Secondo un dato fornito dal ministero dell’Interno in Italia, negli ultimi dieci anni i furti in casa si sono più che raddoppiati passando dai 110.000 del 2004 ai 251.000 del 2014, come dire che nel nostro Paese viene svaligiato un appartamento ogni due minuti. Tra le regioni d’Italia la più colpita è stata la Lombardia con 470,4 furti per ogni centomila abitanti e il Varesotto dove, secondo una precedente classifica stilata dal “Sole 24 Ore”, soltanto nei primi sei mesi del 2009, si ebbero diciotto furti ogni 10.000 abitanti laddove la media nazionale era di 12,1 furti.
Tali dati, benché siano abbastanza estemporanei, indicano in ogni caso una linea di tendenza, ma pur se la provincia piange, il capoluogo di certo non ride perché Varese, la città giardino, è soltanto al 74° posto per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini. Ma di là dei numeri e delle statistiche che ci lasciano sempre piuttosto scettici per il loro trilussiano combinarsi, per quanto riguarda la sicurezza cerchiamo di capire che cosa sta succedendo a Varese e nel Varesotto e, se possibile, indagarne il perché.
In realtà non sta succedendo nulla che possa definirsi emergenza sicurezza come l’ha chiamata qualcuno sennonché i cittadini incominciano a sentire sulla propria pelle gli effetti di politiche sbagliate in tema di giustizia e immigrazione, oltre che di anni di demagogia. Come dire un’isterica produzione legislativa, la mancanza di capacità e volontà politica di “amministrare” il problema dell’immigrazione già al suo esordio, negli anni Novanta, il totale fallimento delle politiche localistiche.
Partiamo dall’isteria legislativa. Nonostante i protocolli intervenuti dopo la sua sottoscrizione e la successiva nascita di diverse agenzie che, in qualche modo, si occupano di problemi riconducibili alla sicurezza in seno all’Unione Europea come, a esempio, Europol ed Eurojust, la Convenzione di Schengen ha creato più problemi di quanti non ne abbia risolti. E non poteva essere diversamente perché essa fu redatta sulla scorta di tante buone intenzioni ma su di nessuna analisi sociologica seria su ciò che sarebbe accaduto in Europa col quasi concomitante abbattimento del muro di Berlino e delle frontiere. Sì, perché senza nessun filtro come potevano essere appunto le frontiere, l’Europa, in particolare l’Italia, si sarebbe fatalmente trovata assediata da una torma d’individui che avrebbero sciamato senza nessun controllo per tutto il Vecchio Continente, provenienti sia dal nord Africa via mare, sia dall’est europeo via mare e terra.
Per gli arrivi dall’Africa ricordiamo che degli oltre 200.000 immigrati arrivati soltanto nell’ultimo anno non si sa bene che fine abbiano fatto e con quali attività lavorativa si stanno mantenendo nel nostro Paese. Per molti di quelli arrivati dell’est Europa constatiamo, purtroppo, che la loro percezione civile è tutta da inventare stante che essi provengono da una realtà politica e sociale dove il massimo della virtù civile era la cieca obbedienza a un regime rozzo e totalitario che, però, reprimeva molto duramente i reati.
Sicché, scomparso il totalitarismo e le sue dure leggi, i malpensanti di quei Paesi hanno dato inizio a un safari delittuoso che interessa soprattutto l’Italia perché gli altri Paesi europei hanno adeguato in tempo leggi, metodi e strutture, anzi, qualcuno di essi, come Regno Unito e Irlanda, la Convenzione di Schengen non l’hanno neppure firmata e la Francia l’ha già “sospesa” in un paio di occasioni.
Insomma, il nostro Parlamento non soltanto è stato incapace di disporre un qualche “filtro” legislativo e operativo per poter separare il grano dalla pula ma non ha saputo neppure prevedere quei prevedibilissimi problemi di ordine pubblico che l’immigrazione incontrollata avrebbe comportato, come l’accrescersi della micro e macro criminalità. Anzi, nella circostanza la politica ha saputo fare anche di peggio: si è messa a giocare addirittura con le leggi!
