I tempi per dare un Consiglio di Amministrazione alla casa di riposo Molina sono scaduti. Abbondantemente. Ma il sindaco di Varese avvocato Fontana, cui spettano le decisioni per il rinnovo, continua a tacere. Aspetta che i partiti che sostengono in Comune la sua maggioranza decidano per lui, chiudendosi in un umiliante ruolo notarile che tuttavia, comunque vadano le cose, non lo solleverà da una precisa responsabilità personale. Certi partiti litigano sempre quando si tratta di occupare posti di comando. Non solo poltrone, ma anche modesti strapuntini. La Presidenza ed i posti in Consiglio del “Molina”, se pure per nulla retribuiti, rappresentano tuttavia una vetrina di prestigio agli occhi della città, quindi dei voti, ma possono nascondere anche qualche recondito interesse.
Non c’è varesino che più o meno direttamente non abbia avuto modo di avere notizie di questa benemerita istituzione rivolta all’assistenza degli anziani. Da quando i benefattori Molina aprirono il primo ricovero poi divenuto Fondazione e via via cresciuto come importante Istituto geriatrico. Parlano le cifre che fanno del nostro Molina uno dei più importanti istituti regionali, il più importante della nostra provincia coi suoi quasi cinquecento posti letto per anziani e malati sub acuti, col suo Centro assistenza Alzheimer e assistenza domiciliare integrata.
Un prestigioso fiore all’occhiello per la città che lo statuto della fondazione e la legge assegnano da amministrare a persone nominate dal Sindaco di Varese: un presidente e cinque consiglieri. L’ultimo Consiglio di Amministrazione è scaduto nel novembre scorso. Un Sindaco attento ai suoi doveri avrebbe dovuto provvedere per tempo ad emanare il bando di gara tra cittadini che si offrono di diventare gratuitamente amministratori dell’Istituto, raccogliere informazioni, valutarne le caratteristiche e decidere. Decidere. Perché il Molina non può per mesi e mesi essere retto da un Consiglio in proroga con limitati poteri di amministrazione ordinaria. I problemi sono numerosi. Non è il Consiglio della bocciofila della Valgella.
Per di più il compito del Sindaco appariva grandemente facilitato dal fatto che il Presidente uscente, Guido Ermolli, aveva tutti i titoli per una riconferma: una gestione brillante, che aveva sviluppato i servizi ed anche calamitato munifiche donazioni private per l’ente. Un Presidente preparato, ex funzionario comunale, una lunga esperienza nelle ACLI e nell’assistenzialismo cattolico, a suo tempo indicato dall’UDC e apprezzato anche dall’opposizione PD.
Se non che i rivoluzionamenti recenti avvenuti in Consiglio Comunale tra gli esponenti dei vari centrodestra e i mai soddisfatti appetiti della Lega devono avere indotto Attilio Fontana all’immobilismo. Con davanti a sé un elenco di diciannove aspiranti al Consiglio del Molina, il Sindaco anziché rivolgersi con discrezione all’ascolto delle realtà sociali e operative nell’assistenza sanitaria si è platealmente affidato alle decisioni dei due partiti della sua maggioranza. E questi litigano, di brutto. Da tre mesi. Per contendersi un Consiglio di Amministrazione che rende sola immagine, dove non si prende un minimo gettone di presenza? Qui tutti i sospetti sono legittimi. La Fondazione Molina possiede terreni, case, teatro Politeama, un buon patrimonio per possibili, lucrose iniziative immobiliari col pretesto dell’assistenza geriatrica. È questo il motivo dello scontro tra la Lega Nord ed i Liberi per Varese?
Un tempo le nomine avvenivano alla luce del sole, dopo un dibattito e un voto del Consiglio Comunale. Perché non ritornare al passato riformando il metodo elettivo, superando il ruolo monocratico del Sindaco?
L’avvocato Fontana, che è persona per bene, pretenda che i suoi sodali si sbrighino e gli evitino la pubblica funzione di passacarte. Meglio sbagliare in proprio che per conto terzi. Per non ripetere incidenti disastrosi come quello recente del noto leghista nominato consigliere del Molina e scoperto poi replicante incendiario di autorimesse nel centro città. Un caso patologico, senza dubbio. Una persona da curare, per il suo bene, ma una figuraccia per chi lo aveva nominato.
Ci auguriamo che la indecente telenovela del Molina, una delle ormai numerose collezionate dalla insufficiente Giunta che governa Varese, abbia presto a concludersi. Ci mancherebbe che nella settimana di Carnevale, quando le chiavi della città sono nelle mani del Re Bosino, debba toccare a questa maschera, nel suo storico discorso, proclamare chi dovrà amministrare il nostro amato Molina.
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