Varese come Scampia, guerriglia urbana, il Bronx a due passi dal centro sono alcuni titoli spesi dalla stampa locale a margine dei gravi episodi di aggressioni alle forze dell’ordine avvenuti nelle immediate adiacenze di Piazza Repubblica nelle scorse settimane. Con una coda polemica nel Consiglio comunale di lunedì 30 marzo e un presidio di Forza Italia davanti all’ingresso principale della caserma Garibaldi tre giorni dopo, strumentale e propagandistico.
Calma e gesso viene da dire di fronte a tanto allarmismo ma soprattutto cerchiamo di non sostituire i fatti con le opinioni, uno sport sempre più ricco di adepti in questo nostro avventurato paese. I fatti sono incontrovertibili e da tempo dicono che ci sono zone della città che in certe ore del giorno e soprattutto della notte risultano a rischio. Le conosciamo tutti: l’area delle stazioni e la citata Piazza Repubblica, al netto naturalmente dei focolai di vandalismo, gratuita inciviltà e violenza connessi alla cosiddetta “movida” giovanile che interessa prevalentemente il centro storico e la stessa Piazza Monte Grappa. E non valgono a lenire la crescente sensazione di precarietà le statistiche ufficiali che forniscono, nell’insieme, un quadro meno allarmante di quello percepito dalla gente. Le ragioni di questa situazione sono molteplici e hanno quasi sempre una doppia valenza, nazionale e locale.
Proviamo a indicarne alcune ai due livelli: il permanere nel quadro istituzionale di ben cinque forze di polizia (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Guardia Forestale per un totale di 305 mila uomini) spesso poco e male coordinate tra di loro se non addirittura in concorrenza; l’assenza di una politica condivisa dell’immigrazione sempre subita mai realmente governata e oggi aggravata dalla dissoluzione di alcuni stati nordafricani; il ruolo marginale delle forze di polizia locali.
Ogni territorio ha poi, in tema di insicurezza reale e percepita, le proprie peculiarità, spesso riconducibili a scelte urbanistiche fallimentari, all’incuria endemica di brani di città, a interventi sempre vagheggiati e mai realizzati. Da decenni nell’ex città giardino le due stazioni ferroviarie e i relativi piazzali antistanti sono dall’imbrunire in poi al limite della frequentabilità. In pratica dal momento della costruzione – fine anni ’60 – i sottopassaggi alle vie Casula e Morosini sono diventati luogo di crescente, tollerata marginalità. Così il piazzale davanti all’Upim, il relativo parcheggio e l’intero comparto ex Molini Marzoli, di recente fattura, che giace in totale abbandono. Più o meno identico il discorso per il complesso della Ferrovie delle Stato, compresa la grande spianata dell’attuale Mercato. Attraverso il collettore di via Medaglie d’Oro i due bacini della precarietà bosina comunicano e vicendevolmente si alimentano. Solo incisivi e costosi interventi di riqualificazione urbana potranno ridare un volto e un ruolo a questi stralunati pezzi di città. Ciò non toglie che qui e subito si impongono misure di prevenzione, vale a dire una presenza assidua, reiterata e visibile delle forze dell’ordine depotenziate, al momento, in uomini e mezzi da una ragionieristica revisione della spesa praticata dagli ultimi quattro governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) tutti egualmente maestri nei tagli alla cieca. Alla luce della conclamata penuria di uomini e mezzi non si può tuttavia negare che, localmente, l’impiego delle forze dell’ordine desta, soprattutto di domenica, qualche interrogativo. È il caso delle partite casalinghe del sempre più ammaccato Varese. Decine di carabinieri e poliziotti, con relativi mezzi, a impedire anche ai più innocui pedoni l’attraversamento del piazzale dello stadio, caffè, bar e commerci impossibilitati a lavorare, traffico veicolare incanalato a saturare per ore via Caracciolo. Un dispositivo di sicuro generatore di disagi e sproporzionato visto che i tifosi ospiti sono di solito quattro gatti imbelli, per giunta quasi sempre certi di fare punti in trasferta. Un più modesto apparato penalizzerebbe meno i tifosi biancorossi, gli esercenti della zona e consentirebbe qualche risparmio in turni, mezzi, recuperi di festivi lavorati magari più utilmente spendibili nella tutela della sicurezza urbana.
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