Che alla manifestazione pubblica varesina “Riprendiamoci la città” fossero presenti Sindaco, assessori e consiglieri della maggioranza di governo locale suona come un evidente ossimoro: sono infatti le stesse persone che questa città la amministrano. Quelle che hanno le redini dei processi istituzionali, di sicurezza, culturali, educativi, sociali, ambientali. Sono coloro che guidano le scelte che vanno ad incidere sulla vita collettiva. Riprendersi la città equivale forse a dire che Varese è loro “sfuggita di mano”? Che si chieda addirittura l’intervento dell’esercito per garantire la vivibilità di Piazza Repubblica suona poi come una clamorosa resa e un proclama di incapacità a gestire i luoghi della vita quotidiana.
L’episodio grave di oltraggio ad agenti della Polizia di Stato, accaduto nelle scorse settimane, è un fatto deprecabile in senso assoluto e gli esponenti di tutti i partiti nel Consiglio Comunale di lunedì 30 marzo hanno espresso solidarietà alle forze dell’ordine. Questo è un dato fuori discussione. Che Piazza Repubblica sia “ingovernata” lo è comunque altrettanto. I progetti di riqualificazione urbana, sventolati ad ogni tornata elettorale, sono di là da venire: fatto sta che la vecchia Piazza del Mercato, perduta la propria peculiare e tradizionale identità commerciale, soffocata nella piazza sotterranea delle Corti, continua ad essere luogo lontano da qualsiasi forma di vivacità sociale e culturale, se non per eventi sporadici.
Ecco allora lo schieramento di amministratori a condividere i punti principali del documento che sancisce la “ripresa della città”: 1) Riqualificazione immediata di Piazza Repubblica (illuminazione potenziata, eliminazione barriere ecc.), 2) Presidio continuo, diurno e notturno, delle forze dell’ordine; 3) Progetto “Piazza in Festa” dove tutte le manifestazioni ed eventi vengono spostati in Piazza Repubblica; 4) Incentivi ed agevolazioni per iniziative ludiche e/o commerciali (mercatini, fiere ecc); 5) Costituzione tavolo permanente con Comune, associazioni categoria, rappresentanti forze politiche e esperti nel settore sicurezza.
Ma come, dopo quattro anni di governo locale e venti di amministrazione di centrodestra, ci si accorge che Piazza Repubblica è male illuminata, che col suo saliscendi di gradini è architettonicamente favorevole allo stanziamento di gruppi di persone, che la desolazione del suo spazio inerte la rende priva di riferimento naturale per la vita collettiva ed occorre quindi animarla e, al tempo stesso, presidiarla? E a dichiararlo sono proprio coloro che governano, chiamando a raccolta i cittadini per avanzare delle proposte che amministrativamente avrebbero dovuto impegnare idee e progetti nei quattro anni passati e non arrivare improvvisamente ora, in chiara fase preelettorale per il prossimo mandato?
Ma c’è un “ma”: l’aggressione ai poliziotti avvenuta in piazza è stata commessa da stranieri, quindi la reazione delle forze politiche di maggioranza si è repentinamente spostata sulle accuse al governo nazionale in materia di immigrazione e il “riprendersi la città” ha assunto in realtà i tratti politicamente distintivi della difesa del territorio. Il tema della sicurezza in città si è, a propria volta, comodamente adagiato sul binomio insicurezza=immigrati. La colpa della invivibilità di una piazza centrale cittadina viene così sbrigativamente tolta dalla coscienza politica dell’amministrazione e messa a carico del governo nazionale, delle leggi sull’immigrazione e della falsa convinzione che i varesini non abbiano visto, in questi anni, che da Piazza Repubblica, al massimo, ci si passa e basta.
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