Come sempre la maggioranza che regge il Comune di Varese vuole stupire: qui nascono le grandi innovazioni. Un laboratorio politico, insomma. Ora è nato il BAV, precisamente il Bilancio ad Alta Velocità.
Da sempre presentazione e discussione sul Bilancio di Previsione sono il momento cardine della vita di ogni Comune. Il momento in cui si precisano le scelte di chi ha la responsabilità di operare, Sindaco e Giunta, e si confrontano in Consiglio con chi, in maggioranza od opposizione, è stato democraticamente eletto dai cittadini. Se poi si fosse davanti all’ultimo documento contabile prima di un confronto elettorale, come nel caso di Varese, degli avveduti amministratori concentrerebbero la loro attenzione ed il massimo impegno su un complesso di opere e di servizi di assolutamente certa realizzazione. Il migliore modo per presentarsi con le carte in regola agli elettori.
Tutto il contrario di quanto avvenuto a Varese a proposito del Bilancio per il 2015. Certo ognuno è libero di prepararsi come crede al prossimo esame elettorale ma pensare di ottenere consensi nel promettere l’esecuzione di opere pubbliche del costo una settantina di milioni di euro nel tempo di una decina di mesi, sembra un tentativo assai temerario. Tanto più che in parecchi casi si tratta di opere già indicate anche in lontani bilanci del passato e di finanziamenti previsti più volte tramite alienazioni di beni immobili che nessuno ha voluto acquistare.
Scontata quindi l’accusa giunta dalle opposizioni di trovarsi davanti ad un bilancio più che elettorale “elettoralistico”. Sarà stato anche per questo che di fatto il documento non pare sia stato preso sul serio nemmeno dalla maggioranza leghista-berlusconiana. Nessuno ha avuto niente da dire e se mai avesse voluto farlo con due emendamenti forzisti, non condivisi dalla Lega, ci ha pensato il Sindaco Fontana a costringerlo al ritiro. Qualche breve intervento, poi il voto e tutti a casa. Bilancio BAV. Meglio parlarne il meno possibile. La partecipazione è un optional democratico da non concedere ai cittadini di Varese.
Elettoralistico e non emendabile, questo il giudizio del PD, il quale come maggiore forza di opposizione aveva tentato invano di convincere il Sindaco ed i suoi a rinunciare alla vendita del pacchetto di azioni A2A, pervenute al Comune dalla incorporazione dell’Aspem nella grande utility regionale.
Altri tempi, altra partecipazione quando nell’esame del Bilancio di Previsione, il maggiore avvenimento amministrativo, non c’era consigliere, neppure il più solitamente taciturno che rinunciasse a prendere la parola per dare il suo giudizio e magari segnalare un problema urgente del rione dove viveva. Per di più durante il preventivo esame del progetto di Bilancio nei Consigli di Circoscrizione erano già emerse tante esigenze locali cui dare precise risposte e, per parte loro, i giornali ne avevano diffusamente parlato. Ora pare che sopratutto i cittadini non devono sapere nel dettaglio come stanno le cose. Per esempio quando finalmente dopo un decennio di colpevole abbandono i varesini vedranno le buche di tante strade ricoprirsi di buon asfalto è bene che non sappiano dove la Giunta Fontana ha trovati i soldi. Cioè vendendo degli ottimi gioielli di famiglia.
Niente di male alienare cespiti patrimoniali inutilizzati, improduttivi per procurarsi risorse per beni e servizi comunali necessari. Anche vendere una partecipazione in A2A realizzando sei/ sette milioni da investire in una opera unica, capace di risolvere un importante problema cittadino, magari anche diminuendo spese correnti, non avrebbe suscitato scandalo. Niente di tutto questo. Le risorse ricavate dalla vendita serviranno essenzialmente per coprire una spesa ordinaria come quella della manutenzione delle strade. Manutenzione abbandonata da anni ma sempre spesa ordinaria. Aggiungiamo pure che le azioni A2A, anche svalutate hanno recentemente fornito dividendi per circa 700.000 euro, soldi che hanno permesso di superare le tagliole delle legge di stabilità. Dunque i nostri bravi amministratori andranno a vendere una bella gallina dalle uova d’oro. Una operazione che un universitario del primo anno di Economia e Commercio, ma neppure un ragazzo di un vecchio Istituto per Ragionieri, avrebbe l’ardire di consigliare. Eppure non sono mancati i suggerimenti per affrontare il finanziamento delle più urgenti opere cittadine evitando di svendere “la gallina dalle uova d’oro”. Sarebbe bastato, come proposto dal PD togliere dalle previsioni di spesa gli impegni tenuti ancora cocciutamente a Bilancio per il parcheggio sotto il parco di Villa Augusta e quello bunker alla Prima Cappella
È certo che il danno di questa avventata scelta su cui poggia il Bilancio di Previsione del Comune di Varese possa negativamente riflettersi, a norme costanti, anche sugli esercizi 2016 e 2017 per il mancato apporto dei dividendi dell’A2A. Cioè si teme, come denunciato dall’opposizione, che il Comune di Varese non possa più rientrare nei parametri della Legge di Stabilità. In tale caso saranno necessari aumenti di tasse e di tariffe per servizi. Pagheranno come al solito i varesini questo bel “pacco” lasciato in eredità al Sindaco e all’Amministrazione prossima. Unico segnale da cogliere in senso positivo se “il pacco” fosse l’ammissione da parte di leghisti e associati, di un inarrestabile loro tramonto. Di un prossimo “andemm a caa…” dopo venti anni da dimenticare per Varese. Ma forse la nostra è una illusione. Di fumo e di specchietti per le allodole ne vedremo ancora parecchi prima della prossima primavera.
Intanto… allegria! Il Governatore Maroni, che ormai governa Varese in sussidiarietà del Sindaco Fontana, ha annunciato un primo imminente provvedimento risolutore per il “risanamento” di Piazza della Repubblica. Verranno tolti i gradoni costringendo quella “gentaglia” a rimanere costantemente in piedi. Stanchi, se ne andranno altrove. Una rivoluzione. Un pool di esperti sta già studiando e progettando. Per consulenze si rivolgeranno a Gentilini, noto sindaco sceriffo di Treviso, quello che abolì tutte le panchine da viali e piazze.
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