Tra le belle storie di conversione nei Vangeli c’è anche quella di Zaccheo, che, pur essendo un caso a parte, presenta qualche analogia con tante altre miserie umane. Di lui l’evangelista annota: ha un handicap (è di bassa statura) e porta in cuore un desiderio (vedere Gesù). Le due condizioni sembrano confliggere tra loro, ma lui con grande libertà e coraggio supera ogni incertezza e impedimento.
Anna Maria Canopi ci suggerisce di dire: «Signore Gesù, fa’ che anch’io sappia di essere, come Zaccheo, piccolo di statura morale, ma dammi un po’ di fantasia per trovare il modo di alzarmi un poco da terra spinto dal desiderio di vederti passare, di conoscerti e di sapere chi sei tu per me. So che devi passare dalle mie parti, dove sono io: sei venuto apposta! Ti prego, fammi trovare un albero, qualcuno che sia più alto, migliore di me, per valermi della sua statura e cercare di vedere te, soprattutto per farmi vedere da te, e sentirmi da te chiamare per nome».
Nel cammino di conversione non bisogna chiudersi nei propri limiti e arrendersi al “destino crudele”, ma cercare soluzioni, anche inventandole ex novo, anche facendo diverso dagli altri. Nella vita avanza solo chi agisce mosso dal desiderio e non dalla paura!
Segue il vento del desiderio e se ne lascia trasportare. Forse è già questa l’azione – reale anche se invisibile – dello Spirito Santo, che è contro la staticità monotona e facilita passi veloci, anche di corsa, se è il caso.
Gioca d’anticipo, proprio perché vuole godersi lo spettacolo, come chi è interessato verso l’oggetto del proprio amore. Avere Dio a portata di mano e lasciarselo sfuggire sarebbe una leggerezza imperdonabile!
Lo individua lo sguardo di Gesù, il solo che non si posa mai per prima cosa sui peccati di una persona, ma sempre sulla sua povertà, su ciò che ancora manca per una vita piena. La sua parola è la sola che non porta ingiunzioni, ma interpella la parte migliore di ciascuno, che nessun peccato, per quanto grave, riuscirà a cancellare.
Zaccheo, che cerca di vedere Gesù, in realtà è cercato: l’amante scopre così, con somma meraviglia, di essere amato, ed è subito festa!
“Oggi devo fare casa con te”: Dio ha bisogno di noi. Al Signore mancava l’ultima pecora. Cristo passa in mezzo a noi a cercarci ad uno ad uno. Queste poche parole sono il compendio del Vangelo: eccolo qui il Dio-con-noi, che sente le nostre case come le sue, perché vuole fare di tutti noi la sua unica grande famiglia.
Il pubblicano di Gerico prima incontra poi si converte: incontrando uno come Gesù, ritrova se stesso, perché Gesù rende liberi gli oppressi, dà da mangiare agli affamati, restituisce la vista ai ciechi: fa rinascere!
Ancora altri particolari: la fretta nel discendere dice la voglia di ospitalità offerta senza calcoli, sulla fiducia ricevuta e corrisposta; l’accoglienza nella casa indica l’apertura del cuore, che l’ha permessa; di conseguenza la gioia e la vita, da chissà quanto tempo spente, riprendono vigore.
Il risultato dell’incontro è proprio la vita nuova: il peccatore pentito si libera anzitutto dalle cose, ma soprattutto è pronto a coprire il male con il bene. Dio è alla portata di tutti. Ognuno ha una casa da offrirgli. E il suo passaggio tra noi lascerà il segno: il senso di una vita piena e bella, quanto più è svuotata dal possesso per divenire dono. Ad imitazione di Cristo!
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