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Lettera da Roma

VIVERE L’ESISTENZA

PAOLO CREMONESI - 16/01/2015

Mafia CapitaleHa proprio ragione Paolo Sorrentino, regista di “La grande bellezza”. Alla domanda se abbia mai pensato di girare un film su “Mafia capitale” ha risposto: “Anche il male per essere ‘interessante’ ha bisogno di una sua grandezza”.

Colpisce di questa inchiesta infatti, al di là dei giudizi sulla legittimità o no dell’accostamento alla mafia, la statura di alcuni protagonisti: ex detenuti, caldarrostari, autisti, piccoli nei loro cabotaggi che trovano in interlocutori amministrativi la stessa meschina lunghezza d’onda. Ci si svende per qualche migliaia di euro, magari sulla pelle di chi ne ha spesi altrettanto per raggiungere le nostre coste.

Aveva proprio ragione Pier Paolo Pasolini quando trent’anni fa indicava nel venire meno di un certo tipo d’uomo, nella sua crisi antropologica, la radice dei mali dell’Italia e quindi anche di Roma.

Dalle conversazioni di questi giorni sembra emergere tra le persone una rassegnazione di fondo (“Tutti sono corrotti”) accanto a una disillusa speranza che le necessarie correzioni sulle “storture” del sistema, da sole, producano i cambiamenti attesi.

È come se l’abbandono alla tensione di un bene comune camminasse di pari passo con l’abdicare a un leale e sincero amor proprio in nome di un diffuso nichilismo: “Non c’è risposta in questo mondo. Tutto è una fregatura. Chi può se ne approfitti”.

Tuttavia, quel desiderio di bene e di giustizia che, nonostante i fatti di cronaca, rimane desto e che nessun potere di turno, più o meno forte, può totalmente sradicare, ci fa gridare. Come si è domandato papa Francesco: “È forse strutturalmente impossibile all’uomo vivere all’altezza della propria natura?”.

Per questo ripetere come sento ogni giorno che “non cambierà mai nulla” non descrive tutta la realtà romana. Anche l’inchiesta “Mafia capitale” diventa così una grande sfida per ciascuno di noi. Perché ci spinge a cercare le ragioni per cui ci si svegli alla mattina, si lavora, si fa politica, si votano leggi e delibere, si parla coi colleghi, si fa una coda, si impagina un giornale.

Il male non è sempre solo da una parte e il bene dall’altra. Ogni giorno sono chiamato a scegliere. E voglia il cielo che solo una compagnia di amici cristiani in cui mi sono imbattuto mi tenga alla larga da certe tentazioni. Perché il male è anche dentro il mio cuore. La questione in gioco, allora, non sono solo gli altri ma il mio io. La domanda di persone che vivono l’esistenza all’altezza della loro umanità: da desiderare e da seguire.

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