È incredibile accendere la televisione e sentire un politico che urla parolacce all’indirizzo di un presidente del consiglio. È incredibile come in questo paese si siano perse per strada l’educazione, la capacità di saper portare rispetto a se stessi e agli altri. È incredibile come nel momento in cui si rende necessario amare e proteggere la propria comunità si alimentino l’odio e la violenza proprio da parte di chi dovrebbe dare l’esempio. È incredibile come ci si dimentichi che noi adulti abbiamo il sacrosanto dovere di essere, nei limiti del possibile, figure positive di riferimento per un mondo giovanile alle prese con uno dei momenti più difficili della sua storia. È davvero incredibile come l’educazione non sia più il valore, il punto di partenza dal quale decollare per restituire onorabilità e rispetto a un paese ridotto a un ammasso di macerie.
Eppure è così. È così per la televisione, per il computer, per quelle istituzioni che hanno rappresentato la svolta storica nella rinascita post bellica: la famiglia, la scuola, la società civile, lo stato. In una nazione in cui si parla del pericolo del terrorismo di giorno e di notte in tv, sui giornali, alla radio, non si fa niente o quasi per evitare che le comunità si trasformino in giungle, che la maleducazione diventi padrona delle vie, delle strade, dei vicoli, delle piazze, dei centri e delle periferie, fermo restando che l’uomo è l’unico, vero motore umano della storia.
È incredibile come il confronto politico sia diventato circo d’insulti, spazio di guerra dove si consumano i talenti e le risorse umane, risucchiati dalla parte peggiore dell’umanità, quella che è passata alla storia per essere figlia di Caino e delle sue malefatte. È incredibile come di pari passo con la paura del terrorismo diventiamo spettatori quotidiani di atti di maleducazione che dovrebbero far aprire gli occhi a chi ha ricevuto il sacro compito di educare e formare le nuove generazioni. È incredibile come un paese non sia più capace di amor proprio, di dire basta con decisione alle nequizie umane, di affrontare con forza il male per dimostrare a tutti che il bene è il simbolo su cui abbiamo fondato la nostra rinascita.
Si parla molto di Europa, immigrazione, finanza, economia, BCE, ma non si parla affatto di come sia possibile restituire alla nostra gente l’amore per la nostra storia nazionale, per i sacrifici che sono stati fatti dai nostri padri e dai nostri nonni, per ricominciare ad arare quei bei prati verdi che ci hanno regalato spighe dorate e pannocchie di granoturco, gelsi, ulivi, vigneti, sentieri di campagna dove rilanciare la forza ristorativa di un’ombra rubata ai raggi del sole.
Forse per ricomporre il tutto bisogna ripartire dall’impegno di ciascuno, dalla convinzione che ritrovare la serenità si può ma con il contributo di tutti e che bisogna partire subito, senza aspettare neppure un momento. Basta con gl’insulti, con la corruzione, con gli odi di classe, con una maleducazione gravissima riversata sulla buona fede delle persone, sulla speranza di chi vive per trovare nuove speranze di sopravvivenza. È anche in questi momenti che si misura la forza della legge, è proprio ora, nell’oscuramento educativo, che l’autorità ha il compito di dimostrare che la sicurezza è un bene comune che parte dal cittadino e che si estende per permettere a tutti di condividere la storia umana.
Democrazia non è anarchia, è qualcosa di molto più importante, qualcosa che parte dal cuore e si conferma nella ragione, nella sua capacità di diventare arbitra quando l’uomo perde la capacità di scindere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, la legalità dall’illegalità.
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