I problemi della viabilità a Varese sono da sempre in primo piano e peraltro è la stessa configurazione urbanistica, unita alle scelte degli ultimi decenni, a rendere difficile una soluzione ottimale. Soprattutto perché fino ad ora si sono viste soluzioni a metà: l’ultima è stata l’apertura del tratto faraonico della tangenziale Sud tra Gazzada e il Ponte di Vedano, un tratto sicuramente utile, ma che poi, per chi prosegue verso Varese o la Valganna, si restringe ad una sola corsia con una bizzarra giravolta nella zona dell’Iper mentre il proseguimento verso Gaggiolo e la Svizzera lo vedranno, se tutto va bene, i nipoti dei nostri nipoti.
Il problema di accesso alla città, caratterizzato dalle lunghe code sul tratto finale dell’autostrada, rimane pressoché irrisolto così come tutte da verificare saranno le conseguenze del nuovo assetto di Piazza della Repubblica, ex-caserma compresa.
C’è però un problema di mobilità urbana che viene spesso dimenticato: quello, importantissimo, dei pedoni. Un problema di tutti, perché anche gli automobilisti e chi si serve dei mezzi pubblici, prima o poi deve compiere un tratto a piedi. Ebbene, sotto questa prospettiva, Varese ha certamente molti pregi perché non è necessario coprire grandi distanze per raggiungere le varie castellanze partendo o passando dal centro.
Possiamo iniziare proprio dal centro dividendolo in tre zone. La prima è quella più tranquilla, quella dove andare a piedi è un piacere e una sicurezza: parliamo di Corso Matteotti e della zona di San Vittore, isola pedonale rispettata e riconosciuta, caratterizzata anche dai lunghi (e bassi) portici che invitano al passeggio e all’incontro.
La seconda zona è quella del restante centro storico dove muoversi a piedi richiede attenzione, ma comunque i pedoni hanno avuto un occhio di riguardo con l’allargamento dei marciapiedi sull’asse Corso Moro – Via Morosini. Su quest’asse tuttavia, particolarmente frequentato perché collega le stazioni con il centro e la zona delle scuole, il continuo passaggio dei pullman di linea crea qualche problema.
La terza zona è la più problematica ed è quella delle stazioni dove per agevolare i pedoni sono stati realizzati gli unici due sottopassaggi della città. Si tratta di strutture che dimostrano tutti gli anni che hanno non solo per l’incuria, ma anche per i vandalismi a cui sono costantemente soggette. Soprattutto il sottopasso di fronte alla stazione Nord, per attraversare verso il centro commerciale, richiede l’uso della maschera antigas per gli odori che ristagnano oltre che un paio di scarpe da arrampicata per lo stato sconnesso dei gradini. Tanto che spesso c’è chi sfida il traffico sempre intenso di via Casula pur di non scendere agli inferi in quel sottopassaggio.
Come biglietto da visita della città, per chi arriva in treno e vuol camminare verso il centro, siamo ai più bassi livelli. Qualche anno fa, c’è anche una targa che lo ricorda su via Morosini, un gruppo di detenuti accettò di lavorare al ripristino del decoro del sottopassaggio: di quei lavori si sono probabilmente perse le tracce mentre sarebbe estremamente utile ripetere l’iniziativa in tempi stretti.
Sotto il profilo della mobilità pedonale vi sono poi altri punti critici. Sono soprattutto le strade prive di marciapiede le più pericolose. Per esempio le stradine per raggiungere Biumo superiore e le Ville Panza e Ponti, oppure alcuni tratti di via Carnia e via San Michele del Carso a Giubiano, o ancora viale Aguggiari dopo il tratto alberato fino a sant’Ambrogio, o anche molti tratti di via Campigli e di via Crispi.
In molti casi realizzare nuovi marciapiedi è quasi impossibile, in altri la soluzione potrebbe essere trovata trasformando la strada a senso unico, possibilità che permetterebbe anche la realizzazione di percorsi protetti per le biciclette che a Varese città mancano completamente.
Nel complesso tuttavia Varese è una città in cui è bello girare a piedi, in cui (forse per la vicinanza con la Svizzera) viene generalmente rispettata la precedenza ai pedoni sulle strisce, in cui per quanto è possibile si sono realizzate iniziative a favore di chi vuole semplicemente camminare. E se ciascuno di noi camminasse un po’ di più ne guadagneremmo tutti in salute per il minor traffico, il minor inquinamento, il minor rumore. E anche, speriamo, per i minori pericoli.
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