Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cara Varese

LA TRINCEA OSPEDALIERA

PIERFAUSTO VEDANI - 06/02/2015

Diventata capoluogo di provincia, correva l’anno 1927, la nostra cara Varese non si pose il problema di un ospedale adeguato a eventuali nuove esigenze. La struttura c’era già, l’avevano chiamato “Civico” per sottolinearne la matrice laica, era in funzione da appena tre lustri o poco più, era infine un vanto della comunità per concezione, felice collocazione urbanistica e qualità dei servizi. Non a caso sarebbe rimasto aperto per un secolo diventando anche riferimento prima regionale e poi internazionale per la quieta, silenziosa presenza di grandi medici.

All’inizio degli Anni 30 divenne Ospedale di Circolo, essendo stato ridefinito il suo ambito territoriale, che avrebbe incluso anche località del Comasco. E “Circolo” sarebbe rimasto anche dopo la seconda guerra mondiale, dopo la rivoluzione leghista – dove il futuro era annunciato da una cultura borghigiana – e infine la scoperta del sonnifero azzurro e della mistica formigoniana. A più riprese ogni tentativo di dare un nome all’ospedale sempre fallì e oggi va bene a tutti che lo si chiami “Circolo” anche se non esiste più la pezza giustificativa della collocazione territoriale.

A consegnare alla storia cittadina il mutamento della sua ultima denominazione fu Giovanni Bagaini, fondatore, nel 1888, del quotidiano locale, La Prealpina. Bagaini infatti per l’occasione scrisse una bella e documentata storia degli ospedali cittadini. Il grande giornalista era stato preceduto da altri scrittori e storici, ma ripercorrendo il lungo cammino di dedizione, amore per il prossimo, solidarietà e scienza iniziatosi nel XII secolo, ebbe cura di segnalare i benefattori.

Una catena lunga, esemplare. Cosi dopo il frate Alberto da Bregnano, umile e oscuro romito, che il 5 maggio del 1173 diede avvio alla realizzazione alle Nove Fonti di Bosto – il Nifontano – del primo ospizio dei poveri, ecco nel 1351 Francesco Bizzozzero, varesino, detto Scrimiglio. Che con un legato a favore dell’ospedale San Giovanni disponeva per elemosine ai poveri. Cure, elemosine, donazioni anche imponenti, si succedettero nei secoli, mai disgiunte da attenzione, sensibilità e cultura che mettevano sempre in primo piano accanto agli aspetti sociali il ruolo della sanità.

Non deve quindi meravigliare se alla fine del primo decennio del 1900 Varese si diede un ospedale d’avanguardia dopo essersi ispirata a modelli anglosassoni, Birmingham e soprattutto Belfast. Un ospedale che ancora nel 1987 marciava a meraviglia avendo la possibilità di accogliere e curare bene più di millequattrocento degenti.

La città aveva nel suo DNA l’attenzione ai problemi sanitari. Lo confermò realizzando nel 1939 anche un ospedale psichiatrico che per accoglienza e cure fu a lungo il primo in Italia e riferimento mondiale; inoltre vide nascere una scuola scientifica di altissimo prestigio.

Ma nei DNA dei varesini si venne formando anche la capacità di gestire gli ospedali: non diversamente si spiega la lunga e vincente teoria di imprenditori ad alto tasso di sensibilità sociale che hanno contribuito a scrivere un’altra grande storia della sanità varesina, quella amministrativa. Gente che ha avuto a cuore la salute della comunità e che ha coinvolto nella sua azione pure strepitosi donatori.

Oggi non abbiamo più il grande ospedale del passato, ma una realtà dove chi ci lavora e chi è assistito vive spesso un clima da trincea, assolutamente privo di quella serenità che è uno dei primi fattori di cura e di lotta alla sofferenza.

A questa situazione dall’inizio del secolo ci ha portati la politica regionale in particolare l’irresponsabilità di chi ci nega diritti sacrosanti come quelli del numero dei posti letto sancito da leggi nazionali. E non si vergognano quando, in missione da noi, questi politici esaltano l’eccellenza della sanità formigoniana.

Non discuto che possa essere tale nel resto della Lombardia, ma qui da noi è inaccettabile. Ed ancora più pesante può essere il giudizio se si pensa che all’azione politica in campo sociale dovrebbero fare da sfondo principi religiosi predicati da un gigante della fede. È possibile che oggi, guardando a Varese, egli si rivolti nella tomba. Anzi ha già trovato il petrolio (copyright di Gaspare Morgione).

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login