Parafrasando il titolo di un famoso e intrigante romanzo di Italo Calvino “Se una notte d’inverno un viaggiatore” potremmo tranquillamente chiederci, a proposito degli incerti destini del Grand Hotel Campo dei Fiori – condannato all’oblio dal 1968 e messo alla berlina dal FAI domenica scorsa su Rai3 – cosa accadrebbe in città se una notte d’inverno – ma andrebbe bene qualsiasi altra stagione delle tre rimanenti – si presentasse un “investitore notturno” e bussasse alla porta del sindaco di turno. E facesse al sorpresissimo primo cittadino più o meno questo discorso.
“Da mesi alcuni miei collaboratori, nel più totale riserbo, stanno vagliando, carte alla mano, la possibilità di acquistare e rilanciare il magnifico hotel, in splendida decomposizione, adagiato sopra la vostra montagna. Con grafici, tabelle, indagini di mercato mi hanno convinto ad acquistarlo perché potrebbe diventare un buon affare per il gruppo che rappresento e penso anche per la sua città. Certo l’albergo va trasformato, adattato agli standard di oggi perché possa rispondere a quattro diverse vocazioni cui stiamo pensando: residenziale, salutista, sportiva, congressuale. Prevediamo la costruzione di un paio di piscine a copertura mobile, di due campi da tennis, di saune, di bagni turchi e quant’altro. Ci siamo subito resi conto salendo all’hotel che è assolutamente da mettere in conto, per una piena fruizione del luogo, il contemporaneo ripristino della funicolare, delle sue pertinenze liberty come l’ex ristorante adiacente la stazione di arrivo. Insomma, caro sindaco, deve tornare ad essere un luogo di delizia secondo le esigenze e gli standard di oggi. Certo sappiamo benissimo che il Grand Hotel è inserito in un benemerito Parco regionale, che sulla costruzione ci sono vincoli monumentali, che bisogna spostare altrove le antenne che ne affollano, a caro prezzo, il tetto, che forse il piano di gestione del territorio di Varese andrà ritoccato. Insomma non sarà una passeggiata, ne siamo consapevoli, ma ci pare che il gioco valga la candela. Dimenticavo che i miei tecnici mi hanno anche parlato di un bellissimo osservatorio astronomico a poca distanza col quale potremmo avviare un discorso di collaborazione; magari, la butto lì, si potrebbe pensare addirittura di adattare un’ala del rinnovato albergo a foresteria per ospiti dell’osservatorio stesso. Io e il mio gruppo siamo disposti a mettere sul tavolo una somma considerevole, più che sufficiente per fare tutto quello che le ho fin qui detto, stia tranquillo. Però in cambio abbiamo bisogno di interlocutori credibili disposti a ricercare con serietà un equilibrio accettabile tra le nostre esigenze di business – non investiamo per beneficenza deve essere ben chiaro a tutti – e quelle di salvaguardia della montagna che davvero è un balcone impagabile, quando sono salito era un giorno di vento e le assicuro, sindaco, che in vita mia non avevo mai visto così tanti laghi con un solo colpo d’occhio. Per ora le consegno, a conferma delle nostre intenzioni, copia di una lettera di intenti che ho già depositato presso un notaio della città a tutela mia e del mio gruppo. Lei nel frattempo cominci a sentire le reazioni della città, quelle del Parco, delle associazioni ambientaliste e naturalmente della sua Giunta, poi mi faccia sapere quali sono gli umori nei confronti del progetto, le lascio tutti i miei recapiti… la saluto signor sindaco, buona notte”.
In un attimo “l’investitore notturno” sparì inghiottito da una delle tante piovose notti di Varese. Quella per il primo cittadino di turno non fu affatto una buona notte, nel dormiveglia stentava a credere che l’incontro con l “investitore notturno” fosse davvero avvenuto. Eppure sul comodino la consistenza cartacea della lettera non gli lasciava alternative, già dal mattino seguente avrebbe dovuto farsi carico di quell’incredibile proposta: raccontarla, spiegarla, sostenerla. Temeva il primo cittadino di turno che la città, nel suo insieme, di fronte alla sfida proposta dall’ “investitore notturno” avrebbe avuto una reazione di diniego, il solito diniego di fronte alle novità sempre invocate ma mai veramente volute e quella era davvero una grande novità. Temeva il sindaco di turno la vittoria, ancora una volta, del partito largamente maggioritario e trasversale, quello del rimpianto e della nostalgia a costo zero.
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