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Apologie Paradossali

NEL MIO PICCOLO, CI PROVO

COSTANTE PORTATADINO - 13/02/2015

investire“Torni da una bella vacanza in Sud Tirolo. Ti sei sicuramente divertito, ma avrai anche avuto occasione di respirare l’aria della Mitteleuropa. Hai visto come tutto funziona meglio, come la gente è più seria, precisa ed insieme ospitale? C’era persino la neve”. L’approccio del Conformi tradisce un po’ d’invidia.

“Tutto benissimo, ma non si sta male nemmeno nelle Dolomiti venete o in Valtellina; è la cultura tradizionale delle popolazioni di montagna. Nelle regioni a statuto speciale, poi, rimangono un po’più di soldi…”

“Dai! Non mi fare il leghista, anche tu. Piuttosto, ringraziali per quanto riescono a fare di export e di turismo, chissà quanti tedeschi c’erano. Non ti sarai messo a discutere con loro di BCE, di frau Merkel e di Grecia?”.

“Il mio povero tedesco non me lo consente, ma ho giusto assistito ad una chiacchierata tra un amico svizzero e un turista tedesco, al caldo dell’ultimo rifugio sulla via del ritorno, davanti a un ‘bombardino’. Forse il nostro interlocutore era già troppo ‘bombardato’, fatto sta che ci ha sciorinato una ‘filippica’ antigreca, riassumibile in ‘sono stufo di pagare per loro’. Abbiamo provato ad elevare il livello del discorso, ma non c’è stato nulla da fare, non c‘è europeismo o solidarietà o calcolo geopolitico, per esempio la paura dell’immischiarsi della Russia, che tenga. Nemmeno sono riuscito a fargli capire che sul tasso d’interesse dei prestiti alla Grecia la Germania ci guadagna pure, rispetto al costo dei loro bund, mentre noi italiani ci perdiamo. Il mio amico traduttore, da buon neutrale, non ha insistito”.

“Già, e il ministro dell’economia greco, il … come si chiama, ci ha dato pure dei bancarottieri! Ma ci ridesse prima i nostri soldi! Quaranta miliardi di euri gli abbiamo dato, il valore di due finanziarie”.

“Non mi pare che la questione sia fare la voce più grossa degli altri. Varoufakis, così si chiama il ministro greco, ha fatto un ragionamento forzato, per fare un esempio, per dire che la politica di austerità soffoca l’economia reale dei paesi più deboli, senza giovare a quelli forti. Quello che chiede la Grecia è una diversa collaborazione che faccia andare avanti l’Europa insieme, non pensano a distruggerla, nonostante l’alleanza con il partito antieuropeista di destra ANEL, sigla per ‘Greci indipendenti’”.

“Mi sembrano fantasie degne di Onirio. O di Sapelli. Ho letto, come mi hai suggerito, il suo articolo su il sussidiario.net di martedì scorso, ma non mi ha convinto. È più facile criticare che proporre e, alla fine, mi pare che proponga, come Tzipras, solo spesa, altra spesa. Questi megaeconomisti keynesiani dimenticano che la cura di Keynes non ha creato danni collaterali nel ’29 perché gli stati non erano indebitati e il welfare non esisteva. Se non si riduce la spesa pubblica, non si riducono né il debito, né le tasse”.

“Se si riducono le tasse, l’economia cresce e il debito fa meno paura”.

“Come decidere se viene prima l’uovo o la gallina! È questa la scienza economica?”.

“Alla vacanza in Val Gardena, anzi Grodental, ho potuto ascoltare diverse testimonianze di imprenditori e manager che non si sono curati di problemi teorici, ma sono riusciti a far nascere aziende solo con l’intelligenza, il lavoro e il sacrificio. Mi pare che siano queste cose a mancare, oggi. Non dico dappertutto, non voglio accusare la famiglia, la scuola, i giovani in generale, anzi, affermo che vanno sostenuti fin dall’inizio, dal nido e dall’infanzia, che non arrivino a scuola già fragili e scoraggiati. Questa sarebbe la riforma più necessaria, qualcosa che restituisca la fiducia soprattutto alle famiglie più giovani, le sole che possono investire sul futuro; ma urge qualcosa per gli studenti medi di oggi, ti assicuro che vedere come si comportano sul treno e ascoltare i loro discorsi, mi procura preoccupazione e pena. Invece ci balocchiamo con il Senato delle Regioni, con l’Italicum che cambia qualche pezzo del Porcellum, con l’articolo 18 dimezzato ma sempre vivo e… ma non è il momento!”.

“Già! Non è mai il momento, in Italia, la settimana decisiva è sempre la prossima, non si tratta mai di fare qualcosa, piuttosto di impedire che l’avversario faccia o di disfare quello che ha fatto il giorno, il mese, l’anno prima. So dove mi vuoi portare, alla tua famosa conciliazione, ma devi sapere che non è proprio aria, anzi. Anzi: se la sinistra si appropria del centro, la destra si rinchiude e si radicalizza. Spariscono i gufi, atteggiati a vincitori, si sono messi le penne del pavone; spariscono pure gli allocchi, che cercano di travestirsi da falchetti. Da qui alle elezioni, anticipate o no, vedo solo lotte senza quartiere, già iniziate con l’ostruzionismo in Parlamento. Più che esagerare con la speranza, come sostenevi poche apologie fa, devi proprio fare dietro-front e decidere da che parte stare. Bada bene che questa regola vale per tutto, per le riforme o per l’intoccabilità della Costituzione, per l’Isis, per l’Ucraina, per Boko Haram,per i Talebani, per il debito greco e quello italiano, per i costi di Mare Nostrum e per le vite umane da salvare. Non puoi attardarti sulla soglia delle speranze illusorie, devi scegliere”.

“E io scelgo, sì, ma non dentro questi falsi dilemmi. Scelgo di volere il meglio, di non accontentarmi del male minore. Quindi non mi acconcio a seguire il carro del vincitore, sebbene preveda che la vittoria sarà di lunga durata, vista l’evaporazione dell’opposizione. Scelgo di lottare non per il mio spazio, (ricordati dell’Evangelii Gaudium) ma per iniziare il processo della crescita nel tempo di tutto quello che di bello e di buono vedo intorno a me, dai modesti bisogni del mio quartiere a quelli delle nazioni in conflitto e dei popoli alla disperazione. Nel mio piccolo ci provo, senza aspettare che lo faccia qualcun altro, l’ONU o l’UE o lo Stato o la Chiesa. Senza pretesa di successo e senza titolo per pretenderlo”.

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