Dapprima ne ha varata una che trasformava l’immigrazione clandestina in reato e, qualche anno dopo, ha messo insieme la più grande operazione di trasbordo di clandestini mai organizzata al mondo, la “Mare nostrum”. Prevedibilissimo, dunque, ma impreveduto, il massiccio arrivo di disperati ha stravolto la vita delle nostre città, facendo lievitare, in particolar modo, i reati contro il patrimonio, come i furti e le rapine in casa, i più devastanti per i cittadini che nel caso si sentono in balia della delinquenza, completamente indifesi da uno Stato che, invece, avrebbe l’obbligo costituzionale di proteggere loro e i loro beni.
Ebbene, al cospetto di un ciclopico problema governo e Parlamento hanno continuato a giocare. Con la legge 28 aprile 2014, numero 67, il governo si è proposto di depenalizzare 112 reati tra cui proprio quelli che concretano o fanno da drammatico corollario al furto e alla rapina in casa. Infatti, in futuro i reati di lesioni personali, minaccia, percosse, violazione di domicilio e violenza o minacce potrebbero essere perseguibili in via amministrativa, cioè come una banale contravvenzione per divieto di sosta. Appena qualche mese dopo tale decisione, il ministro dell’interno, Alfano, ci ha annunciato con un tweet che il governo avrebbe l’intenzione di aumentare le pene per i furti in appartamento: roba da trattamento sanitario obbligatario per manifesta sindrome dissociativa del governo!
Non è stata, però, soltanto l’isteria legislativa o l’incapacità politica ad aggravare un problema già grave di per sé ma anche il fallimento del progetto politico di chi vedeva nel frazionamento/trasferimento di talune competenze dal centro alla periferia e stiamo parlando di quel federalismo pecoreccio che negli ultimi anni ha contestato il modello di Stato centralista ma non ha saputo proporre delle valide alternative che non fossero propaganda o folclore di cattivo gusto. Anzi, proprio sul quel territorio che le era così caro perché rappresentava il suo sancta sanctorum la Lega, nel momento in cui aveva nel governo un proprio efficiente e anche dignitoso ministro dell’Interno, ha dato la più lampante prova della sua incapacità di saper passare dal tiro alla fune sul Ticino al governo dei problemi del territorio, come anche i furti in casa e la violenza sulle strade cittadine. E questo fallimento, oltre a recare ancora le impronte digitali dei suoi autori, ha anche nome e cognome: ronde padane.
Come dire dei privati cittadini che, privi di ogni potere, avrebbero dovuto girare per paesi e città con una pettorina gialla sul petto, a fare cosa non si è mai capito. Infatti l’iniziativa fu un flop colossale come lo furono “i ministeri” del nord e la maggior parte delle iniziative della Lega di governo. Sta di fatto che per quanto riguarda i furti in casa, oggi Varese vanta le stesse percentuali di Trapani, in quel profondo sud flagellato dal clientelismo e dalla mafia.
Per carità, non vogliamo creare allarmismi tra i varesini e i varesotti, anche perché l’eccellente concertazione tra Prefettura, Carabinieri, Polizia e Sindaci promette di dare dei buoni risultati sul medio termine, ma mancano pur sempre la volontà politica e il senso della storia.
Dell’assenza di coerente volontà politica abbiamo già detto, su quella del senso della storia vale la pena spendere ancora qualche parola, ricordando che i secoli bui del Medioevo iniziarono nel momento in cui le città periferiche dell’Impero Romano d’Occidente, non potendo più contare sugli aiuti da Roma, innalzarono mura e iniziarono a provvedere alla propria difesa da sole.
È questo che dobbiamo fare anche noi per difendere vita e proprietà? Dobbiamo tornare indietro di 1600 anni? Si svegli, dunque, la classe politica e ritrovi al più presto qualche guizzo di autentico altruismo; il governo aggiorni la sua incoerente agenda in fatto di reati contro i cittadini e rinegozi alcune clausole della Convenzione di Schengen. Le istituzioni locali varesine, nel frattempo, potrebbero iniziare a fare bene la loro parte di lavoro invece di prodursi in accuse incrociate sui soldi che mancano alla “Provincia che non c’è”: incomincino a utilizzare i soldi che ci sono per installare telecamere in tutta la città e collegarle a una centrale operativa interforze, in modo che ogni strada, ogni piazza, ogni vicolo, diventi un “set di legalità”.
Dopo, magari, bontà loro, ci faranno sapere chi sono stati in questi anni gli assaltatori della diligenza. Per adesso si preoccupino dei mariuoli che ci entrano in casa.
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