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Spettacoli

VOLO ALL’ITALIANA

MANIGLIO BOTTI - 19/02/2015

voloRiflettori ancora puntati sul Festival di Sanremo, la cui sessantacinquesima edizione s’è conclusa una settimana fa. Un minibilancio. Sono stati due, anzi quattro, i vincitori: i tre ragazzi del gruppo il Volo (Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble) e Carlo Conti, il conduttore della solita, chilometrica trasmissione tv, sostenuta dalla Rai. Ce ne sarebbe un quinto, il cantante Nek (al secolo Filippo Neviani, di Sassuolo) arrivato secondo ma dopo avere vinto il premio della Sala stampa e la gara per la migliore cover (Se telefonando). E un sesto, il siciliano Giuseppe Caccamo tra le Nuove proposte; e – allarghiamoci un po’ – anche una settima, Malika Ayane, terza tra i big ma premiata dalla Critica. I ragazzi del Volo hanno spadroneggiato nel Televoto, cioè nel consenso popolare. Insomma, un delirio di canzonette e di premi…

Carlo Conti, il presentatore, era arrivato al Festival sciorinando il suo abituale basso profilo di onesto mestierante cresciuto tra le braccia di mamma Rai. Sanremo è stato il traguardo attribuitogli dopo le due precedenti edizioni di Fabio Fazio, cadute nell’indice degli ascolti e forse un po’ troppo referenziali. Con Conti, invece, che pure in qualche modo ha replicato alcuni cliché delle sue due trasmissioni televisive di buon successo (I migliori anni della nostra vita e Tale Quale Show), gli ascolti sono schizzati verso l’alto con una media quasi da finale di Champions League. Le sue collaboratrici o co-presentatrici – le cantanti Arisa e Emma, vincitrici di precedenti edizioni del Festival, e la bella attrice spagnola Rocìo M. Morales, nota suo malgrado solo per essere la compagna di Raoul Bova –, non gli hanno certamente fatto ombra: meglio, ne hanno accentuato il compito, evidenziandone le caratteristiche di modesto ma sempre rasserenante maestro di cerimonie.

I tre ragazzi del Volo (Piero, Ignazio e Gianluca, il primo di ventuno anni e gli altri due di venti), forti di una fama internazionale conquistata soprattutto negli ultimi ventiquattro mesi, erano approdati al Festival favoriti (dai bookmaker e – se ci è consentita una citazione – anche da RMF, quattro settimane fa, che ne aveva sottolineato la bravura –) e ne sono usciti vincitori. La loro canzone – Grande amore – non era eccezionale, ma gli è stata letteralmente cucita addosso. Il brano rispecchia la storia e la tradizione della canzone italiana; è stato interpretato con uno stile alla Bocelli e perfino mutuato dal famoso trio Pavarotti-Carreras-Domingo, ma con dei tratti nuovi, quali la simpatia, la spigliatezza, inusuali in gruppo di giovanissimi che cantano – come si dice – con la mano sul cuore.

Piero, Ignazio e Gianluca provengono dal talent show “Ti lascio una canzone”, teleguidato da Antonella Clerici, dove alcuni anni fa si erano singolarmente presentati da bambini. Poi insieme hanno spiccato il… volo. Adesso sono ultrafamosi all’estero, dove da tempo riempiono stadi e teatri con i nostri emigrati e i simpatizzanti – molti i giovani – tutti in piedi ad applaudirli. A Sanremo sarebbero già potuti venire come ospiti d’onore, tanto è enorme attualmente il loro successo. Poi hanno scelto la gara.

Vittoria sul palcoscenico dell’Ariston e poi subito la partenza per Abu Dabi per alcuni concerti. La canzone Grande amore, con ogni probabilità, verrà ripresentata a maggio al Vienna Song Contest (in pratica, il Festival europeo della canzone). C’è furbizia e – come detto – simpatia nel Volo. Uno dei tre, intervistato prima che salisse sull’aereo per i suoi giri nel mondo, ha gridato: “W l’Italia!”. Beh, sarà stato anche retorico, ma oggi c’è davvero bisogno che qualcuno lo pensi, ci creda e lo dica. Specie se ha vent’anni.

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