Complice la Pasqua bassa e il crescere della popolarità e dell’affetto per Papa Francesco, Roma è già piena di visitatori con almeno un mese di anticipo. E con loro sono tornati i bagarini intorno ai Musei vaticani, al Colosseo e al Foro romano. Si tratta di veri e propri adescatori di turisti cui promettono di saltare la fila per l’ingresso ai più celebri monumenti della capitale.
“È un fenomeno – sottolineano alla Polizia provinciale – cresciuto in maniera esponenziale rispetto all’anno scorso, punta dell’iceberg di un enorme evasione fiscale, di lavoro nero, di società fantasma…”. Li si possono vedere all’opera già all’uscita della fermata Metro Ottaviano o Colosseo, scrutare avidamente i passaggi per individuare lo sprovveduto cliente.
Il meccanismo è semplice. Questi improvvisati operatori turistici, con tanto di badge di plastica al collo di vere o fittizie agenzie, acquistano alle biglietterie tredici ticket per volta (di più non è permesso) e cercano di venderli singolarmente creando gruppi fantasma. I prezzi variano a secondo della lunghezza della fila, della giornata, degli orari. Così il costo di 12 euro del biglietto per il Colosseo può raddoppiare e lievitare tranquillamente sino a 30-50. O anche di più se l’adescatore riesce a convincere il turista a partecipare a tour complessivi della città. Il ricavato viene diviso tra procacciatore, guida e società (se esiste). Naturalmente basta andare on line per scoprire che le visite ai principali monumenti possono essere tranquillamente prenotate e a costi contenuti ma non tutti i turisti hanno familiarità con internet. Soprattutto se transitano per la capitale solo per pochi giorni.
“Si tratta di cifre da capogiro – raccontano ancora alla Polizia – basti pensare che spesso lungo la fila che dai Musei vaticani si snoda sino a piazza Risorgimento questi operatori, per offrire i propri servizi, spargono la falsa notizia che i biglietti agli ingressi siano terminati”.
Benvenuti in questa Roma nascosta che si alimenta della trascuratezza, della confusione dei ruoli: il Colosseo ricade sopra la competenza della Soprintendenza, i Musei vaticani della Santa Sede, le biglietterie ai Fori sono gestite da società private, l’autorizzazione delle guide turistiche ufficiali compete alla Provincia. Alla fine chi controlla chi?
Non è confortante l’immagine di un paese che lascia un pezzo importante del suo patrimonio artistico (che vale quattro punti di Pil, sessanta miliardi di euro all’anno) in mano all’abusivismo. E che certo non ha riscontri simili nei musei di Londra, Parigi o New York.
Così mentre sui social network impazzano il dibattito e i commenti sul nuovo logo scelto dall’amministrazione Marino “RoMe and you” (a onor della cronaca i più non ripubblicabili in questa sede) la vita quotidiana della capitale ancora una volta si consuma tra l’allargare le braccia delle autorità, il sorrisetto dei furbetti del quartierino, il rassegnato stupore dei turisti… “che tanto a Roma prima o poi ce ritornano”.
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