Finché sono i giornalisti ad esagerare, pazienza, fa parte del mestiere. Per non dire dei politici e dei sindacalisti. Finché si tratta di promesse elettorali o di numeri, sappiamo come difenderci, si toglie o si aggiunge uno zero e si va vicino alla verità. Quando si tratta, invece, delle persone e dei comportamenti di massa, esagerare comporta il pericolo che si inneschino reazioni a catena, come moltiplicazioni di atti di violenza, di vendetta su vendetta, diventa molto concreto. È umano, lo ha detto anche il Papa, ma non è bene, non è la norma.
“È il linguaggio, bellezza!” mi dice con sufficienza il Conformi. “L’iperbole è una figura retorica come le altre, solo che è di moda, non come le tue stantie metafore. Viene dalla pubblicità, che è oggi il linguaggio base della comunicazione e quindi la comunicazione politica si adegua. Ora che prendono piede i social network va alla grande! Se devi farti notare con un tweet o con un commento di poche righe su un blog, mica puoi dire ‘non sono d’accordo per questa ragione, tuttavia si potrebbe considerare anche quest’altro argomento, che potrebbe mettere in dubbio la conclusione …’, devi sparare subito un giudizio, magari un quasi insulto, tanto sei uno qualunque, mica ti querelano!”
“Ho notato, ho notato. Ma vedo anche che la pubblicità ha inglobato un altro tipo di linguaggio, ancora più inquietante, quello demenziale; viene dalla comicità e non vorrei che migrasse fino alla politica”.
“Già fatto, caro; e non solo per bocca del noto comico demenziale, è il linguaggio della politica che è per forza trasgressivo, non sarai mica rimasto a De Gasperi. Già Moro e Berlinguer parlavano di ‘convergenze parallele’ e di ‘partito di lotta e di governo’”.
“Ossimori, innocue trasgressioni metaforiche, figure retoriche baroccheggianti; qui si tratta invece di demonizzazione dell’avversario, di riduzione all’infamia del suo comportamento, politico, civile e persino personale e non parlo della “Zanzara” di Radio 24 o delle vignette di Charlie; persino il paludato Corriere nel suo inserto settimanale presenta un paginone di personaggi ritratti nelle più svariate e occasionali smorfie: sbadigli, distrazioni, gesti o atteggiamenti che appaiono infrazioni al galateo o alla moda. Lo scopo è la continuazione della lotta alla casta? Con questi mezzi? Che dire del trattamento riservato al convegno della Regione Lombardia sulla famiglia? Prima un fuoco di sbarramento di pregiudizi, poi questa trovata di scovare il prete presunto pedofilo e spacciarlo per “confessore di Formigoni”. Nel frattempo avvilenti dispetti (non voglio chiamarli ‘attentati’) al settimanale Tempi e al neonato quotidiano La Croce. E per cambiare fronte, ti paiono accettabili e normale dialettica politica le minacce, gli insulti e le menzogne di cui sono state fatto oggetto le ragazze liberate dalla Siria? Hanno sicuramente peccato di discernimento e non solo di leggerezza, ma non si può lasciar intendere che era meglio lasciarle nelle mani di quegli infami!”.
“ Ma caro – ora Sebastiano Conformi si è fatto serio, nonostante mantenga un tono amichevolmente derisorio – ricadi sempre nell’errore dell’Onirio Desti, di credere di vivere nel migliore dei mondi possibile. Non è così, siamo in guerra, il Califfato è alle porte, lo hai scritto tu, e se pensi ai due miliardi di musulmani che possono subire il richiamo di un fondamentalismo jihadista (chiamiamolo così, solo per capirci), anche solo una piccola percentuale di fanatici può creare un massa enorme di terroristi. Questa non è una mia esagerazione, è un dato di fatto. Bisogna pensare a difenderci, senza se e senza ma”.
“Difenderci. Certamente. Ma la prima regola della difesa è avere meno nemici possibili, non accrescerne l’aggressività, non far diventare odio perenne quelle che possono essere solo momentanee divergenze. Ti porto un esempio ben diverso: il solito sondaggio chiede ‘qual è lo Stato Europeo più ostile all’Italia’: la risposta della stragrande maggioranza è ‘Germania’; la domanda successiva chiede: ‘qual è lo Stato Europeo più importante per l’Italia, risposta: ‘Germania’. Vedi da questa aperta contraddizione come è grande la forza dell’uso distorto delle parole, come si costruiscono dei pregiudizi irrazionali che producono effetti reali disastrosi? Proprio perché non credo di vivere nel migliore dei mondi possibile, vedo la necessità di ridurre i toni delle polemiche, di scoprire ragioni di rispetto reciproco per trovare in ogni ambito, con realismo e senza fuorvianti illusioni ‘buoniste’, qualche spunto di riconciliazione. Proprio qui a Varese l’Arcivescovo Scola ci ha guidati nella preghiera ecumenica, con questo spirito. Se proprio dobbiamo esagerare, facciamolo con la speranza”.
You must be logged in to post a comment Login