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Apologie Paradossali

NÉ ABOLIRE NÉ SANTIFICARE

COSTANTE PORTATADINO - 17/04/2015

tribunale(S ) Non possiamo evitare di stupirci, ma questa volta molto negativamente, il mio è uno stupore furioso, per la debolezza dell’apparato di protezione dei giudici del Tribunale di Milano, non è accettabile che uno dei simboli massimi della democrazia sia stato così facilmente violato. Eppure non avevano a che fare con un assalto terroristico o di una organizzazione mafiosa, solo un isolato, vendicativo, cattivo, mentalmente disturbato. E il giorno dopo gli avvocati di Napoli sfondano la porta per non fare la coda!

(C ) Ancor più che dal fatto in sé, io sono stato sconvolto (non dico stupito, lo stupore è un’altra cosa, caro Sebastiano) dai commenti a caldo e dai tentativi di interpretazione del giorno dopo. Al vertice dell’inaccettabilità quei tali che hanno accostato il gesto di Giardiello ai suicidi degli imprenditori rovinati dalla crisi e magari angosciati dalle richieste di Equitalia, che tuttavia fa il suo lavoro e non stabilisce le regole fiscali. Possiamo continuare con chi ha affermato, a caldo, che il colpo che ha ucciso l’avvocato Claris Appiani era destinato al Pubblico Ministero. Continuo ancora con tanti commenti di persone dell’ambiente giudiziario volti a stigmatizzare l’inefficienza, a dir poco, delle procedure fallimentari. Finirei, a malincuore, con la mia non condivisione del giudizio dello stesso Presidente Mattarella, verso cui continuo a nutrire la stima e l’affetto di quando eravamo colleghi, che attribuisce una responsabilità del fatto a chi avrebbe delegittimato i giudici, riferimento politico tanto trasparente quanto inappropriato.

(O) Però del Presidente si deve apprezzare che ci ha messo la faccia, intervenendo al funerale, per far capire che lo Stato non può accettare di ridurre la portata di questo gesto ad un fatto privato, all’imprevedibile azione di uno squilibrato…

(S ) Come prova ad accreditarsi il Giardiello: una bella perizia psichiatrica, la seminfermità mentale, così se la cava con qualche annetto, più di cure psichiatriche che di galera, che poi hanno chiuso anche i manicomi criminali … ma stavolta non la passa liscia, se non altro perché ha colpito uno di loro!

(O ) Fammi proseguire! Dico che lo Stato da questa circostanza deve uscire più convinto di dover incarnare e realizzare nel concreto un più alto livello di giustizia. Sarebbe un grave errore pensare che sia solo un problema di tutela fisica dell’ambiente del Tribunale. Ci sono già giudici particolarmente esposti che vivono vite blindate. E in ogni caso non basta, pensa a Falcone e Borsellino… Bisognerebbe sorvegliare e scortare tutta la vita di tante persone e non solo di alcuni particolarmente in vista. Io vorrei vivere in un mondo in cui la sola funzione di giudice garantisse l’inviolabilità della personal, proprio come una persona sacra, che svolge un compito sacro. Ma non era così anche solo pochi decenni fa? Ai tribunali, come in Parlamento e tanti luoghi pubblici si accedeva senza controlli e senza nemmeno tante cerimonie.

(C ) Già… Al mio primo approccio al Parlamento, nel 1976, fui fermato alla porta… perché non avevo la giacca, non c’era nessun altro controllo.

(S ) Voi due siete proprio una bella coppia! Uno, Onirio, sogna il bellissimo futuro di pace, progresso e gioia, Costante invece si perde nei ricordi di un tempo migliore, che è irrimediabilmente passato e che peraltro sono pochi a rimpiangere. Io, invece, vi dico che è ora di finirla con i buonismi e le tutele dei diritti individuali, della privacy e le mani legate alla polizia e i delinquenti rimessi in libertà dopo pochissimo tempo, amnistiati o no. Volete capirla che siamo in guerra? E non parlo solo delle guerre lontane, quelle che hanno fatto dire al Papa che la terza guerra mondiale è già in corso. E non penso nemmeno all’ISIS a duecento chilometri dalle coste, penso alla guerra latente interna alla nostra società italiana, europea se volete, la guerra della finanza e dei privilegi contro la gente comune. Il nostro Stato questa guerra la subisce, quasi senza combatterla. Tu, caro Costante, sbagli quando vorresti uno Stato meno forte, tu dici meno invasivo, se vuoi sicurezza e giustizia devi rinunciare a un po’ di libertà, regole e sanzioni. Non mi hai appena detto che da quando ti sono arrivate multe a raffica per eccesso di velocità agli ingressi di Milano hai cominciato a stare attento? Prima te ne fregavi!

(C ) Io penso davvero che un mondo troppo regolato sia non solo oppressivo, ma infelice. Stavolta non ti voglio tediare con i rimandi ai vecchi romanzi di “fantascienza” che oggi si usa chiamare ‘distopici’ (sarebbe il contrario di ‘Utopia’); te ne segnalo uno nuovo, ‘Il donatore’ di Lois Lowry, scrittrice americana ed il film tratto dal libro ‘The Giver. Il mondo di Jonas’ di Phillip Noyce. Non posso anticiparti i contenuti, ho letto solo una recensione e alcuni commenti, ma lo compro senz’altro. Mi sa che lo regalerò anche a voi.

( S ) Vabbè, sopporterò anche questo, per amicizia. Ma cosa c’entra con ciò di cui stavamo discutendo?

(C ) C’entra moltissimo! Le regole non sono né da abolire né da santificare. Sono utili, nella misura in cui servono a aiutare il realizzarsi di certi comportamenti, favorevoli sia per l’individuo sia per la comunità e a impedirne altri, magari favorevoli per qualcuno, ma nocivi per altri. Aiutano, ma sono come le stampelle per chi non è in grado di camminare senza: vanno usate per il tempo strettamente necessario e per lo scopo e nel modo giusto, altrimenti atrofizzano le gambe. Vale lo stesso per la coscienza: un eccesso di regole finirebbe per atrofizzarla e per impedirle addirittura di vedere il bello e il buono, di riconoscere e di apprezzare ciò che fa veramente felici. La sfida che la triste vicenda di Milano pone è rivolta alla Giustizia (maiuscola) come tale, non tanto al suo apparato organizzativo, al complesso incredibilmente numeroso e complicato delle leggi, alla inaccettabile lentezza delle procedure, all’eventuale uso politico di certe inchieste, delle intercettazioni, delle gogne mediatiche. Tutti questi difetti possono e devono essere rimossi con i metodi normali dell’organizzazione. Nell’azione di Giardiello, invece, ho colto una dissacrazione profonda, la violazione di uno spazio sacro, di un tempio che è molto più grave di una falla nella sicurezza. A questo non si pone rimedio con un miglioramento organizzativo, ma con un approfondimento della coscienza che la giustizia rappresenta per tutta la comunità sociale un bene altissimo e imprescindibile e perciò non ci si può rassegnare alle modeste condizioni in cui attualmente versa.

( O ) E quindi io propongo non di rafforzare, ma di abolire del tutto le misure di sicurezza e di affidarci alla…

(C e S, all’unisono) NOOOO! Non hai capito. Chi esagera nel suo punto di vista, lo approfondisce tanto che va fuori dall’altra parte.

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