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Attualità

PRIGIONIERI DI UN SISTEMA

VINCENZO CIARAFFA - 03/04/2015

11.11Distruggendo le Torri Gemelle del Word Trade Center, l’11 settembre del 2001 al-Qāʿida cambiò la tradizionale fisionomia di New York e causò la morte di 3.095 persone di cui 2673 nei grattacieli abbattuti, 125 negli edifici del Pentagono e 265 nei due aerei dirottati quel giorno e fatti schiantare al suolo.

Il 18 marzo alcuni terroristi islamici legati a ISIS irrompono nel museo del Bardo di Tunisi e uccidono 22 persone di cui 4 italiani.

Un morto e nove feriti è stato il risultato di un tentativo di rapina posto in atto il 25 marzo scorso da due carabinieri in un supermercato di Ottaviano, un Comune del napoletano situato ai piedi del Vesuvio.

Il 26 marzo un airbus della compagnia tedesca Germanwings che sorvolava le Alpi francesi è andato a sfracellarsi al suolo senza nessuna apparente avaria. I morti nell’impatto sono stati 149 e cioè tutti i passeggeri assieme ai membri dell’equipaggio. A seguito della ricostruzione fatta dalla procura di Marsiglia dopo aver visionato la scatola nera, è emerso che il secondo pilota avrebbe condotto l’aereo deliberatamente a sfracellarsi dopo aver chiuso fuori della cabina di pilotaggio il comandante del velivolo. Ciò è stato possibile perché dopo l’11 settembre le porte delle cabine di pilotaggio degli aerei sono state blindate per evitare che dei dirottatori possano impadronirsi dei comandi dell’aereo. Sicché si può accedere alla cabina di pilotaggio solo digitando un codice ma chi è all’interno può anche impedire tale manovra. Insomma il co-pilota si sarebbe barricato nella cabina per portare a termine uno dei più folli suicidi della storia dopo quello collettivo della fortezza di Masada.

Che cosa hanno in comune l’abbattimento delle Torri Gemelle di New York, la strage di Tunisi, la rapina di Ottaviano e la volontaria distruzione dell’airbus sulle Alpi da parte di uno squilibrato? Ebbene, se ci soffermiamo sulla dinamica di quelli che possiamo considerare tre attacchi a tre diversi sistemi, ci rendiamo conto subito che essi sono avvenuti “dall’interno” di quegli stessi sistemi. La difesa aerea degli Usa, che è certamente la più impenetrabile e sofisticata del pianeta, è stata pensata per reagire ad attacchi provenienti da un nemico esterno e non certamente dall’interno, da sotto la sua stessa “cupola” di protezione, come avvenne l’11 settembre.

Gli attentatori del museo del Bardo erano tutti tunisini. In duecento anni di vita l’Arma dei carabinieri si è strutturata per proteggere e garantire il vivere civile della comunità nazionale e il rispetto della legalità statale in ogni suo aspetto: in una rapina come quella avvenuta al supermercato di Ottaviano i carabinieri stanno, normalmente, fuori e con le armi in pugno ad aspettare i malviventi!

Le compagnie che hanno fatto installare sui loro aerei le cabine di pilotaggio blindate non avrebbero mai potuto mettere in preventivo il fatto che fosse un pilota stesso, dall’interno, a trasformarsi in un pazzo assassino per ragioni che, peraltro, non sono né religiose, né ideologiche.

A proposito degli attentati dell’11 settembre e del 18 marzo avremmo molte cose da ridire sull’efficienza dell’intelligence statunitense e tunisina, e tante critiche da muovere alla selezione del personale nelle Forze armate italiane e specialmente nelle forze di polizia. Avremmo, infine, un milione di domande da porre alla compagnia aerea tedesca Germanwings, del gruppo Lufthansa, che ha messo un aereo con 149 persone a bordo in mano a uno squilibrato mezzo cieco.

Che cosa sta succedendo al “sistema occidentale” che non sa più difendersi neppure al suo interno? La risposta a questa domanda è nella lente attraverso la quale abbiamo incominciato a vedere noi stessi. Infatti, se fino a ad una ventina di anni fa la nostra esistenza oscillava tra entusiasmo e inesauribile creatività, oggi pendola tra paura e desolazione esistenziale e, per potere psicologicamente sopravvivere, abbiamo iniziato a “rimuovere” il male: l’attentato terrorista, la miseria, la guerra e perfino i tagliatori di teste dell’ISIS sono divenuti l’inevitabile alterità di un benessere che, poi, è soltanto un senso di pienezza, e non per tutti.

Ma, per quanto strano possa sembrare, assuefacendoci al male, non facciamo altro che operare una fuga dalla realtà, diventando così facile preda dei dispensatori di sogni anziché di progetti e di verità, dei capipopolo invece che degli statisti, dei politicanti e non dei politici. In un sistema del genere si vilipendono gli ideali, si distruggono i miti fondanti, si stravolge la percezione etica dei governanti e dei governati e si condannano gli uomini a vivere in un diffuso clima di paura e d’incertezza globale o, se preferite, in quella “società liquida” prefigurata dal sociologo polacco Zygmunt Bauman.

Le frustrazioni, le anomalie, le tare e le nevrastenie che una siffatta società ha prodotto sulle masse ha fatto sì che i leader del mondo occidentale non si trovano più a governare dei cittadini ma dei semplici consumatori muniti di codice fiscale che, peraltro, vogliono consumare sempre di più, pretendendo di spendere risorse che neppure producono. In questo clima l’incompetenza, la superficialità, l’immerito-crazia, le frustrazioni, le delusioni, la distanza sempre maggiore che separa i cittadini dalle istituzioni, hanno prodotto uomini e donne fragili perché privi di un retroterra ideale e di ancoraggi morali e, perciò, mediocri.

Se gli americani avessero scelto meglio i responsabili della loro intelligence forse avrebbero evitato a sé stessi e al mondo l’11 settembre; se i guardiani tunisini del Parlamento e del museo del Bardo fossero stati più attenti e preparati ci saremmo risparmiati altri morti; se in nome di un malinteso senso di egualitarismo non avessimo eliminato i requisiti morali e familiari indispensabili per accedere nelle forze di polizia, i carabinieri si sarebbero accorti prima delle due mele marce al loro interno; se la Lufthansa, che pure passa per la compagnia aerea più efficiente d’Europa, si fosse accorta dei tanti maneggi del pilota impazzito per nascondere le sue tare e malattie, 149 persone innocenti sarebbero ancora vive. Ma ormai tutti, Stati, governi, società finanziarie e aziende, pensano soltanto ai bilanci e al profitto e dell’uomo, delle sue necessità, delle sue fragilità non si cura più nessuno.

Possibile che le nostre vite siano andate a finire nelle mani di un sistema disumano e che, peraltro, non è capace neppure di controllare se stesso? Si perviene, poi, all’assurdo quando questo sistema, già di per sé bacato, si produce in continue esemplificazioni deresponsabilizzanti appioppando a coloro che minacciano la nostra quotidiana esistenza, la tranquillizzante qualifica di dementi o, nel caso del pilota tedesco, di depressi, soggetti da curare con massicce dosi di psicofarmaci e non, invece, indicando a loro, e anche a tutti noi cosiddetti normali, una nuova frontiera dell’esistenza.

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