Conegliano si ritira dal campionato femminile di pallavolo e lo fa proprio in un momento in cui il volley in rosa è agli apici dei suoi rendimenti sia in campo nazionale che internazionale. È un peccato, pare quasi un non senso. Ma il senso concreto, purtroppo c’è tutto e sta nelle scarse risorse economiche della società.
Questione di soldi, insomma. E la cosa si può capire pensando ai costi non indifferenti che, anche in questo sport, sono andati, nel tempo, lievitando.
Rimane un non senso, invece, tale situazione rapportata alla nient’affatto esigua ricchezza della zona, tra l’altro fornitrice di vino (eccellente) a mezzo mondo in quantità rilevanti. Comunque questo accade e questo bisogna accettare. Fortunatamente, il problema non investe i nostri dintorni dove Yamamay e Villa Cortese veleggiano con il vento in poppa deliziando, con autentici saggi di tecnica, i sempre più numerosi loro sostenitori.
E se le rosse di Busto sono in periodo di straordinaria eccellenza, anche le avversarie sono, certo, all’altezza di ogni apprezzamento di gran qualità.
Ed è tanto positivo il fenomeno del volley varesotto che non concede fortunatamente possibilità che eventuali rintocchi del campanello d’allarme veneto possano essere sentiti in zona dove una certa sicurezza, quanto a validità di bilanci societari, dovrebbe essere garantita. Ma spiace pur sempre che certi fenomeni si verifichino anche se al di fuori del raggio di azione della passione varesotta.
Nel calcio, invece, i soldi non mancano. Abbondano, anzi. A rendere floridi e gonfi gli affluenti di liquida moneta arrivano perfino quelli di illecita provenienza che i giocatori (non tutti fortunatamente, ma neanche pochi) – notoriamente dibattendosi nella più squallida miseria – hanno ritenuto di far pervenire alle loro del tutto esigue risorse per potersi permettere qualche regalino di poco conto sotto i loro striminziti alberi di Natale. Giocatori, questi, che avevano fatto parte di quel numero che, a gran voce, invocava, non molto tempo addietro, uno sciopero per non essere state prese in considerazione le richieste della loro misera categoria.
Il peggio è che questi nobili signori, profondamente immersi in un fango denso e nauseante, già economicamente (e non solo) super privilegiati, sono i soliti noti che, pur vantando fior di precedenti in materia, non hanno ritenuto di desistere una volta già venuti alla ribalta della miseria.
Il che è penosamente logico quando organi tecnici e giudiziari competenti intervengono – così come sono intervenuti – con mediocrità e assoluta insufficienza di sanzioni ben lontani dall’avere la dovuta capacità di stroncare ogni possibilità del ripetersi del fenomeno.
Nessun timore, quindi, delle punizioni anzi sicuro impulso a che tutto continuasse come prima.
Questa volta che il fenomeno non si ripeta e che vengano fatti sparire dal calcio (e dintorni) gli interpreti è il minimo che si possa pretendere.
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