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Sport

VESSILLI NEL LAGO

ETTORE PAGANI - 27/03/2015

4 febbraio1968: Varese-Juventus 5-0…

4 febbraio1968: Varese-Juventus 5-0…

“E il vessillo bianco rosso andava, tristemente, affondando nelle acque del lago”. Era la storia di una retrocessione della nostra squadra e così chiudeva Mario Lodi la sua cronaca da Omegna in quell’anno e in quel giorno che non sono più in grado di localizzare con precisione. A Omegna il Varese si giocava le sue ultime possibilità di non retrocessione ma la sconfitta subìta le annegò brutalmente insieme alla nostra bandiera.

Storie tristi di un tempo. Storie che, purtroppo, le situazioni altrettanto tristi di oggi tendono a rievocare per via di questo Varese 1910 decisamente ultimo in classifica e che perfino i commentatori televisivi hanno dichiarato privo di qualsiasi risorsa anche “nella gestione tecnica e societaria”.

Le speranze sono, secondo il detto comune, le ultime a morire. E tali restano ma che siano, senza il minimo dubbio, agonizzanti è pacifico e la cosa non conforta, avallata com’è dalle ultime notizie a dir poco sciagurate.

Dunque così stando le cose al presente non resterà che dirottare – per i buoni ricordi – sul passato. Glorioso a tratti o con fasi alterne sempre, però, circondato da passione e serietà d’intenti. E ciò sia dai periodi trionfali delle promozioni dalla C alla A – ben riposti nell’ovattato nido borghiano – a quelli meno eccelsi ma pur sempre degni di passione neppure ridotta, nel tempo, dalla disastrata parentesi fallimentare di marca colantoniana.

C’era, allora, in fatto di entusiasmo, il grasso che colava creato, nei periodi più significativi, da campioni prelevati da altre squadre che a Varese si erano acclimatati in maniera perfetta non solo supportati da una situazione economica più che positiva ma anche entrati a fare parte dell’ambiente locale trasportando nella nostra zona le loro famiglie e innamorandosi del bianco-rosso. C’era il benessere economico ma c’era anche l’attaccamento ai colori. Insomma l’entusiasmo era dentro e fuori l’ambiente.

E quando gli interpreti non erano fatti di nomi già noti approdati a Varese (Carmignani, Leonardi, Tamborini e via dicendo, con l’aggiunta di un Anastasi creato in casa nostra), anche quando si trattava di quelli cresciuti da noi (su tutti la magnifica squadra di ragazzini messa assieme da Sandro Vitali, fatta dai Gentile, Cresci, Dolci, Massimelli, Calloni, Libera… ). Gli uni e gli altri tutti abilitati ad aprire le ali per volare (come volarono) verso panorami di grandi società quando non verso l’azzurro nazionale.

Ricordi bellissimi che non potranno mai essere cancellati dal grigiore attuale. Così come rimangono e rimarranno quelli della stupenda Ignis e della Mobilgirgi (degnamente rappresentate dalle società che si sono succedute) vincitrici di tutti e di tutto. Troppo grandi per non essere presenti anche se il raffronto con l’attualità del versante calcistico lascia, fortunatamente, possibilità di minor sconforto.

Ma è così. È finito nell’hockey il tempo dei “mastini” pur permanendo gli sforzi organizzativi di una società che nel settore economico scivola rischiando molto più di quanto non rischi nelle valide scivolate dei suoi atleti sul ghiaccio.

È così, nell’ippica dove il naufragio locale supera di gran lungo quello nazionale.

Guardiamo all’indietro, allora e non dimentichiamo quei pennoni dove i colori delle nostre squadre continuavano a brillare in un vento propizio. Ritroviamoci, ancora, in quei colori attendendo il “nostro” vento.

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