gli utensili erano d’argento e d’oro, così che la credenza era reputata degna d’un re e il modo di banchettare splendido e signorile. Gli avanzi dei pasti venivano quotidianamente distribuiti fuori dalla porta ai poveri con le bevande. Egli invitava alla sua tavola prelati, dottori, maestri e signori con i quali, a pranzo finito, teneva circolo e conversava d’arte e di teologia. Atletico, arzillo e destinato a lunga vita (morì a 93 anni), il cardinale non perdeva occasione per concedersi una battuta di caccia, anche lontano da casa, nonostante i divieti della Chiesa contraria al fatto che i religiosi si dedicassero ad attività “pagane”.
Ecco, per concludere, il sommario del XXXII numero della Rivista: Per un’ipotesi sull’origine della chiesa di S. Martino di Malnate (Francesca Mauri, Massimiliano Naressi); La tomba numero due della chiesa di S. Michele a Mornago, indagine archeologica e antropologica di resti funerari altomedievali (Marta Licata); Rocche medievali in territorio varesino attraverso le fonti documentate (Marco Tamborini); Le pergamene Besozzi della raccolta Armocida – Trascrizione, seconda parte (Gian Paolo G. Scharf); Il Movimento Italia Libera a Varese 1923-1925 e l’elevazione della città a capoluogo di provincia 1927 (Diego Della Gasperina); Ispra e Barza nella vita dell’industriale Alfredo Bonelli 1880-1954 (Giuseppe Armocida). Consultare il sito per iscriversi alla Società Storica Varesina (la quota di 30 € l’anno dà diritto a ricevere l’ultimo Fascicolo) e per richiedere i numeri arretrati cartacei.
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