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Noterelle

HA RAGIONE IL CUZÙN

EMILIO CORBETTA - 06/03/2015

lattoniereIl mio amico Pedetti, bosino DOC, detto dagli amici “cuzűn”, per l’imperdonabile vizio di cercare di pensare, è da un sacco di tempo in crisi perché si rende conto che il pensare è una attività sempre più difficile. Sente che le difficoltà aumentano in modo esponenziale con il complicarsi della vita, con l’aumento della burocrazia, con l’aumento della stupidità dell’umanità, con la progressiva scomparsa degli onesti, dei semplici, degli umili. In effetti ai nostri giorni c’è ancora in giro qualcuno che si crede umile? Ma cosa vuol dire essere umile? Ci sentiamo tutti dei “padreterni” magari sfortunati, per cui non brilliamo in mezzo agli altri, ma noi siamo tutti in gamba e se non ci fosse quella benedetta “sfiga”, lo faremmo vedere noi chi siamo … l’umile invece è quello che si accetta semplicemente per quello che è, conosce i suoi limiti e serenamente ci vive dentro, ma questa tipologia d’uomini sta scomparendo.
Il Pedetti, che non si sente tanto un “padreterno”, continua a meditare chiedendosi nuovamente perché il suo pensare gli deve costare sempre più fatica: da un po’ di tempo non gli tornano più i conti con la logica. Il Pedetti da giovane si sentiva un privilegiato perché lui lavorava mentre molti suoi amici o erano disoccupati o dovevano fare un lavoro che a loro non piaceva, mentre per lui il suo lavoro c’era e gli piaceva da matti. Ecco, il Pedetti era convinto di vivere un privilegio ed essere in quelle condizioni in una nazione povera com’era l’Italia di allora era veramente un onesto privilegio. Ma cosa faceva di straordinario il Pedetti? Faceva il lattoniere, ma lui le lamiere le faceva parlare, meglio erano musica: un soffuso sibilo se le tirava diritte, un tambureggiare armonioso se le doveva curvare con il suo martello speciale. Da un piano piatto piatto faceva venir fuori il parafango di una Lancia Ardea ed era bello farlo.

Col passare del tempo comparvero gli stampi e il suo martellare si spense. Non bisognava più essere bravi. Si doveva schiacciare un pedale e guardare il risultato, stando attenti ovviamente alle mani, che altrimenti sarebbero diventate parafango pure loro. Il suo lavoro non lo considerava più un privilegio, lo sapevano fare tutti, ma era diventato un diritto. Se il lavoro fa vivere non può essere che così, pensava il “cuzűn” del Pedetti. Vivere è un diritto, lavorare è un diritto.
Ma la situazione è andata avanti ad evolvere. Salta fuori che il lavoro dell’uomo non fa più parte delle “risorse umane”, smette d’essere indispensabile e diventa un peso per l’economia. Quello lì che non sa lavorare bene come la mia catena di montaggio, che è un grande robot disteso nei capannoni della mia fabbrica, perché devo pagarlo? È un peso umano, altro che risorsa … Io ho bisogno di amministratori con la testa fina, altro che operai (pensa l’imprenditore)… ma il “cuzűn” del Pedetti obietta che troppo spesso quelli con la testa fina sono solo una massa di super furbi, che fanno disastri facendo aumentare il numero di operai senza lavoro o addirittura fallire le aziende, ma andando in pensione con prebende galattiche e il “cuzűn” del Pedetti conclude che i privilegi sono quelli lì, ma non sono più onesti. Forse sono legali, ma non onesti. Legalità non equivale ad onestà, a moralità – conclude il Pedetti – ma oltre a questo altri motivi lo rendono molto perplesso.

La sua nazione era povera, quando lui iniziava a lavorare. Ora la sua nazione ha perso questa consapevolezza, non ha saputo essere oggettivamente umile, e si è creduta ricca: risultato? È piena di debiti, quindi è sempre stata povera perché se fosse stata veramente ricca non avrebbe fatto i debiti, che si ritrova sul gobbo. Ma i soldi che si stanno prendendo i furbi, che li reclamano come diritto acquisito, perché vanno avanti ad essere dati? È qui che il “cuzűn” del Pedetti va in salmì: per lui, umile batti-lamiera: un conto è il necessario per campare, un altro è depredare gli altri con quelli definiti diritti acquisiti che sono invece furti.. Che ci volete fare: il mio amico Pedetti, bosino DOC, la pensa così.

 

 

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