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In Confidenza

LA DIVINA MISERICORDIA

Don ERMINIO VILLA - 10/04/2015

?????????????Tra le preoccupazioni educative della Chiesa c’è la concezione erronea del peccato. Anzitutto c’è chi interpreta l’uomo come un essere quasi interamente predeterminato o, comunque, condizionato dai dinamismi della sua psiche, al punto da apparire una persona incapace praticamente di peccare, almeno gravemente; e questo non solo in età adolescenziale, ma in tutto l’arco della vita.

C’è poi chi tende a scagionare l’individuo per gettare la colpa in esclusiva – o quasi – sulle deformate o deformanti “strutture sociali”. Gli esempi che seguono sono richiami espliciti del Card. Giovanni Colombo, contenuti nel piano pastorale sulla “Riconciliazione – impegno di rinnovamento cristiano”:

 “La sessualità disordinata? È la reazione dell’individuo all’ipocrisia e alle repressioni della società.

La droga? È un’evasione liberante dalla monotonia soffocatrice della civiltà di massa; è un’apertura verso inesplorati orizzonti e verso recondite esperienze di vita.

La violenza, la rapina, il delitto “politico”? Sono ribellioni alla tirannia dell’”ordine costituito” e tentativi estremi di sovvertirlo per fare spazio ad un ordine nuovo e finalmente giusto.

La contestazione della famiglia? È l’insofferenza di un autoritarismo deprimente e di un egoistico borghesismo privo di valori.

L’insubordinazione alla gerarchia ecclesiale? È lo sforzo di staccare la Chiesa “ufficiale” dalla collusione con il potere e la ricchezza per richiamarla agli ideali di povertà e di umiltà delle origini evangeliche”.

Ma c’è pure una terza forma inautentica dell’idea di peccato, che fa appello alla carità come unico precetto che annulla gli altri, come ad unica misura di moralità, che nega valore a qualsiasi altra considerazione. Va tutto bene – si dice – quando c’è l’amore per il prossimo, quali che siano i comportamenti di cui tale amore praticamente si riveste.

Contro tali interpretazioni deformate che cosa si può opporre? Una scelta pastorale chiara e forte è stata l’istituzione della “festa della Divina Misericordia” da parte di San Giovanni Paolo II, sostenuta dalla convinzione che l’uomo non ha nessun bisogno di una dichiarazione – neppure teorica – di incapacità di intendere e di volere; invece ha bisogno di… misericordia!

Tra i molti interventi autorevoli di questo grande Papa, riconosciuto e ora venerato come santo, basti questo tratto di una sua toccante omelia: “All’umanità, smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. È amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno della misericordia di Dio ha il mondo di oggi! In tutti i continenti, dal profondo della sofferenza umana, sembra alzarsi l’invocazione della misericordia. Dove dominano l’odio e la sete di vendetta, dove la guerra porta il dolore e la morte degli innocenti, occorre la grazia della misericordia a placare le menti e i cuori, e far scaturire la pace. Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Occorre la misericordia per far sì che ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità”.

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