In occasione della giornata della preghiera, della misericordia, sono andato anch’io in Chiesa.
Pensavo di trovarla con dentro quattro gatti: chi crede più nella preghiera? Ai nostri giorni cosi intrisi di paganesimo, in cui si crede a tutto tranne che alla logica della vita, in cui trionfa l’incapacità a vivere e impegnarsi gratuitamente nella vita, che ci è stata donata in modo assolutamente gratuito (un dono gratuito trasformato spesso in insaziabile furto, la vita trasformata in un bottino che svanisce quando si muore), chi crede più nella preghiera?
E invece c’erano molte più persone e nel mio intimo, meditando su quanto sopra, sono rimasto molto perplesso. Ci sono ancora tante persone che credono al valore della preghiera, credono nella preghiera!.
Credere nella preghiera. Amare pregare? Sprecare ore a pregare? Ma siamo fuori dai tempi, siamo arretrati?
Ma cosa vuol dire pregare? Non è facile rispondere e non può rispondere uno scettico, un miscredente, un superficiale, un quasi materialista, come me che non sa pregare, anche se magari vorrebbe farlo.
Uno come me si chiede: come si fa a pregare? Pregare vuol dire ripetere illimitatamente le formule che ti hanno insegnato mentre la tua testa vaga in altri pensieri?
Ma il problema in quel momento non riguardava tanto il come si fa a pregare, ma il fatto che davanti ai miei occhi c’erano molte persone che pregavano. Se lo stavano facendo, voleva dire che quelli lì, silenti e raccolti, sanno pregare, vogliono pregare, credono nel valore della preghiera.
Il valore della preghiera … Ma dove è il valore della preghiera? Una cosa così inutile? Io prego Dio! Va bene, ma dov’è Dio? Chi è Dio? Ma è utile Dio? Ma siamo pragmatici: ai nostri giorni si fanno le cose solo se servono, solo se si ottiene un risultato, solo se si “fanno soldi”.
Invece no! Ci credono e credono all’inutile Dio, che non fa nulla per fermare questa umanità che follemente va a sfracellarsi nel dolore, nelle follie, nelle stragi, nelle violenze, nelle sofferenze da lei stessa create. Una umanità terribilmente autodistruttiva. Una umanità folle, da Lui creata così? E no, dicono molti. Non è Dio che ha creato, ma il caso, le leggi della probabilità ci hanno messo in questo mondo. Ma la logica di Dio non è la nostra, ma una logica più misteriosa, tale che ai nostri occhi appare e sembra essere il caso il meccanismo che ha creato la vita. Il caso con alla base la necessità della selezione?
L’uomo fatica a capire. Cerca una logica che non trova, per cui molti affermano e credono che la vita venga da Dio. Altri dichiarano invece che tutto arriva solo dal caso.
Ma uno che prega si domanda queste cose? Ma domandarsi questo è pregare? Rendersi conto che se l’umanità odia la vita, va contro la vita, Dio creatore glielo permette? Ci permette di essere talmente scriteriati da esser convinti che per glorificarlo si debba ammazzare chi, a nostro giudizio non crede in Lui? In definitiva convinti che uccidere è pregare?
Ma allora perché pregare lì in Chiesa quando siamo circondati da tanta follia? Circondati da un mondo sia di criminali violenti sia di perversi molto subdoli, più occulti, ma altrettanto pericolosi?
Forse quelli che pregano sanno tutto questo e pregano per questo, per vincere la follia dell’umanità, che coltiva l’odio contro se stessa e non l’amore per se stessa.
Quelli che pregano sanno che dal misterioso operato del “Dio-Caso” è sorta la vita, quindi un elemento positivo, che fa sviluppare la vita, che si continua nell’amore e non nell’odio. Pregano alla ricerca dell’amore perché non vogliono restare coinvolti nel vortice dell’odio, nel vortice della logica dei suicidi. Pregano perché pregare vuol dire amare. È per questo che la preghiera è utile? Si, ma pregare chi? Ma Dio, il Signore, l’Innominabile Jhwh, Allah, Geova, l’astratto pensiero sopra di Noi, il fuori dal tempo e per questo eterno. Ma perché così tanti nomi? Semplice: la logica umana resta univoca solo nella matematica( e talvolta nemmeno in quello). In altre tematiche la mente umana si mostra come un diamante, tante sfaccettature, infiniti riflessi.
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