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Sport

DISASTRO PARMA

ETTORE PAGANI - 06/03/2015

parmaCaso Parma. Vergogna, degrado e tutto, ma proprio tutto quanto si possa trovare di negativo in fatto di commenti. Grande lo sdegno per un comportamento accuratamente preparato e portato avanti con determinazione, giustamente feroci le critiche.

Vergogna, dunque, ma non nuova e non lo si dica agli appassionati del calcio varesino che vicenda analoga ebbero a sopportare anni fa, quando dalla Liguria giunse alle pendici del Sacro Monte con il suo seguito (per la verità abbastanza esiguo! Bionda consorte e poco altro: meglio far tutto da soli) un personaggio del tutto sconosciuto a Varese e che di Varese probabilmente non aveva mai sentito parlare. Di Varese città, s’intende, perché per il resto, cioè quanto a calcio locale, era più che mai al corrente. Quel che bastava, però, per predisporre un volgarmente piano più che sufficiente per riempire le proprie personali riserve monetarie portando al fallimento la società.

Un’altra vergogna. Ante-Parma, dunque. Non unica s’intende ma parente stretta per modalità di svolgimento di quella della valorosa città emiliana.

Era venuto da Genova dalla parte di chi indossava i colori blucerchiati e dai suoi tifosi che non piansero, certo, per la sua partenza. Tutto organizzato dall’interessato sin nei minimi particolari. Con tanto di conferenza stampa all’arrivo nell’allora sede della società in via Frattini.

Tutto organizzato e, per la verità, senza neanche troppe smancerie in fatto di promesse. Stava in guardia, insomma. Al punto che al saluto iniziale portato da chi scrive per conto della stampa locale (nella onorifica ma anagraficamente non lusinghiera qualifica di decano) sostanzialmente non rispose. Tanto meno lo fece quando – sempre chi ora scrive – espressamente dichiarò che stante l’assoluta ignoranza di Varese intera sui motivi che lo avevano indotto ad approdarvi ci si augurò “Che non fosse qui giunto quale grande liquidatore della società”.

Un presagio maledetto che in fondo poteva anche avere un suo senso proprio nell’assoluta mancanza di informazioni sui motivi della sua venuta a Varese. Qualche tempo dopo durante un colloquio con Alfredo Casati giunto a Masnago per assistere a un incontro della sua ex squadra mi fu confermata (anche da lui pur al termine della sua presenza attiva nello sport ma sempre molto al corrente di tante cose) che gli erano ignoti i motivi del suo passaggio in biancorosso. Salvo che dopo il periodo sampdoriano “aveva fatto ‘carte false’ per rientrare nell’ambiente del calcio”.

I motivi si scoprirono dopo. Quando, cioè, ottenuta la promozione in sezione B per la squadra biancorossa, fortissimamente determinata dal robusto appoggio economico erogato dalla Federazione alle società di serie B, il nostro diventò sostanzialmente padrone unico della società. Detto presidente cominciò la sua opera di smembramento della squadra e di approdo a una miserevole procedura fallimentare. Con ovvio preliminare abbandono di ogni carica in seno alla società e conseguente totale sparizione da Varese.

La vergogna del Parma ha avuto, dunque, buona compagnia anche in biancorosso.

A conferma che difficilmente le miserie restano isolate. E per puntualizzare relativamente alla nostra zona meritano un ricordo le situazioni di Saronno e Como. Con altri interpreti, poi, dirottatisi, con viaggio inverso, sulla Liguria e con i colori rossoblù.

 

 

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