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Ambiente

SE SI DÀ VALORE ALLA PERSONA

LIVIO GHIRINGHELLI - 16/01/2015

ecologia-socialeNon si tratta solo di ridurre lo spreco alimentare che caratterizza la nostra civiltà del 50% entro il 2020, come recentemente proposto, di incoraggiare uno stile di vita sano, di reagire a un sistema che vuole alimenti in abbondanza per tanti ceti privilegiati e milioni e milioni di persone,che soffrono perennemente la fame, mentre a riscontro di ogni persona malnutrita ne stanno due obese o in sovrappeso; non si tratta soltanto di mangiare ciò che ci fa bene a minor impatto ambientale, di porre rimedio al contempo allo spreco dei consumatori come della rete distributiva, ma soprattutto di evitare di congiungere, come sempre più avviene, la povertà con una ineguaglianza sempre più in aumento. Lo scandalo è che il sistema alimentare è in grado di fornire nutrimento a quaranta miliardi di persone.

La cultura dello scarto non si produce però soltanto in questa dimensione e nell’immediata valenza ambientale, ma soprattutto in termini umani con pregiudizio anche dell’enorme apporto possibile al profitto globale da parte di parti cospicue di popolazione afferenti ai deboli, agli indigenti, agli emarginati, alla generazione dei giovani, che risulta percentualmente in così alta eccedenza rispetto al mercato del lavoro. La povertà non è quasi mai la conseguenza di una scelta e l’infrastruttura economica carica enormi pesi sulle spalle dei più vulnerabili. Per giunta nei paesi cosiddetti sviluppati si è svuotato il bacino occupazionale della classe media.

Bisogna quindi promuovere sulla scorta dei moniti di papa Francesco iniziative che favoriscano appieno, non limitandosi ai vincoli troppo stretti delle questioni economiche o tecnologiche, oltre le ragioni impellenti della biodiversità ambientale, la promozione della dignità della persona umana, del bene comune e della cultura.

Nessuno può essere privato di un tetto, di un pasto, di uno stipendio (terra, casa, lavoro). Ciascuno ha valore in quanto persona. “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme” (San Paolo, I Corinzi, 12,26). La povertà poi non è solo privazione, è anche isolamento. Ci si deve porre il problema di una autentica ecologia umana anche qui in termini di biodiversità, ponendo attenzione alle relazioni umane con la considerazione e il rispetto del contesto in cui si svolgono (incontro fecondo di culture in cui l’insieme non annulli le particolarità).

Bisogna coinvolgere gli esclusi nella costruzione del destino comune, rivitalizzare la democrazia dal basso, sviluppando dinamiche partecipative oltre i procedimenti logici della democrazia formale. Va riformato il lavoro promovendo un’autentica ecologia sociale; è indispensabile riconfigurare complessivamente il sistema del welfare. Invece predomina l’indifferenza globale, che anestetizza le coscienze e svuota il senso di responsabilità (questa rimane senza nome e senza volto). C’è poi la mistificazione linguistica che oscura la realtà. Così la corruzione è diventata fatto naturale di costume. La caratterizzano la complicità e l’inimicizia, anziché la fraternità e il senso autentico d’amicizia. Ne va dell’implosione del sistema.

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