I suoi primi atti sono stati simbolici. Pochissime parole: “Penso agli italiani in difficoltà” e poi l’omaggio alle Fosse Ardeatine. Gesti di cuore e di cultura politica, non di marketing.
Si voleva al Quirinale una personalità che avesse dimostrato capacità nel servire le istituzioni, rettitudine morale, competenza giuridica, autorevolezza, serietà ed equilibrio. L’abito su misura per Sergio Mattarella, anche se non soltanto per lui. Sui giornali si specula su chi gli assomiglierebbe di più. Non avrei dubbi: Aldo Moro, Leopoldo Elia, Mino Martinazzoli.
È stata questa la mia formazione politica iniziata nella sinistra DC fin da quando lavoravo in fabbrica. Devo a loro se al momento della diaspora del nostro partito (1993/1994) mi sono schierato senza incertezze nel centrosinistra con il Partito Popolare, l’Ulivo, la Margherita, il PD, malgrado le lusinghe che provenivano dall’altra parte. Si deve a loro se il forte gruppo politico che guidavo in provincia di Varese si denominava “moroteo” ancora nel 1992 (un’anomalia a ben vedere), e se così venivo abitualmente chiamato quando ero presidente del gruppo regionale della DC.
Per capire Mattarella non è affatto inutile ritornare indietro fino a Moro, ma non alla vulgata distorta che lo vorrebbe incerto e confuso (le convergenze parallele), supino ai comunisti (compromesso storico), pronto a scaricare sugli altri (le lettere dal carcere) le sue responsabilità. Questa è spazzatura. No, ciò che rivive in Mattarella è il Moro inquieto che s’interroga sul ’68, che si apre al futuro, che si sforza di capire (quasi di immedesimarsi) nei giovani della contestazione, che chiede alla DC di essere alternativa a sé stessa e alle istituzioni di rinnovarsi profondamente.
In questo solco anche i sui ultimi incarichi politici (si ritirerà nel 2008). Ho un ricordo nitido del congresso di scioglimento della Margherita (aprile 2007). Nel mio intervento era stato favorevole ma problematico. Temevo che il PD finisse per rappresentare la quarta fase della filiera PCI-PDS-DS. Lui aveva tirato più diritto ed ha avuto ragione.
Se c’è un evento che più di altri caratterizza politicamente il Presidente è la legge elettorale (1994) che porta il suo nome (Mattarellum). La DC, compresa la sua sinistra, era sempre stata proporzionalista, ma dopo il referendum Segni (1993) lui promuove una legge in buona parte maggioritaria. Era la conferma della sua fermezza nell’attuare una linea innovativa.
Chi pensa che sarà condiscendente con chi lo ha voluto al Quirinale sbaglia completamente. È assolutamente certa l’autonomia del Quirinale dal governo. Con Renzi non sarà “protettivo” ma neanche invaderà i suoi spazi e quelli del Parlamento. Come ha scritto Pierluigi Castagnetti su Avvenire, Mattarella si è sempre schierato in difesa dei cardini della Costituzione ma ha sempre sottolineato la necessità di un sensibile aggiornamento delle regole.
Questo è il Presidente come io lo vedo. Un uomo che sente la necessità di chiudere la stagione degli ultimi due decenni e contribuirà ad aprirne un’altra. È forse per questo che Berlusconi non lo ha votato. Quella del metodo appare una scusa se si ritiene che Sergio Mattarella sia una “buona scelta” come lui stesso ha ammesso.
Contraddittorio Grillo e radicalmente contrario Salvini. La sua dichiarazione “non è il mio Presidente” mostra una totale mancanza di senso costituzionale. Mi domando come possano sostenerlo persone che conosco e stimo, anche di Varese. Mattarella lo smentirà. Saprà essere anche il suo Presidente.
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