A volte non riflettiamo di come, attraverso telefonini e mail, ormai non viviamo più in un tempo lineare, ma in una nuvola associativa, in un presente continuo di cui spesso non conosciamo i nostri vicini occasionali e che si interrompe quando veniamo “scollegati”. Questo perché, indipendentemente da dove si trovino i nostri corpi fisici, le nostre persone virtuali sono bombardate da informazioni e messaggi che arrivano a destinazione, ma, se non abbiamo le chiavi delle nostre “abitazioni” digitali in cui vengono depositate le notizie e le richieste di comunicazione, è come se non esistessimo, spariti e diventati invisibili.
Fino all’assurdo di una storia come questa.
Un americano sta seduto in una hall di un albergo a Berlino in attesa, dopo il volo aereo, che si liberi la sua camera. Disfatto dal viaggio e dal jet-lag decide di entrare in Internet e di collegarsi. Ci riesce con un acquisto per 30 minuti e trova nella sua posta elettronica alcune richieste di appuntamenti. Per dare conferma, cerca la sua agenda digitale su Google, ma il programma si accorge che sta chiamando da una rete non abituale e gli chiede di identificarsi, rispondendo a domande registrate sul suo account (quale è il nome del tuo cane, in che ruolo giocavi a football e balle simili). Risponde dopo vari tentativi e a fatica si connette, ma intanto si sono esauriti i trenta minuti di WI-FI acquistati. Con una tranche di minuti di nuovo acquisto, disfatto perché la rete fornisce pubblicità e spot prima di posizionarsi sulla pagina di entrata, inserisce una password nuova, ma il programma si insospettisce, perché ritiene che il richiedente abbia contemporaneamente una identità americana e due cloni che si collegano dalla Germania contemporaneamente. Google “per sicurezza” blocca il profilo dell’utente e gli spedisce un SMS al numero di cellulare memorizzato per indicargli così una password certificata, che risolva ogni dubbio. L’americano però non ha un contratto telefonico che abiliti il suo telefonino sulla rete Telekom in Germania. L’americano (si chiama Jon e la storia è vera!) passa tre giorni a Berlino rifiutandosi di rifare procedure noiosissime e senza successo, ma quando rientra a New York l’azienda lo punisce per irreperibiltà!
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