Già nell’ambito della cultura buddhista, circa a metà del terzo secolo a.C., il re Asoka (272-231) doveva proclamare il principio della libertà religiosa: “Sua maestà il re santo e grazioso rispetta tutte le confessioni religiose, ma desidera che gli adepti di ciascuna di esse si astengano dal denigrarsi a vicenda. Tutte le confessioni religiose vanno rispettate per una ragione o per l’altra. Chi disprezza il credo altrui abbassa il proprio credendo di esaltarlo”. Da allora guerre dichiarate in nome della fede e rari editti di tolleranza si sono succeduti (in Occidente editto di Milano del 313 d.C., editto di Nantes del 1598…), ma ancora oggi il fenomeno si riproduce.
Con l’avvento del cristianesimo fu rivoluzionato profondamente il concetto classico di libertà, definendolo in opposizione non alla schiavitù politica ed esteriore, bensì a quella interiore, generata dal peccato originale. Alla base il precetto dell’amore: l’agostiniano amor Dei usque ad contemptum sui di contro all’amor sui usque ad contemptum Dei. Il problema della libertà si accentra sulla volontà buona piuttosto che sull’intelletto e chiama in causa la grazia divina. E nello svolgimento del pensiero laico vale ancora il monito di Locke: anche la fede religiosa deve essere subordinata a una analisi razionale: far tacere la ragione di fronte alla pretesa rivelazione è come cavarsi gli occhi nell’illusione di vederci meglio, illusione che dà luogo al fanatismo.
L’Europa comunque al suo interno, a parte certe reviviscenze drammatiche verificatesi in occasione dei recenti conflitti balcanici, non ha più visto scatenarsi crociate in nome della fede. Lo Statuto albertino all’art. 1 stabiliva che la religione cattolica, apostolica e romana dovesse essere la sola religione dello Stato, essendo gli altri culti tollerati conformemente alle leggi. La Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu (1948) a seguito del secondo conflitto mondiale sanciva il principio della libertà religiosa e secondo il principio della laicità dello Stato questa veniva ribadita nella nostra Costituzione in vari articoli (specialmente all’art. 19), salvando comunque quanto precedentemente sancito nel Concordato (cui hanno fatto seguito altre intese).
Per quanto concerne il cattolicesimo papa Francesco ha ribadito trattarsi di un diritto umano fondamentale, valido per ogni credo, in ogni Paese, a qualsiasi latitudine e nello Sri Lanka ha proclamato in san Giuseppe Vaz un campione della tolleranza. Ma il diritto di libertà non può concepirsi in assoluto, al di fuori di ogni limite e misura. Necessita di reciprocità di riconoscimento e di rispetto e va salvaguardato in rapporto alla verità. Riconducendoci ai recenti tragici avvenimenti e allo sterminio compiuto nella sede del periodico Charlie Hebdo vale la pena perciò di sottolineare la giusta condanna dell’eccidio, ma anche di mettere al contempo i n evidenza che la libertà di espressione e anche di satira non può coincidere con libertà incondizionata di offesa. Gli eccessi di una satira violenta, rozza e volgare non si conciliano col valore irrinunciabile della convivenza civile, specie in un paese autenticamente democratico. Gli eccessi possono significare violenza e istigazione a reazioni pure inaccettabili, l’arroganza del sarcasmo coincide col gettare benzina sul fuoco.
Perciò papa Francesco giustamente riprova quelle vignette blasfeme, mentre dobbiamo sentire tutto il dovere, abbandonati i ricordi delle Crociate, della Reconquista, di Lepanto e così via, di costruire ponti, di vincere la sfida sul piano della civiltà del dialogo, con fecondi scambi di culture, richiamandoci a quanto di comune c’è fra le religioni del Libro. La lotta contro il terrorismo non può coincidere con la lotta all’Islam, al Corano. Per quanto ci attiene, è quanto detta al n. 7 la Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa “Dignitatis humanae”, sottoscritta il 7 dicembre 1965 da Paolo VI e da 46 Padri. “Nell’esercizio di ogni libertà si deve osservare il principio morale della responsabilità personale e sociale: nell’esercitare i propri diritti i singoli esseri umani e i gruppi sociali, in virtù della legge morale, sono tenuti ad avere riguardo tanto ai diritti altrui, quanto ai propri doveri verso gli altri e verso il bene comune. Con tutti si è tenuti ad agire secondo giustizia e umanità. La società civile ha il diritto di proteggersi contro i disordini che si possono verificare sotto il pretesto della libertà religiosa… secondo norme giuridiche conformi all’ordine morale obiettivo”.
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