Nel dicembre scorso abbiamo avuto tra i pazienti ricoverati nel mio reparto ospedaliero un noto clochard residente, si fa per dire, a Busto Arsizio e dintorni: il clochard, che chiameremo con nome di fantasia Amilcare, era stato ricoverato per una estesa ulcera alla gamba destra con sovrainfezione ed ampia esposizione di un tendine. Dopo circa tre settimane di terapia assidua, la lesione mostrava segni di miglioramento con comparsa di tessuto di rigenerazione, che iniziava a ricoprire anche il tendine.
In considerazione però della situazione disagiata in cui il paziente viveva, avevamo pensato di prolungare la degenza in una struttura di cure subacute, per avere così il tempo di consolidare in un ambiente protetto l’iniziale risposta riparativa. Ma Amilcare non ne voleva proprio sapere di essere trasferito in un altro luogo; inoltre negli ultimi giorni di degenza aveva preso il vezzo di allontanarsi dal reparto e di uscire dall’Ospedale riprendendo le sue abitudini di vagabondo. D’altra parte già in precedenza i servizi sociali del Comune e dell’Ospedale avevano cercato delle soluzioni adeguate per Amilcare, che aveva però sempre preferito ritornare alla sua vita di clochard.
Fui quindi costretto a malincuore a porre Amilcare davanti ad un aut-aut: o trasferimento o dimissione. Il paziente venne dimesso prima delle festività natalizie con un programma di medicazioni da eseguire presso il nostro ambulatorio di reparto.
La notte di Natale, tra il cenone e la Santa Messa, non potevo però fare a meno di pensare a lui: chissà dove avrà trovato riparo Amilcare per la notte e chissà in che condizioni verrà al controllo ambulatoriale. Ma il giorno prefissato Amilcare non si presentò e nemmeno il giorno seguente; che fare? Mi venne un’idea: forse la polizia mi avrebbe potuto aiutare a ritracciare Amilcare e così telefonai a Silvia, in servizio presso il Commissariato di Busto Arsizio, di cui conoscevo la spiccata sensibilità umana. Silvia, per le festività natalizie, era in vacanza presso i genitori, sull’Appennino romagnolo, ma ciononostante si mise subito a disposizione e contattò i suoi colleghi in servizio. Il giorno seguente Amilcare si presentò in ambulatorio accompagnato da Emilio, in veste di poliziotto-angelo custode: con nostra sorpresa, nonostante il ritardo rispetto al piano di cura, la lesione era ulteriormente migliorata. La settimana scorsa nuovo accesso in ambulatorio di Amilcare accompagnato dal suo angelo custode in divisa: anche questa volta il bollettino medico poteva registrare una progressione dei fenomeni riparativi; in premio per Amilcare pasto caldo e Tavernello.
A Dio piacendo continueremo così, con medicazioni settimanali, grazie alla preziosa collaborazione della Polizia di Stato del Commissariato di Busto Arsizio: singolare esempio di Assistenza (non) Domiciliare Integrata.
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