The show must go on. Lo spettacolo deve continuare, anche in queste giornate tristi e drammatiche. Mai come adesso parlare del Festival di Sanremo, che si svolgerà al teatro Ariston tra circa un mese – da martedì 10 a sabato 14 febbraio –, può sembrare inutile e forse a qualcuno anche irritante. Ma il Festival, ormai, rappresenta la quotidianità della vita, la sua ordinarietà che in ogni caso va mantenuta, sostenuta per fare fronte a una straordinarietà di violenza e di orrore.
Ed eccoci dunque – presagio di primavera – all’annuncio e alla lettura della sessantacinquesima edizione del Festival. Il Festival della canzone (o della canzonetta) italiana, come dovrebbe essere secondo una tradizione che ha di gran lunga oltrepassato il mezzo secolo di vita. In realtà, come sempre, è invece il Festival della televisione italiana che coglie nella circostanza l’occasione per confermarsi come strumento aggregante della vita dell’intero paese. Dopo due anni di Fabio Fazio – Luciana Littizzetto e dopo le performance di Gianni Morandi, il Festival quest’anno è passato nelle mani un altro calibro da novanta – tale, nonostante l’apparente basso profilo, viene considerato a Viale Mazzini – della Rai, Carlo Conti, che ne sarà il presentatore e ne è il direttore artistico. A fargli compagnia saranno le cantanti Arisa e Emma (la mora e la bionda, secondo antica consuetudine), che quest’anno non sono in gara, rispettivamente l’una – Arisa – vincitrice nell’edizione della scorso anno e l’altra – Emma – nel 2012. Con loro ci sarà l’attrice e modella spagnola Rocio Munoz Morales.
La Rai non s’è mai lesinata: dopo i fasti baudiani, dopo la Carrà, Panariello, Antonella Clerici, Simona Ventura, Paolo Bonolis e anche con scorribande fra artisti passati in campo “avverso”, per esempio, anni fa, il “classico” Mike Bongiorno o l’outsider Raimondo Vianello, ha onorato il meglio della conduzione televisiva. I riferimenti al presentatore non sono casuali, perché è attorno a questi, alle sue idee e alle sue trovate e agli ospiti – più che agli exploit dei cantanti – che si snoda il Festival di Sanremo – Festival della Tv. Di ciò, di questa megaproduzione televisiva, della consistente raccolta pubblicitaria è prova da qualche decennio il prolungamento delle serate: dalle tre dei mitici – solo dal punto di vista della canzonetta – anni Cinquanta e Sessanta, alle cinque attuali. Il Festival spazierà in tutto il mondo della canzone e dello spettacolo; avrà – o dovrebbe avere – anche riferimenti con personaggi che, invero, non sono mai stati tipicamente festivalieri dal punto di vista della gara, del porsi o del ripresentarsi. Pensiamo a Pino Daniele, mancato all’improvviso qualche settimana fa. Sarebbe fare un torto alla storia dimenticare un autore come Pino Daniele che ha scritto per anni l’originalissima colonna sonora di una città – Napoli – e perciò è sempre stato ai vertici di una parte importante dell’italianità. Ma è probabile ci saranno anche omaggi a Mango, a Mia Martini, a Mino Reitano, grandi artisti festivalieri.
Per altro nel suo svolgimento il Festival di Carlo Conti si manterrà nella più consueta tradizione con l’avvicendarsi sul palco dell’Ariston dei venti big (Annalisa, Malika Ayane, Marco Masini, Chiara, Gianluca Grignani, Nek, Nina Zilli, Alessio Bernabei, Alex Britti, i Soliti Idioti, Moreno, il Volo, Bianca Atzei, Raf, Lara Fabian, Mauro Coruzzi-Platinette con Grazia D Michele, Anna Tatangelo, Nesli, Irende Grandi e Lorenzo Fragola) insieme con le otto “giovani proposte”, alcune delle quali (Enrico Nigiotti e Giavanno Caccamo) provenienti dai successi in altrettante trasmissioni televisive per “talent”: Amici (nona edizione) e X Factor (quarta edizione).
La Tv già pregusta un’alta conferma di ascolti, dopo il picco registratosi con lo strapagato ma eccellente sul piano dell’arte Roberto Benigni e i suoi Dieci Comandamenti. Per lo più si augura di rinverdire un po’ l’interesse sul Festival, caduto (un poco) a noia con le repliche di Fazio – Littizzetto. Prevedere qualcosa, visto che si tratta pur sempre e soltanto di canzonette, è difficile, non impossibile. Ma si può acconsentire a un auspicio di successo che riguarda il futuro, ovvero alla presenza e alla partecipazione del gruppo il Volo (Piero Barone, ventun anni; Ignazio Boschetto, venti anni; Gianluca Ginoble, venti anni). I tre ragazzi, usciti bambini dallo spettacolo – talent “Ti lascio una canzone” condotto in Rai da Antonella Clerici, sono diventati – in breve e in tutto il mondo – i vessilliferi della canzone italiana, alla Caruso, alla Pavarotti, alla Bocelli, aggiungendovi grazie alla loro giovane età spensieratezza, e anche un po’ di ironia.
Al Festival presenteranno “Grande amore”. Comunque vada, il Volo è già una garanzia. E, forse, una speranza.
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