“E pensare che abbiamo partecipato a quel concorso quasi per caso!”. Sorride Claudio Del Ponte, varesino, maestro dei novizi del monastero della Cascinazza, contemplando soddisfatto la medaglia d’argento. C’è anche un po’ di anima bosina nel prestigioso secondo premio che la loro Birra Blond ha vinto al “Brussels Beer Challenge” nella categoria “Birre d’Abbazia” superando decine di concorrenti da tutto il mondo.
Alle porte di Milano, comune di Buccinasco, in un angolo nascosto della ‘Bassa’, pochi chilometri dalla uscita 6 della tangenziale Ovest, fra le nebbie e i campi dipinti dal pittore americano William Congdon, c’è il monastero dei Santi Pietro e Paolo. Qui vivono venti monaci benedettini di clausura che producono tra l’altro la Birra Cascinazza nelle sue tre declinazioni: Amber, Bruin e appunto Blond.
I religiosi che compongono la comunità hanno deciso di dedicarsi a questa attività dal 2008 quando si resero conto che l’agricoltura da sola non era più sufficiente al sostentamento. Due di loro qualche anno prima avevano trascorso un periodo di formazione in Belgio, presso alcune abazie leader mondiali in questo particolare settore.
È nata così la prima birra artigianale monastica italiana. Prodotta secondo la tradizione birraria del Nord Europa, non segue alcun processo di filtrazione o pastorizzazione. Questo garantisce la fruizione di un prodotto “vivo”, il cui gusto si affina ed evolve nel tempo.
L’impianto del microbirrificio è totalmente gestito dai monaci in ogni sua fase: dalla scelta delle materie prime (acqua, malto d’orzo, frumento, luppolo e lievito), alla preparazione del mosto, dalla fermentazione all’imbottigliamento. Questo lavoro richiede una particolare precisione durante tutti i passaggi a causa della complessità del prodotto. Solo così si può garantire un’elevata qualità. In questo senso anche il tempo è fondamentale. Non bisogna avere fretta ma rispettare il naturale processo di maturazione per ottenere il massimo profilo aromatico: le birre vengono così rifermentate in bottiglia.
L’attività è totalmente gestita e organizzata secondo i ritmi e le esigenze del monastero. Questo permette di salvaguardare gli elementi essenziali della vita benedettina. Il lavoro è quindi finalizzato al servizio della vita della Comunità e alla sua crescita, non solo materiale ma anche di fede. Come scriveva San Benedetto nella Regola del 534 “Sono veri monaci, se vivono del lavoro delle proprie mani”. Per questa ragione il numero di bottiglie prodotte annualmente alla Cascinazza è volutamente limitato ma di grande qualità: un lavoro che si inserisce nel solco di un’antica tradizione che fin dal Medioevo ha visto i benedettini diventare importanti produttori di birra.
Tra una settimana ci siederemo a tavola per il pranzo di Pasqua: festeggeremo, anche in questo modo, la Resurrezione del Signore: perché allora non abbinare ai suntuosi piatti di portata queste birre dalla realizzazione e dal gusto così particolari? I monaci non le vendono direttamente ma accedendo al sito www.birracascinazza.it trovate tutte le informazioni necessarie. Per esempio le potete acquistare a Besozzo presso l’enoteca di Nello Bottazzi. Oppure, se avete voglia di ammirare lo sbocciare della primavera nella Bassa, raggiungete la Cascina Santa Marta a Zibido San Giacomo. Lì oltre alle birre sono esposti molti altri gustosi prodotti monastici: gita, da noi si direbbe, ‘fuori porta’ ma che merita.
You must be logged in to post a comment Login