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Attualità

EXPO/1 LA FIERA DI PAESE

GIANFRANCO FABI - 20/03/2015

piazza

L’aiuola in allestimento in Piazza Monte Grappa

L’Expo è una cosa seria. Dietro al titolo “Nutrire il pianeta, energia per la vita” c’é infatti una grande volontà di attenzione ad uno dei temi fondamentali del futuro di tutta l’umanità. Non solo l’alimentazione come bisogno primario, ma soprattutto una strategia di grande attenzione all’uso delle risorse, allo sviluppo delle potenzialità, all’equa distribuzione delle ricchezze naturali.

Non sarà una fiera agricola, non sarà nemmeno un’esposizione di marche alimentari e nemmeno uno spazio pubblicitario per qualche alimento di nuova generazione. Sarà un avvenimento culturale, un’occasione di riflessione per l’impegno di ciascuno di noi verso un mondo in cui un quarto della popolazione soffre la fame e un altro quarto è sovrappeso con una pericolosa tendenza all’obesità anche dei bambini.

Sarà certamente anche un’occasione di business legata alla promozione delle capacità italiane di organizzare un evento denso di contenuti, ma dovrà essere soprattutto un momento per avvicinare giovani e meno giovani alla globalità dei problemi, uscendo dalla porta di casa.

L’Expo é quindi una cosa seria, non una fiera di paese.

Non so chi l’abbia pensata, ma l’iniziativa promozionale realizzata a Varese in piazza Monte Grappa assomiglia molto di più allo stand di un venditore di cioccolatini (con tutta la dignità dei venditori di cioccolatini) che non ad una porta aperta verso un evento storico per la Lombardia e per l’Italia.

Che cosa dire del piccolo Infopoint in vetro dove, leggete, leggete, “I turisti – informa il comunicato ufficiale – non solo potranno trovare informazioni, ma saranno “deliziati” dall’esposizione di prodotti locali tipici. Ai lati del gazebo due aree verdi, una con altri prodotti locali, e una realizzata con un pergolato di viti, con un palcoscenico e un maxischermo. E per finire “Verso Corso Matteotti un frutteto – diciotto alberi di peri e meli – mentre lungo via Carrobbio, i turisti potranno assistere alla fioritura di papaveri e gelsi”.

Peccato che, ricordando che quella piazza si chiamava una volta Piazza Porcari, qualcuno non abbia pensato di tornare all’antico splendore mettendo anche qualche pecora e qualche maiale, trasformando il centro cittadino in una stalla.

Varese è indubbiamente una città al centro di un grande territorio industriale, ma per vedere gli alberi in fiore basta fare due passi, per i papaveri basta scendere verso Casbeno osservando i campi coltivati e non. I gelsi abbondavano nell’Ottocento insieme alla raccolta dei bachi da seta, ora sono quasi scomparsi, ma ci sono tanti altri tipi di alberi in fiore, come i peschi sul lago di Monate. Senza dimenticare che Varese ha una grandissima tradizione e un altrettanto grande presente nel settore florovivaistico con aziende di prestigio nazionale.

La piazza Monte Grappa stile Expo sembra una via di mezzo tra gli orti in città, ricavati dai fazzoletti di terra delle periferie, e le aiuole coltivate ai tempi della mitica e nazionalistica battaglia del grano.

Quattro alberelli e due formaggini sono solo una parodia dei grandi temi dell’Esposizione universale, una messa in scena povera e inconcludente probabilmente degna di una città che non si ricorda più come si fa a pensare in grande, a dare del valore aggiunto alle iniziative, a distinguere quello che può essere veramente utile da quello che é solo immagine di cartapesta.

Intanto il decoro urbano sembra appartenere ad un altro pianeta. Basta guardare quel ricettacolo di rifiuti che è la fontana davanti al Politeama o quelle case diroccate all’incrocio tra viale Borri e via Gasparotto (da qualche giorno ribattezzata “ponte rotto”).

Varese si meriterebbe di più, soprattutto in qualità delle cose.

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