Farsi conoscere incontrando la gente, spiegare cause e rimedi proposti per rimettere in moto Varese. Ecco perché molti cittadini da tempo sono al lavoro nelle file di #Varese 2.0. Un programma impegnativo, bene articolato e distribuito in un arco di tempo ampio perché sono numerosi gli argomenti da illustrare e discutere: in effetti la città ha le gomme a terra. E da troppo tempo
Daniele Zanzi, portavoce di #Varese 2:0, gruppo di persone, “libere e uguali”, che vogliono un civismo nuovo, quanto a sostanza e metodo ha dato indicazioni e riferimenti chiari, comprensibili e pure inequivocabili. Zanzi ne ha scritto nello scorso numero di RMFonline. E con il massimo della trasparenza anche per quanto riguarda i rapporti con la politica tradizionale da parte di coloro che appunto guardano e lottano per una nuova alba di Varese.
Ci fu in passato l’esperimento di una lista civica, ma allora i partiti godevano ancora di considerazione, i cittadini non si sentivano trascurati come oggi dai deputati e pure dai rappresentanti in Regione e addirittura dal “palazzo” di casa.
Oggi a Varese c’è molta delusione se si guarda al passato recente, al quarto di secolo di governo nel segno della Lega, ma #Varese 2.0 sottolinea anche le responsabilità delle opposizioni che non hanno saputo interrompere la deriva. A conferma del suo disorientamento la maggioranza cattocarroccia nella rivolta dei “liberi e uguali” vede un assalto di sinistra. I varesini invece non hanno dimenticato Giunte e Consigli comunali dei quali erano travi portanti numerosi e qualificati liberi professionisti ed è allora possibile che accettino di buon grado di conoscere meglio persone e programmi per un vero Rinascimento della ex Città Giardino.
In questo manifesto per un nuovo civismo hanno evidenza problemi reali ed importanti che riguardano vere emergenze strutturali e ambientali della città nonché l’organizzazione della comunità. Non ho trovato alcuni aspetti sociali di rilevante profilo, come la tutela della salute che si realizza per il tramite del sistema sanitario. Da anni ormai la gente tribola per difficoltà di accesso al Pronto Soccorso e per le limitate capacità ricettive di alcuni reparti. C’è sempre l’impegno degli apparati, ma la situazione non è ancora a livelli accettabili e non può essere diversamente perché a Milano, nell’indifferenza di consiglieri e assessori che rappresentano Varese, hanno ridimensionato il “Circolo” e oggi percorrono cento vie e fanno giochetti di prestigio per negare l’evidenza – acclarata da documenti regionali – che dicono chiaramente che il monoblocco è stato approvato in Regione per 757 posi letto in base a una precisa relazione sanitaria richiesta dalla Regione stessa. Oggi mancano 200 posti letto, forse ne recuperiamo una quarantina per la nota iniziativa di Maroni, ma si tenta di coinvolgere i letti del Del Ponte in una conta di numeri che riguarda solo ospedale di Circolo.
In Italia si discute sulla responsabilità civile dei magistrati, ma chi, con l’esercizio del potere, alle volte con scelte sbagliate danneggia le comunità non viene nemmeno rimosso.
Il problema dell’ospedale di Circolo è di notevole impatto sulla comunità e merita dunque la massima considerazione. La politica delle grandi sconfitte varesine dopo averci regalato un ospedale depotenziato adesso è entrata nella Fondazione Molina. É entrata con persone degnissime, ma con gli anni potrebbe succedere che assieme alle persone entrino le logiche politiche. E inizierebbe il declino del Molina. Come è accaduto per l’ospedale. Ecco perché nella conoscenza, nello studio e nel controllo dei nostri luoghi di cura e assistenza oggi è importantissimo l’apporto giovane, responsabile, nel segno cioè in una vera cultura sanitaria, di cittadini che si riconoscano anche in #Varese 2.0
You must be logged in to post a comment Login