Cara Varese

SVOLTA, NON RIVOLUZIONE

PIERFAUSTO VEDANI - 13/03/2015

La mia storia professionale è fatta di presenze in giornali senza etichette progressiste, ma accettati riferimenti per le comunità di Como e Varese. Mi è capitato di essere apparentemente all’opposizione solo negli Anni ‘50 collaborando a un paio di periodici comaschi.

Il primo fu “Ul Tivan” dove scrivevo, gratis, di basket: il giornale, di netta impronta satirica, aveva nelle vele un forte vento monarchico. Nemmeno nel secondo periodico mi vidi nei panni dell’oppositore: era La Voce di Como, organo del PCI. Erano anni in cui in riva al Lario andava fortissimo il basket femminile con la mitica Comense allenata da Rico Garbosi, il basket maschile era invece snobbato anche dai giornalisti, io per pura passione lo seguivo a Cantù, Varese, Milano, Pavia. Agii inizi come scriba, per me non fu un problema scrivere anche per la Voce dopo patti chiarissimi, sempre rispettati: niente politica, nessuna retribuzione, comunicazione dell’impegno al Tivan e quindi firma degli articoli con uno pseudonimo.

Se anche la modestissima vicenda personale non mi ha mai fatto rimpiangere di non essere stato all’opposizione, non significa che abbia snobbato il ruolo che essa ha nelle vicende di una collettività. In più occasioni me lo ribadirono i capicronisti, i miei primi maestri nella professione: dare rilievo al ruolo degli oppositori, rispettarlo, equivale a difendere e far crescere l’intera comunità. Sono insegnamenti la cui validità ho riscontrato sul campo ed ecco che anche in questi giorni ho avuto modo di sottolineare la portata dell’azione del Pd a livello comunale per la vicenda del Molina.

La sinistra di Palazzo Estense ha una bella tradizione. Che continua e oggi potrebbe portare lontano il partito alla luce delle vicende che dilaniano il centro destra nazionale e valutando la modestia realizzativa della coalizione che gestisce da anni la città. È possibile che il PD si avvicini al traguardo elettorale che insegue da più di sessant’anni cioè dopo l’unica vittoria conseguita nella prima votazione del Dopoguerra.

Nella primavera del 2016 il PD dovrà convincere i delusi e gli astensionisti a partecipare alla grande svolta. Svolta e non rivoluzione. Già oggi contenuti e toni dell’attività di opposizione sembrano in linea con la concretezza e la prudenza di un elettorato che sembra preferire gestioni grigie alle lotte per diritti che saranno tali quando avranno il crisma di leggi dello Stato. Inoltre Il disastro attuale dei sindaci arancione di capoluoghi di regione non ha certo dato in proposito indicazioni rassicuranti. È però una situazione che il PD varesino sembra avere bene inquadrato con i suoi odierni pellegrinaggi nei quartieri e con incontri con possibili nuovi elettori.

Insomma l’opposizione varesina sta lavorando per un patto chiaro con la città e in particolare con il pianeta cattolico che non ha ricevuto più di tanto da confratelli che ritengono di essere speciali e invece a conti fatti – in politica i risultati sono determinanti – sembrano addirittura più lontani.

La stessa attenzione alla città e ai suoi problemi il PD non l’ha avuta a livello regionale a proposito del nostro sistema sanitario, massacrato dalla maggioranza verde e celeste-azzurra, padrona della Lombardia

Una maggioranza che a Palazzo Estense forse pensa ancora di essere bene in sella e indispensabile alla città, ma che non si accorge che qualche suo capomanipolo potrebbe sembrare un distratto frequentatore di mass media se ritiene la stampa locale nemica dell’ ospedale di Circolo!!!

Mi piace rispettare le opinioni di tutti, anche le più strane e confutabili e capisco le difficoltà odierne di chi dopo più di vent’anni di rivoluzione leghista si ritrova con un bilancio sconfortante. Anzi indigeribile per chi ha strombazzato ai quattro venti che a Vares i murun fan l’uga.