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Apologie Paradossali

L’EREDITÀ DA PERPETUARE

COSTANTE PORTATADINO - 06/03/2015

????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Dalla Russia al Califfato sembra di vedere qualcosa di già accaduto, in qualche caso secoli fa: autocrazia, costrizione dei diritti individuali, violenza, terrorismo antistatale e terrorismo di Stato.

“È sempre la concezione religiosa del potere – sbotta Conformi – gli islamici da sempre e i russi pure, mica per niente chiamano Putin lo Zar, ma con i comunisti era la stessa cosa, erano Stalin e il partito a far maturare il grano, a fare il bello e il cattivo tempo. E se qualcosa andava storto, erano i controrivoluzionari al soldo del nemico, proprio come adesso. Bisogna sbarazzarsi dei pregiudizi, dei luoghi comuni, dei miti consolidati. Tornare alla ragione, per aprire una nuova epoca d’illuminismo e di sviluppo sociale”.

“Ma non è affatto vero! – nemmeno Onirio accetta di starsene tranquillo – è proprio un uso distorto ed esagerato della ragione che la fa diventare ‘ragion di Stato’, Lo Stato diventa totalitario quando non ammette limiti alla propria concezione della realtà, fascista o comunista, non fa differenza. Anche nell’Islam è così: gli stati che adottano la sharia non lo fanno per rispetto alla religione, ma per l’adesione ad una particolare dottrina politica. Infatti, ce lo ha spiegato Costante, non esiste una legge religiosa scritta, lasciata da Maometto, oltre al Corano e alla Sunna. Non è un codice religioso, una dottrina rivelata, cui lo Stato si conforma, ma una interpretazione consolidata, una specie di common law ideologica, una lettura delle loro scritture che diventa totalizzante per una scelta politica, per un uso terreno; come si rende evidente dal fatto che moltissimi paesi a stragrande maggioranza musulmana non la applicano nella sfera pubblica”.

“Se mi permettete – intervengo – cerco di restituire a ciascuno di voi la sua parte di ragione. Giustamente Sebastiano rimarca un fatto che la storia s’incarica di confermare: le strutture di potere, talvolta anche i loro interpreti, passano attraverso ed oltre le rivoluzioni: la polizia e i servizi segreti dello zar si trasformano in quelli dell’URSS e questi ultimi in quelli della nuova Russia e di Putin; come Talleyrand, vescovo sotto la monarchia di Luigi XVI, ha potuto ricoprire cariche politiche sotto la Rivoluzione, Napoleone e la Restaurazione. Il paradosso è la coincidenza di camaleontismo e di continuità. Eppure, come Onirio, anch’io sono convinto che la religione porti ad un esperienza di libertà e che le catene del potere non siano l’ultima parola, anche sulla scena di questo mondo. Si può, si deve poter cambiare, infrangendo i tabù ereditati dalle condizioni strutturali della società e delle istituzioni politiche.

Posso fare un esempio? Proprio oggi (mercoledì 4marzo per chi legge) sono stato colpito dall’intervento dell’ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, di formazione comunista, al dibattito sulla scuola paritaria, organizzato dall’intergruppo per la sussidiarietà, (che ho seguito in streaming su www.ilsussidiario.net) Vero che già 15 anni fa egli, da ministro, aveva promosso la legge sulla scuola paritaria, mai compiutamente realizzata in termini economici dai suoi successori, sia di sinistra sia di destra. Mi ha sorpreso la chiarezza e la decisione con cui ha contrastato il dogma dello statalismo in materia di educazione, sia pure in nome della qualità del sistema scolastico paritario più che del riconoscimento di un diritto primigenio della famiglia a scegliere l’orientamento educativo per i figli. Ma, in fondo, anche questa posizione, che a prima vista appare incompleta e limitante agli occhi di un cattolico, forse contiene un insegnamento anche per noi: quello che può convincere della bontà di una iniziativa non è la rivendicazione di una ‘verità’ razionale ma astratta, ma la dimostrazione della sua fruttuosità, la possibilità che se ne possa fare un’esperienza positiva.

Vorrei tenere presente questo modesto esempio davanti agli occhi di tutti, sia che ci occupiamo della piccola scuola materna paritaria del paese, sia che affrontiamo il nuovo Zar o il nuovo Califfo: per non essere vittime rassegnate del potere, politico, economico o culturale, per poter continuare a sperare in un cambiamento positivo, occorre una cosa sola: saper considerare l’identità personale e culturale che si è ricevuto dalla generazione precedente, dal gruppo sociale o religioso, dalla nazione stessa, non come un tesoro materiale di cui essere gelosi, ma come un talento da mettere a frutto e da lasciare, a nostra volta a chi ci seguirà (per me è ormai ora di pensarci, cari Sebastiano ed Onirio); non come un possesso conquistato, ma come l’inizio di un processo”.

“Ancora una volta la superiorità del tempo sullo spazio, l’Evangelii Gaudium?” Sebastiano e Onirio sbuffano all’unisono.

“Ebbene sì, sai che delusione e che noia, se non fosse così!”

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