Le giuste lamentele del Centro Geofisico Schiaparelli, dell’Associazione Piero Chiara o del FAI Provincia di Varese pretendono e vogliono una chiara presa di posizione della Provincia locale nei confronti del Consiglio dei Ministri sul suo e sul nostro futuro. Amici della Terra a Varese di cui sono Presidente pro tempore, sarebbe completamente disponibile a supportarla all’uopo. È giustissimo non fare degli sprechi con il danaro pubblico.
Sono però contrario a Leggi fatte a metà, come la Legge Delrio (LEGGE 7 aprile 2014, n. 56 Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. [GU n.81 del 7-4-2014]), che impediscono a enti capaci di organizzare da anni prove di conclamata qualità, idonee a far crescere coloro che abitano e lavorano in un territorio (e ad aumentarne il suo valore), a fare con perspicacia la giusta programmazione.
Scrivo, pertanto, non solo di un passato di prestigio, ma, anche, di un futuro degli enti ora buio, dove gli stessi hanno l’esigenza di far crescere la loro programmazione che si intensifica e progredisce di anno in anno.
Il processo di attuazione della Legge citata, sta confermando quella contraddizione di fondo che avevo intravisto in occasione della sua prima lettura. Sono stati costruiti, insomma, dei contenitori dalla Legge medesima, ma non è ancora stato fissato il loro contenuto. Mi spiego. La Legge dice che devono essere mantenute le “funzioni fondamentali”.
Queste posso immaginarle (valorizzazione dell’ambiente, energia, governo del territorio, commercio, formazione, servizi pubblici locali, sviluppo economico e sociale che sono al tempo stesso patrimonio dei “nuovi” enti di area vasta e del legislatore regionale), ma non sono benché minimamente definite. Si continua perciò da parte degli enti a navigare senza meta nella nebbia più profonda. I Varesini rischiano così di perdere la propria qualità della vita diminuendosi il livello delle diverse manifestazioni che hanno potuto in passato godere.
Sarà la Regione Lombardia che potrà addossarsi di tutti i pesi che si era accollata la Provincia, ovvero dobbiamo battere altre strade per poter raggiungere un analogo traguardo?
È, secondo me, sbagliato dover pensare che la Regione, che anch’essa deve subire tagli alle entrate statali, possa venire incontro alle ragioni di ciascuno. La loro realizzazione diviene così aleatoria e passibile di ingiustificati esami e delle ugge dei politici di turno quando invece questa è entrata nella tradizione.
È così giusto che lo Stato si renda dei disagi apportati dalle sue norme incomplete e che, quindi, la Legge Delrio possa venir completata prima del suo giudizio da parte della Corte Costituzionale. Il Parlamento, invogliato dall’esecutivo potrà, così, mettere non equivoche norme di Legge stabilendo il da farsi provincia per provincia.
Una precisa normativa che segua una discussione ampia, a cui possa seguire comunque ricorso, dovrà quindi intervenire. Lo Stato deve essere chiamato, inoltre, non soltanto a decidere le iniziative del locale, ma, anche, a dargli una dimensione profondamente diversa: nazionale o europea o intercontinentale.
Quantunque sia vero che spetta alle Regioni la disciplina di gran parte delle funzioni provinciali, ci sono però due questioni che pretenderebbero l’intervento statale. In molti casi, dopo la riforma costituzionale del 2001, il legislatore regionale non ha modificato le norme statali e le Province hanno continuato ad esercitare alcune funzioni come nel passato, e, spesso, con copertura finanziaria derivante da entrate proprie. Oltre queste “funzioni slittate” (passate cioè dal regime della legge nazionale a quella regionale), le Province sono state artefici di vere e proprie “funzioni autoprodotte”. Intendendo legittimamente rispondere ad esigenze territoriali della propria comunità, hanno costruito o rafforzato enti privati (società, consorzi, enti, agenzie, eccetera) finanziandoli in gran parte con risorse proprie; enti, come scritto sopra, che adesso si trovano spesso in mezzo al guado: non sono né del tutto riconducibili alle funzioni fondamentali fissate dalla legge Delrio né sono state adottate su delega o per conferimento regionale. Per queste funzioni e per il destino di molte risorse umane che sono impegnate a sovrintendere queste attività (divenute una vera propria attività pubblica), sarebbe auspicabile e necessario un intervento del Governo. Si pensi alla cultura e alle molteplici iniziative con cui le Province che hanno istituito musei, fondazioni, consorzi, governato siti Unesco, biblioteche.
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