“La DC non c’è più e il partito non si può rifare, ma i democristiani non sono morti e la cultura politica democristiana può dare ancora un contributo alla storia di questa Repubblica con uomini come Sergio Mattarella e anche come Matteo Renzi che, non dimentichiamolo, viene da una tradizione familiare diccì”. Lo dice Giuseppe Zamberletti, grande vecchio della politica italiana, sei legislature alla Camera, una al Senato e qualcosa come trentadue anni di vita parlamentare alle spalle. Un “esempio di altissimo impegno” per usare le parole con cui il sindaco Fontana gli consegnò nel febbraio scorso la Martinella del Broletto 2014, massima onorificenza della città di Varese.
Come il nuovo inquilino del Quirinale, il varesino Zamberletti è un uomo della Prima Repubblica e sorride soddisfatto dopo il discorso d’insediamento del presidente, martedì a camere riunite, interrotto da quaranta applausi su riforme, legalità, speranze e diritti dei cittadini. Sembra quasi che la politica italiana, per uscire dalla palude in cui è scivolata con gli scandali degli ultimi trent’anni, con i partiti-azienda e la generazione del web, si affidi agli uomini della vecchia guardia per rinascere: qualcuno dice all’usato sicuro della vecchia DC, a suo tempo ricca di giuristi e uomini di cultura che conoscevano a memoria leggi, codici e meccanismi istituzionali. Un altro mondo, nel bene e nel male.
“Sergio Mattarella è l’uomo giusto al posto giusto – annuisce il padre della Protezione civile italiana – e non lo dico da oggi. Già nel 1994, quando la DC andò alla dissoluzione e si costituirono i Popolari, un gruppo di noi democristiani lo indicò come il segretario che poteva salvare il partito. Martinazzoli si era dimesso, la DC era allo sbando e si andò allo scontro tra la destra e la sinistra. A gestire la fase congressuale fu Rosa Russo Iervolino e lo scontro lasciava presagire la fine della DC, che poi avvenne. Io proposi la segreteria di Mattarella e, a distanza di tanti anni, la sua scelta unificante per il Quirinale dimostra che la mia intuizione era esatta”.
“Il successore di Napolitano è un uomo dai principi definiti e fermi – aggiunge Zamberletti – ed è dotato di una forte capacità di dialogo e di rapportarsi con gli altri. Lo conosco bene. Sostiene le proprie posizioni ma non fa parte di quella categoria di persone che sconfina nella faziosità, è equilibrato e sa essere super partes. È un giudice costituzionale, un uomo del diritto e un elemento di garanzia nel momento in cui si va verso riforme anche della nostra carta costituzionale. In questo momento può essere utile e prezioso. Apprezzare le virtù dei democristiani che fanno attività politica non è consorteria, è un riconoscimento di comuni ideali”.
E Renzi piace a Zamberletti? “Per un ragazzo della sua età dimostra eccezionali capacità politiche, posso ben dirlo io dall’alto della mia – ammette – Il premier sta riuscendo nella proibitiva impresa di evitare un rischio che la Repubblica corre in un momento difficile per l’intera Europa. L’Italia, come la Grecia, la Spagna e la Francia, versa in una grave crisi soprattutto economica; e in momenti come questi, se non c’è una guida capace e determinata si può cadere vittime di spinte che portano ad avventure pericolose per il Paese, qualunquistiche, disperate, a derive plebiscitarie e fanatiche che cercano soluzioni facili a problemi complessi. Renzi garantisce una leadership forte e saldamente ancorata ai principi della democrazia repubblicana”.
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