Collegata alla centralità battesimale dell’esistenza cristiana è la centralità della Pasqua nella vita e nelle attività della comunità parrocchiale. Orientare tutta la pastorale – l’anno liturgico, il programma pastorale, la catechesi, i sacramenti, le iniziative di carità – verso la Pasqua, vuol dire centrare la predicazione e ogni celebrazione sul mistero della misericordia e della riconciliazione; sostenere e plasmare la coscienza e la pratica dei fedeli perché “almeno a Pasqua” si confessino e si comunichino.
Nel contesto attuale la Chiesa ha davanti a sé un compito urgente e decisivo: quello di un annuncio efficace del vangelo della misericordia.
La prima condizione perché gli uomini d’oggi tornino a confessarsi è che incontrino il Vangelo. La qualità evangelica della predicazione e della testimonianza dei ministri di Dio come dei fedeli è la molla di tutto.
“La celebrazione eucaristica non può essere un rito disgiunto da una prassi coerente di agape, di amore e servizio ai fratelli, poiché proprio questo è il suo significato: dare la vita per i fratelli”. (Enzo Bianchi)
Per avere qualità evangelica la predicazione della Chiesa dovrebbe avere il carattere di una proposta libera, disinteressata: l’offerta di un regalo più che… una pretesa o l’affare frutto di uno scambio.
Dovrebbe presentare l’evidenza di una novità, di una sorpresa, di una via nuova proposta all’esistenza dell’uomo.
Dovrebbe portare con sé lo stupore di una grazia, di una generosità smisurata e immeritata rivolta all’uomo.
Dovrebbe mostrare la forma di Cristo: l’incarnazione della sua grazia, la via della divina misericordia per l’uomo e della chiamata dell’uomo a farsi discepolo e figlio.
Solo a queste condizioni anche l’uomo d’oggi potrebbe sentirsi trafiggere il cuore e credere alla misericordia che si dà nell’umile corpo di Cristo che è la Chiesa,
Se non c’è la forza di questa testimonianza e di questo invito, come farà l’uomo di questa società secolarizzata a sentire e a sapere che bisogna andare in chiesa a confessare i peccati per essere “fatti nuovi”?
Compito che tocca alla Chiesa sarà poi anche trovare celebrazioni significative della penitenza e della riconciliazione ed offrire modi opportuni di manifestare nel rito sacramentale la bellezza della misericordia di Dio, perché da lì derivi e si esprima in tutta la sua ricchezza la vita nuova che è dono di Dio e impegno dell’uomo.
La Chiesa, che è di Gesù Cristo, nata per dare agli uomini, anche a quelli del nostro tempo, la possibilità di incontrarlo, è la famiglia di coloro che hanno giocato la loro libertà per lui, per fare la volontà del Padre.
La Chiesa non è l’insieme dei “perfetti”, non è la selezione dei “primi della classe”, ma è l’insieme di tutti coloro che, pur riconoscendosi peccatori, si lasciano modellare da Dio, che sa fare autentici capolavori anche con materiali umili e modesti.
“Noi siamo gli invitati della vita: imparare a essere gli invitati degli altri significa lasciare la casa in cui si è invitati un po’ più ricca, un po’ più umana, un po’ più giusta, un po’ più bella di come la si è trovata” (George Steiner).
You must be logged in to post a comment Login