La crisi ha reso ancora più tesi i rapporti tra i cittadini e la politica: ogni giorno sui quotidiani scopriamo nuovi aspetti di quel mondo di privilegi e ricche prebende rappresentato dall’Eldorado, costruito in silenzio e pazientemente, dalla politica, cioè da uomini e partiti che, a quanto sembra, avranno sì guardato, qualche volta, all’interesse della Patria, ma certamente hanno badato a concedersi il meglio se è indubitabile che l’Italia vanti il primato europeo del costo delle tre principali istituzioni al servizio della comunità nazionale: Camera, Senato e Quirinale.
La rabbia dei cittadini è forte, reale e trasversale: Varesenews ha segnalato l’opportunità, tramite referendum, di abrogare e riscrivere l’intera normativa dei compensi, a qualsiasi titolo e livello, da erogare ai politici. Si è scatenato uno tsunami che dovrebbe far riflettere chi dice di servire il popolo, ma lo fa con cadute etiche che evidentemente non lo rendono credibile.
È la “Roma ladrona” oggi nel mirino, ma la mala politica non ha risparmiato la Lombardia delle eccellenze e nemmeno la nostra provincia, dove a volte è affiorata una viva simpatia per il cumulo di incarichi e relativi compensi, simpatia non illegale ma quanto meno inopportuna, soprattutto in tempi in cui chi vive di politica non può certamente essere amato.
E non hanno evitato l’attenzione dei cittadini gli amministratori civici quando è emersa totalmente la Vie en rose dei parlamentari salottieri. A Varese però si é pasticciato non poco perché un consigliere comunale “grillino” ha presentato una richiesta di taglio di indennità che poteva essere adatta a ben altre realtà se consideriamo che il compenso per ogni riunione consiliare a Palazzo Estense frutta, al lordo, cinquantasei euro a ogni consigliere.
I democratici hanno comunque colto l’occasione per allargare il fronte, ma sindaco (seimila euro e moneta mensili) e assessori (tremila euro e qualcosa pure mensili) hanno difeso la loro oasi con uno slancio tale da ricordare quella leggendaria di Giarabub. Mi sono commosso, ma essendo lontano da Varese non ho potuto inviare a tutti un pacco dono per la Befana.
Eppure ai poveri di Varese assistiti dai servizi sociali del Comune farebbero comodo anche gli euro donati dai signori del Palazzo. Per la verità sino a fine 2012 il livello della loro assistenza non subirà tracolli grazie a un cittadino che ha lasciato in eredità trecentocinquantamila euro direttamente ai servizi sociali, ma l’anno prossimo saranno guai grossi a meno che Giunta, Consiglio e magari i mass media locali si impegnino, uniti, per un contributo di solidarietà.
Ho citato i mass media e quindi indirettamente i giornalisti perché la comunicazione è fondamentale. Per esempio solo oggi ho saputo del lascito dei trecentocinquantamila euro mirato ai servizi sociali e siccome non ricordo di avere letto la relativa notizia prospetto tre ipotesi: nessun giornalista era presente al Consiglio comunale quando è stato formalmente accettato il lascito; gli addetti alla comunicazione di Palazzo Estense non hanno valutato bene l’avvenimento; il Vedani infine ha cominciato a far cilecca e stende cortine fumogene. Come Tano, amicissimo di gioventù e improbabile cacciatore, il quale ogni volta (gli accadeva spesso) che “padellava” una lepre esclamava soddisfatto: “Mi sì che te dis-ciuli!!”
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