Due eventi rispettivamente nel corso del 2016 (Concilio panortodosso) e del 2017 (Giubileo della Riforma) ci attendono. Per gli ortodossi si tratta di una prima assoluta, in quanto le quattordici Chiese autocefale non si sono mai ritrovate assieme in un sinodo generale, ora voluto soprattutto dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo (dai cattolici si distinguono soprattutto in ragione del ministero universale del vescovo di Roma, sul problema del filioque, sul proselitismo perseguito dai cattolici a loro danno). Si è bloccato anche il dialogo con le antiche Chiese orientali, pur se l’uniatismo è una prospettiva da relegare nel passato (il metodo è stato respinto nel 1993).
Nell’ortodossia sta crescendo il fenomeno del fondamentalismo in connessione col creazionismo. Mosca e Costantinopoli si sono poi scomunicate reciprocamente alcuni anni fa a motivo della giurisdizione sull’Estonia. Non è risolto il problema geopolitico esistente tra il Patriarcato di Mosca, che è la Chiesa ortodossa più rilevante per numero di fedeli rispetto a Costantinopoli, che registra una storia ben più qualificata, ma al presente scarsità di fedeli, per non parlare della questione ucraina. Nei contrasti di giurisdizione entra in funzione il fattore del nazionalismo per quanto concerne i paesi ex sovietici. L’ennesimo accordo teologico intervenuto venticinque anni fa fra ortodossi e antiche Chiese orientali non si è sviluppato sul piano della cultura. Lo status quo delle differenze pregiudica la prospettiva unitaria. Il dialogo tra gli ortodossi esige d’essere portato ad intra, c’è spesso un deficit di ecclesiologia comune.
Per quanto concerne il mondo della Riforma è intervenuto con la Chiesa di Roma un accordo sulla giustificazione a cinquecento anni dall’affissione il 31 ottobre 1517 delle novantacinque tesi di Lutero sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg. Ma sono l’etica e la cultura che approfondiscono le differenze (vedasi il problema dell’ordinazione femminile in campo anglicano-luterano). Per non parlare dell’emergere delle nuove Chiese evangeli cali – carismatiche – pentecostali che abbracciano ormai 750 milioni di persone e fanno registrare una straordinaria capacità di proliferazione e di conquista (seconda forza dopo il Cattolicesimo).
Dopo il primo millennio la crisi di separazione dall’Oriente ha indotto via via l’Occidente a tentare la riconciliazione nei concili di Lione (1245 e 1274), Ferrara – Firenze – Roma (1438- 1445), sinché la Riforma luterana ha creato una divisione ben più preoccupante in seno alla Chiesa universale, pur essendo costitutivo della Chiesa l’essere in cammino verso l’unità, secondo la preghiera di Cristo: ut unum sint.
Di qui sulla via dell’ecumenismo la Conferenza mondiale di Edimburgo (1910), il Consiglio missionario internazionale (1921), le conferenze di Oxford ed Edimburgo del 1937, propedeutiche all’istituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese a partire da Utrecht (1938), la prima Assemblea generale di Amsterdam (1948), seguita da altri otto incontri sino a quello di Porto Alegre (2006). Nel 1993 in occasione della Conferenza mondiale di Fede e costituzione si è pure verificata la presenza ufficiale a Santiago de Compostela della Chiesa cattolica, che pur non facendo parte del Consiglio ecumenico delle Chiese, intrattiene con esso rapporti. La Conferenza di Graz del 1997 sulla riconciliazione ha segnato un passo importante e a Strasburgo nel 2001 è stata sottoscritta la Charta oecumenica.
In Italia nel 1997 si è concordato un testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni fra cattolici e valdesi o metodisti. Soprattutto valgono sul piano della reciproca volontà di dialogo e della disponibilità le preghiere e le celebrazioni liturgiche in comune, al di là della ricerca teologica e delle discussioni sull’impianto dottrinale.
Per quanto concerne la Santa Sede una svolta decisiva si è avuta con la decisione di convocare un Concilio ecumenico da parte di Giovanni XXIII. Sono nella memoria comune l’istituzione nel 1960 del Segretariato per l’unione dei cristiani, affidato in successione ai cardinali Bea e Willebrands, il decreto conciliare Unitatis redintegratio del 1964 e del 1995 l’emanazione dell’Enciclica Ut unum sint.
La Giornata mondiale di preghiera per la pace, estesa alle principali religioni del mondo, si fa auspicio di una comprensione reciproca sempre più ampia tra le varie fedi nonostante le tante situazioni di stallo e sensazioni di arresto.
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